Il caso

La Romandia farà il pieno di benzina in Francia?

L'annuncio del governo francese di voler consentire la vendita in perdita di carburante potrebbe tradursi in sconti importanti sul pieno – Ma non tutti sono d'accordo
© Kendall Warner
Red. Online
21.09.2023 15:31

La Romandia è in fibrillazione. A giusta ragione, verrebbe da dire. Il motivo? Se il piano del governo francese – che intende imporre prezzi bassi alle pompe di benzina a partire da dicembre – dovesse funzionare, la benzina oltreconfine potrebbe scendere di 40 o 50 centesimi al litro. Il condizionale è d'obbligo, e vedremo perché. Attualmente, in Francia il costo medio di un litro di benzina è compreso fra 1,9 e 2 euro al litro. Più o meno come in Svizzera. Se dovesse entrare in vigore l'abbassamento di prezzo, per contro, potremmo assistere a un frontalierato del pieno. Dalla Romandia alle località francesi di frontiera, già. Grazie, appunto, alla differenza di prezzo. I risparmi potrebbero essere importanti, fino a 20 franchi per ogni pieno.

Riavvolgiamo il nastro: sabato, il governo francese ha annunciato un progetto di legge che autorizza la vendita di carburante «in perdita» per venire incontro agli automobilisti dell'Esagono, già confrontati a rincari importanti. Tradotto: siccome lo Stato non può ridurre le accise sulla benzina, che alimentano il bilancio pubblico, spetta alle aziende private farsi avanti. Con tutte le conseguenze del caso per colossi energetici come Total, Esso e Shell, per tacere delle principali catene di supermercati, secondo cui questo piano governativo rappresenta una distorsione della concorrenza molto problematica. 

Possiamo definire la vendita in perdita come «la rivendita di un prodotto al di sotto del suo prezzo di acquisto effettivo». Per prezzo d'acquisto effettivo, invece, si intende il prezzo unitario netto che appare sulla fattura d'acquisto, al quale aggiungiamo le imposte sulla cifra d'affari, le imposte specifiche relative a questa rivendita e il prezzo di trasporto.

Detto dei dubbi dei colossi energetici e dei supermercati, bisogna sottolineare altresì che la vendita in perdita, in Francia, è vietata dal 1963. Ora, per il carburante, lo Stato è disposto a fare un'eccezione. E a obbligare, di fatto, chi vende carburante ad adeguarsi. Per un breve periodo. Secondo il ministro dell'Economia e delle Finanze, Bruno Le Maire, il progetto di legge sarà esaminato dall'Assemblea Nazionale in ottobre e dovrebbe diventare effettivo a dicembre. Per sei mesi.

Lo stesso governo, ad ogni modo, ha ribadito che il prezzo della benzina non scenderà in maniera sensibile – ad esempio 1,40 euro al litro – in tutti i distributori di Francia. Tradotto per la Svizzera: non c'è alcuna garanzia di poter fare il pieno oltreconfine, da dicembre, a prezzi iper-vantaggiosi. A maggior ragione se Parigi dovesse limitare queste agevolazioni ai veicoli immatricolati in Francia.

Non solo, l'amministratore delegato di Total, fra gli altri, si è messo di traverso. Annunciando sin d'ora che la sua azienda si rifiuterà di mettere in moto «questa macchina infernale». Un esempio, ha detto, di dirigismo francese, al di là dell'obiettivo – nobile – di limitare l'inflazione in un momento critico di diminuzione del potere d'acquisto. I responsabili dei principali distributori, convocati presso il Ministero dell'Economia martedì, hanno respinto all'unanimità la rivendita di carburante in perdita. Il che potrebbe spingere il governo a privare delle licenze e dei sussidi per l'installazione di colonnine di ricarica elettrica chiunque si rifiutasse di applicare gli sconti.

Come direbbero i francesi, e i romandi, affaire à suivre.

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