Stupefacenti

«La Svizzera è sull'orlo di un escalation di violenza legata al traffico di cocaina»

Lo afferma Yanis Callandret, capo della Polizia giudiziaria federale e vicedirettore di fedpol, in un'intervista pubblicata oggi dalle testate del gruppo Tamedia: «A Ginevra abbiamo già assistito a sparatorie riconducibili a bande criminali e spaccio di droga»
©Chiara Zocchetti
Ats
19.04.2025 12:13

In Svizzera siamo sull'orlo di un'escalation di violenza legata al traffico di stupefacenti. Lo afferma Yanis Callandret, capo della Polizia giudiziaria federale e vicedirettore di fedpol, in un'intervista pubblicata oggi dalle testate del gruppo Tamedia.

«Non è una questione di tempo. A Ginevra abbiamo già assistito a sparatorie riconducibili a bande criminali e allo spaccio di droga», mette in guardia Callandret. A Grenoble, città francese distante poco più di un centinaio di chilometri dai confini elvetici, si sono registrate 50 sparatorie. Il rischio che questo genere di violenza si estenda con regolarità anche alle nostre latitudini è «enorme», sottolinea Callandret. «Paesi che fino a qualche anno fa godevano di una buona reputazione e apparivano tranquilli e sicuri, come ad esempio Belgio, Paesi Bassi e Svezia, sono ora in balia di sparatorie e regolamenti di conti, anche con esplosivi», puntualizza il vicedirettore di fedpol.

Per Callandret l'Europa si trova confrontata con una vera e propria escalation di violenza. «Non c'è motivo di pensare che la Svizzera verrà risparmiata dalla guerra della droga. Prima o poi succederà», afferma. Questo fenomeno è in parte riconducibile all'ondata di cocaina che sta attraversando l'Europa, spiega. «I gruppi criminali sono organizzati su scala internazionale. Il loro obiettivo, oltre al guadagno, è quello di affermarsi sul mercato e cercare di influenzare la politica». La criminalità organizzata non si limita agli stupefacenti, bensì si estende al traffico di esseri umani, alla prostituzione e alle truffe, continua il giurista 49.enne.

Ma allora, chi domina questo «mercato» in Svizzera? Secondo Callandret si contano diverse organizzazioni criminali attive nella Confederazione, «tra cui la 'Ndrangheta, ma anche organizzazioni serbe e albanesi, bande nigeriane e club motociclistici come gli Hells Angels», risponde l'ex procuratore ed ex membro della direzione presso il Ministero pubblico di Neuchâtel.

Si può parlare anche di una cooperazione internazionale tra queste organizzazioni. «Le bande criminali albanesi sono ad esempio direttamente coinvolte nella produzione e nel trasporto in Sud America. Mentre la mafia italiana finanzia il contrabbando», spiega ancora Callandret. «E per raggiungere i porti europei, si affidano all'associazione mafiosa nota come Mocro Maffia attiva nei Paesi Bassi e in Belgio, che costituisce la porta d'accesso al Vecchio Continente. La violenza si verifica di solito tra gruppi regionali di spacciatori che lottano per il loro territorio».

Come si spiega dunque questa possibile evoluzione in Svizzera? «Il consumo di cocaina nella Confederazione è raddoppiato negli ultimi dieci anni», sostiene capo della Polizia giudiziaria federale. «Non sono colpiti solo i centri urbani, ma anche piccoli comuni rurali». La cocaina è passata «dalla droga dei banchieri vent'anni fa alla la droga della società moderna» dichiara Callandret. «È una droga che si è democratizzata in termini di consumo e di uso», conclude.

Per quanto riguarda il temibile fentanyl - oppioide considerato da 20 a 40 volte più potente dell'eroina e che negli ultimi anni ha causato centinaia di migliaia di vittime negli Stati Uniti - il vicedirettore di fedpol assicura che al momento in Europa e in Svizzera non è praticamente presente. «Teniamo d'occhio molto da vicino ciò che accade in Nord America», poiché «prima o poi questo prodotto sbarcherà sul mercato elvetico», è convinto Callandret.