La Bahnhofstrasse torna a vivere
A Zurigo la Bahnhofstrasse torna a vivere. Dopo settimane di stop forzato i clienti tornano nelle boutique. Sui marciapiedi e nei tram si vedono persone di ogni età. E, chi con mascherina e chi no, i passanti tornano a sfoggiare le borse e i sacchetti dei negozi della famosa via dello shopping.
Entriamo da Grieder, noto negozio che dà su Paradeplatz. Davanti a noi una curata signora anziana si prende tutto il suo tempo mentre si fa strada in questo tempio del lusso. Teniamo le distanze mentre una commessa «velata» ci invita cordialmente (anche con gli occhi si può sorridere) a usare il disinfettante e a prendere una delle mascherine messe a disposizione. Tutti, tranne un cliente decisamente over 65 che notiamo nella sezione uomini, hanno naso e bocca coperti.
«Dalla riapertura circola più gente rispetto alla fase pre-lockdown, quando qui era un deserto», ci dice Paolo Pitton, il direttore per la Svizzera tedesca del gruppo Brunschwig, a cui fa capo il negozio. «La gente ora ha voglia di uscire. Di normalità». E di grandi brand, aggiungiamo noi. A inizio settimana in generale non si era registrato nessun grande assalto ai commerci. Ma foto scattate lunedì dall’agenzia Keystone mostrano una fila davanti a Chanel. In settimana la stessa scena si è riproposta davanti a Louis Vuitton. Nel weekend poi il popolo dello shopping è tornato a scatenarsi: code se ne sono viste anche davanti a Globus.
Se il plexiglas non è chic
Contrariamente ad altri punti vendita, Grieder ha rinunciato al plexiglass alle casse. «Non si addice al tipo di vendita o consulenza che qui viene fornito», spiega Pitton. Siamo da Grieder, non dal panettiere. «Tanto più che il tempo di permanenza alla cassa è breve». Minima anche la segnaletica per mantenere le distanze. «Penso che la gente abbia interiorizzato le norme di igiene e che vengano rispettate».
Ogni associazione di categoria ha elaborato un concetto di tutela dei clienti e del personale. Ci sono regole base raccomandate dalla Confederazione che i negozi possono inasprire, ma non allentare. Nella filiale di Basilea le autorità sono intervenute proprio per la mancanza di schermi fra commessi e clienti al momento del pagamento, afferma Pitton. Che aggiunge che fra i numerosi controlli nelle varie filiali del gruppo è stato l’unico in cui è stata trovata una carenza. Alla quale non è poi seguita nessuna sanzione. Come ci indica Jenni Dagmar, direttrice dell’associazione mantello Swiss Retail Federation, la regola da osservare è che ci siano due metri di distanza. «Se non è possibile mantenerli va prevista una soluzione tecnica alternativa».
Se un capo viene provato e non comprato cosa se ne fa? «Viene messo in quarantena e trattato con un liquido disinfettante», ci spiega Pitton. Fortunatamente, al momento, chi prova poi sembra anche acquistare, dice il direttore.
Se, sempre nella Bahnhofstrasse, grandi catene come Zara Home, Snipes o Cos stanno offrendo saldi, da Grieder si spera di poterlo fare solo più in là. Ma tutto dipenderà da come effettivamente evolveranno le cose nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. E dalla mano che si spera arrivi presto dalla politica per risolvere la scottante questione degli affitti dei locali commerciali.
Andare in cabina o no?
BIG è un altro famoso negozio della Bahnhofstrasse. La sua clientela è giovane e modaiola. «La riapertura va molto meglio di quanto mi aspettassi», ci dice Jean-Pierre Kuhn, CEO del gruppo di cui fa parte anche Modissa, altro negozio giusto dall’altra parte della strada. «Le vendite sono praticamente quelle che avevamo prima della crisi sanitaria» e, come da Grieder, «rispetto a prima si sono azzerati i casi in cui una cliente veniva solo a guardare la merce. Chi entra compra». E compra di più: il fatturato medio per cliente è aumentato. Va meno bene nel secondo negozio, Modissa appunto, ma anche qui va comunque «meglio del previsto».
Entrando da BIG facciamo la fila per disinfettarci le mani. In negozio troviamo parecchi clienti, ma ci si riesce a tenere a distanza. Segnali fluorescenti sul pavimento ci indicano quali sono le corsie per salire e scendere dalle scale. Davanti alle cabine si chiede alla clientela di usare di nuovo il disinfettante e di indossare una sorta di cappuccio traspirante che copre la testa, il viso e le spalle. Se si ha bisogno di entrare in contatto ravvicinato con le commesse, magari per una consulenza o per farsi aiutare a chiudere una cerniera sulla schiena si deve portare anche la mascherina. La reazione dei clienti «è interessante», ci dice quasi divertito Kuhn. Varia fra chi si oppone a qualsiasi restrizione imposta e chi «addirittura ringrazia per i provvedimenti presi». «Certo con tutte queste regole ci pensi bene prima di infilarti in cabina», ci fa notare una cliente. Poco importa, il virus dello shopping (e speriamo solo quello) è tornato.