La testimonianza

La caduta fatale sulla Jungfrau: «Può capitare anche ad alpinisti esperti»

Marco Bomio, esperta guida alpina di Grindelwald, conosce bene la zona in cui due ticinesi, domenica, hanno purtroppo perso la vita
Giuliano Gasperi
08.04.2025 06:00

La discesa dalla parete sud della Jungfrau è stata fatale a due ticinesi: un uomo di cinquantotto anni e una donna di ventotto, quest’ultima domiciliata a Lucerna. La tragedia si è consumata domenica dopo che i due alpinisti, insieme a un altro uomo, avevano raggiunto i 4.158 metri della vetta e intrapreso la via del ritorno. Stavano scendendo in cordata verso la Rottalsattel, una sella a quota 3.883 metri dove in precedenza, durante la salita, avevano lasciato i loro sci.

Non ci sono mai arrivati: mentre percorrevano un tratto esposto, per cause ancora da definire, sono caduti scivolando per diversi metri lungo un nevaio e finendo contro le rocce sottostanti. Una persona è morta sul colpo e le altre due sono state trasportate in ospedale, ma per una non c’è stato niente da fare.

Allarmata domenica poco dopo mezzogiorno, la Polizia cantonale di Berna ha aperto un’inchiesta per chiarire l’accaduto sotto la direzione della procura regionale dell’Oberland. Sul luogo del dramma, nel Comune di Lauterbrunnen, erano in servizio anche gli specialisti del Soccorso alpino svizzero, due elicotteri della Air-Glaciers e uno della Rega.

Le condizioni erano buone

Marco Bomio, esperta guida alpina di Grindelwald, quei pendii li conosce bene. «È difficile dire come siano andate le cose» premette dopo aver letto il comunicato della polizia bernese. «Ci sono diverse possibilità. Di sicuro, una caduta simile in quel punto può anche capitare ad alpinisti esperti», come lo erano le tre persone coinvolte, «e può essere che alla base non ci sia stato un loro errore, ma una circostanza o un evento sfortunati». La giornata in sé non presentava particolari fattori di rischio. «Le condizioni meteo erano ideali per tentate la salita» conclude Bomio. La testimonianza dell’uomo sopravvissuto, quando si sarà ripreso, potrà probabilmente aiutare a far luce su quanto è successo.

Ricordando quelle reclute

Bomio ci invia una serie di fotografie che mostrano il tratto in cui è avvenuta la caduta. I tre sono scivolati lungo il versante rivolto a ovest, verso il Rottalgletscher. La stessa zona, seppur con una dinamica diversa, era stata teatro di una tragedia nel luglio del 2007, quando a perdere la vita erano state sei reclute dell’esercito svizzero.

Il gruppo era diviso in due cordate e si trovava a una quota di circa tremilaottocento metri. Poco prima delle dieci del mattino, una slavina si era staccata dal versante travolgendo tutti i soldati e trascinandoli lungo il ripido pendio per diverse centinaia di metri. Giunti sul posto, i soccorsi non avevano potuto far altro che constatarne il decesso.

Nessuna valanga

Da noi contattata, la Polizia cantonale di Berna ha fatto sapere che dalle indagini sull’incidente di domenica non sono emerse prove di un distacco di neve dalla cresta sud della Jungfrau. L’autorità aggiunge che il percorso esatto seguito dagli alpinisti è anch’esso al centro di accertamenti. Solitamente, chi punta alla vetta parte dalla Mönchsjochhütte, una capanna che si trova all’estremità opposta del ghiacciaio sotto la Jungfrau. Dettagli.

Resta soprattutto il dolore per due vite spezzate. Qualcuno le ha ricordate così: «Siete state delle persone stupende e un meraviglioso esempio di amicizia, professionalità e unicità ».