La popolazione svizzera è sempre più connessa alla Rete
Secondo l’istituto di ricerca mediatico WEMF, il 94% della popolazione svizzera usa Internet. Praticamente la quasi totalità dei cittadini elvetici. Tuttavia, se un ampio accesso alle tecnologie, e conseguentemente alla Rete, non è mai un dato negativo, «il problema - interviene Eleonora Benecchi, docente ricercatrice all’USI -, non è rappresentato dalla tecnologia bensì dal modo in cui essa viene usata». Tant’è, riflette la docente che ha tra i suoi principali interessi di ricerca i consumi mediali delle giovani generazioni, «un coltello può essere uno strumento utilissimo e a volte vitale per la sopravvivenza, ma può anche diventare un’arma di offesa». E quindi non daremmo mai in mano un coltello a una persona che non lo ha mai visto o usato senza prima spiegargliene le funzioni, i rischi e le opportunità e senza accompagnarlo nel suo utilizzo, nel caso sia un minore. Dunque sarebbe auspicabile che lo stesso avvenga con i media digitali.
Il web degli over 65
Il WEMF comunica che tra questo ampio spicchio di popolazione che ha registrato oltre sette punti percentuali in più rispetto a dieci anni fa, il principale fattore di crescita è legato soprattutto agli «over 65»: il 77,6% utilizza Internet. «Per tornare all’esempio del coltello osserva Benecchi -, per supportare le diverse generazioni nell’utilizzo di Internet dobbiamo prima capire come le persone lo stanno già usando in contesti specifici e per questo servono ricerche mirate e naturalmente fondi adeguati». Ma le attività degli anziani con lo smartphone e il PC sono le più disparate. Tra le funzioni più sfruttate rientra l’accesso ai social network. Anche la consultazione delle notizie e del meteo hanno un ruolo importante. Non è da sottovalutare naturalmente la comunicazione: gran parte degli ultra 65.enni fa un uso abituale di applicazioni di chat, messaggistica e videochiamate.
Il cellulare ovunque
I giovani e giovanissimi sembrano essere a pieno titolo i leader del virtuale e del digitale. Benecchi, che con l’Università della Svizzera italiana collabora agli studi nazionali che indagano il rapporto tra i giovani e i media - MIKE (6-12 anni), JAMES (12-19 anni) e SWIPE (0-6 anni), di cui dal 2012 è responsabile per la Svizzera italiana , riferisce che «quasi tutti i giovani in Svizzera possiedono un cellulare e lo usano ogni giorno ». Infatti per i giovani lo smartphone è un dispositivo completo che viene usato in ogni ambito sociale e molto intensamente. Lo usano per intrattenersi, usando i social media, guardando serie TV in streaming o videogiocando, ma anche per informarsi, soprattutto attraverso portali video. «Ma non è finita qui», osserva la ricercatrice. «I giovani lo usano anche e soprattutto per comunicare con i coetanei e la famiglia, ad esempio tramite WhatsApp, che si conferma essere l’applicazione di messaggistica preferita, ma anche per strutturare la loro vita quotidiana usando strumenti come l’agenda o la sveglia». In questo contesto di usi e abitudini «tablet e computer hanno perso terreno, anche se li troviamo in quasi tutte le economie domestiche svizzere», spiega Benecchi.
Generazioni a confronto
Questo riflette tendenze internazionali che riguardano non solo le generazioni più giovani, dato che oggi il traffico Internet è soprattutto mobile. Infatti non si tratta di un fenomeno così recente visto che «si è cominciato a osservare già a partire dal 2015, ovvero in corrispondenza del boom dei social media e delle applicazioni mobili». E poi, ça va sans dire, «il periodo pandemico ha accelerato queste tendenze e oggi cominciamo a vederne gli sviluppi», conferma la docente. Tuttavia, strano a dirsi, nonostante i dati in crescita, attualmente «sono poche le ricerche scientifiche che guardano all’esperienza digitale degli over 65 in termini di opportunità e rischi». Però, continua Benecchi, «rispetto alla Svizzera sappiamo che per gli over 65 smartphone e tablet sono una risorsa importante per combattere la solitudine e un supporto per gestire la vita quotidiana ». A questo punto mancano ricerche che guardino all’esperienza digitale nel suo complesso e mettano in relazione e contrasto gli usi, le abitudini e le attitudini delle diverse generazioni. Infatti, è «solo reinserendo la persona, giovane o anziana che sia, nel suo contesto di vita e relazioni quotidiane che possiamo davvero capire l’impatto delle tecnologie quotidiane». Per questo, assieme ai colleghi dell’USI, spiega Benecchi, «stiamo sviluppando un progetto di ricerca che vuole studiare come le diverse generazioni usano i media digitali nel contesto quotidiano e in relazione le une alle altre, con particolare attenzione agli elementi che facilitano o ostacolano l’uso dei media digitali e alle competenze che sono necessarie o che si sviluppano in ambito digitale», conclude la ricercatrice dell’USI.