Locarno77

La proposta di Maja Hoffmann: «Cambiare date al Festival di Locarno»

La presidente della rassegna non esclude future rivoluzioni: «Agosto è un momento sfavorevole: i professionisti vogliono rilassarsi e non recarsi a Locarno»
©Chiara Zocchetti
Red. Ticino&Svizzera
04.08.2024 21:15

Nulla è scolpito nella pietra. Nemmeno le date del Locarno Film Festival. Maja Hoffmann, che fra pochi giorni vivrà la sua prima edizione da presidente della rassegna cinematografica, non esclude rivoluzioni. Dopo aver ripreso il testimone da Marco Solari, al timone per 23 anni, la collezionista d’arte ha presentato le sue prime visioni per il festival del futuro. A suo avviso, ci sono due strade che si possono intraprendere: «Restare dove siamo - il nostro programma è eccellente. Oppure andare avanti», afferma Hoffmann in un’intervista apparsa sul domenicale SonntagsBlick, che poi tiene a precisare: «In autunno ci sarà un workshop in cui valuteremo il festival. Nulla è scolpito nella pietra, valuteremo tutto. Posso anche immaginare un cambiamento di date».

Agosto, agli occhi della presidente, non rappresenta un mese ideale per organizzare un evento di tale portata nel panorama cinematografico. «Agosto è un momento sfavorevole. I professionisti vogliono rilassarsi e non recarsi a Locarno. E dobbiamo rendere Locarno un luogo più attrattivo e suscitare l’interesse degli “Studios” e delle agenzie».

Treni speciali

Nell’intervista al domenicale, Hoffmann tiene a sottolineare la bellezza della città sul Lago Maggiore. Un «luogo da sogno», ma «non facile da raggiungere» e che la 68.enne vuole e deve riscoprire: «È dal 1997 che non sono più davvero a Locarno». Il Festival ha bisogno «di migliori collegamenti con Milano, la Svizzera tedesca e la Romandia», afferma la presidente, ventilando l’ipotesi di proporre treni speciali in occasione della rassegna cinematografica.

Incalzata dal giornalista, la fondatrice e presidente della Fondazione LUMA non vuole neanche escludere la presenza di grandi artisti come Lady Gaga e David Guetta sulla Piazza Grande: «Lo posso immaginare. Spesso mi viene detto che è complicato. Io penso che invece dovremmo provare tutto».

In difesa di Palazzo Trevisan

Nell’intervista a tutto campo c’è anche spazio per la politica culturale in Svizzera e - parlando di stretta attualità - della questione di Palazzo Trevisan degli Ulivi a Venezia. Pro Helvetia, la Fondazione svizzera per la cultura, per motivi economici potrebbe cessare entro due anni (a partire dal 2026) le attività culturali nell’edificio che ospita anche la sede del Consolato Svizzero di Venezia. Pro Helvetia - con cui la stessa Hoffmann collabora - si trova in una fase di cambiamento, ma «sarebbe problematico» ritirarsi da Venezia, anche perché la Biennale, sottolinea la 68.enne, è il luogo in cui l’arte mondiale si incontra.

In questo articolo: