La BNS farà prevalere il rafforzamento interno alla distribuzione di utili ai cantoni
Il nuovo presidente della direzione della Banca nazionale svizzera Martin Schlegel gela le speranze di chi accarezzava l'idea di una rapida ripresa delle elargizioni di utili a Confederazione e cantoni: la priorità è da dare ai fondi propri, afferma.
«Alla luce dei rischi di bilancio, il capitale proprio della BNS è al momento nettamente troppo basso e il suo rafforzamento deve dunque prevalere sulla distribuzione di utili», ha detto il 48.enne in un discorso tenuto oggi a un evento a Zurigo.
L'economista con studi a Zurigo e dottorato all'università di Basilea ha ricordato come l'istituto negli anni scorsi abbia fatto ricorso agli interventi sul mercato dei cambi, per combattere sia le deflazione che l'inflazione. «Una conseguenza rilevante degli acquisti di valuta estera resisi necessari negli anni successivi alla crisi finanziaria globale è stata l'espansione del bilancio della BNS, il che ha comportato ampie oscillazioni nei risultati di esercizio». Concretamente il bilancio si è attestato a 795 miliardi nel 2023: grosso modo è l'ordine di grandezza del prodotto interno lordo elvetico. I fondi propri ammontavano a 63 miliardi.
Come noto la BNS ha chiuso i conti in rosso sia nel 2022 (perdita di 133 miliardi) sia nel 2023 (3 miliardi). Non vi sono stati quindi versamenti ai cantoni e alla Confederazione: gli ultimi risalgono al 2021, quando erano stavi elargiti 6 miliardi. Quest'anno la situazione per la banca centrale appare migliore: nei primi nove mesi la BNS ha conseguito un utile di 62,5 miliardi, cosa che ha alimentato le speranze di coloro che vorrebbero tornare a vedere ripristinato il flusso di denaro verso le casse pubbliche.
«Nel confronto internazionale, l'economia elvetica ha conseguito buoni risultati negli ultimi decenni», ha proseguito Schlegel. «La BNS vi ha contribuito preservando la stabilità dei prezzi anche a fronte di significativi rischi deflazionistici e inflazionistici. In futuro, la BNS continuerà a contribuire a condizioni economiche favorevoli in Svizzera attraverso il mantenimento della stabilità dei prezzi», ha insistito il dirigente entrato in carica il primo ottobre.
Lo specialista ha ricordato che la BNS definisce la stabilità dei prezzi come incremento annuo dei prezzi al consumo compreso tra lo 0% e il 2% e che la banca mira a mantenere il rincaro entro questo intervallo, a medio termine. «Anche se vi sono stati casi in cui l'inflazione si è temporaneamente situata al di fuori dell'area di stabilità dei prezzi, essa è sempre rientrata in tempi relativamente brevi nell'intervallo definito», ha puntualizzato l'oratore. Rimane comunque il fatto che «la Svizzera, in quanto piccola economia aperta con una moneta rifugio, è fortemente influenzata dalle fluttuazioni dell'economia mondiale».