«Lasciare il Libano è difficile», ma la Svizzera non rimpatria
Lunedì 23 settembre. «La situazione in Libano è incerta e pericolosa. Si sconsiglia di recarvisi. Se vi trovate lì, lasciate il Paese con mezzi commerciali, se possibile. L'ambasciata a Beirut rimane aperta per un'assistenza limitata». Il messaggio è del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE).
Sono circa 1.200 i cittadini elvetici registrati all'ambasciata svizzera in Libano. Circa 90 persone erano inoltre registrate a inizio ottobre nell'applicazione Travel Admin per un soggiorno nella regione. Diversi Paesi stanno organizzando l'evacuazione dei propri cittadini. Non la Svizzera. Il DFAE non sta organizzando alcuna partenza. La decisione di andarsene deve essere presa volontariamente, a proprio rischio e pericolo e a proprie spese.
Anche a Beirut
Bene, ma lasciare il Libano non è per niente facile. Lo dimostrano alcune testimonianze raccolte dai media d'oltre Gottardo. Souraya, architetta trentenne, vive a Beirut con il marito e due figli piccoli. «Qui ormai è diventato terribile», ha raccontato alla SRF. «Ci sono esplosioni giorno e notte». La situazione è chiara: se vuole offrire un futuro sicuro ai suoi figli, deve lasciare il Paese. Il DFAE aveva invitato i cittadini a lasciare il Paese già nel mese di agosto, ma Souraya aveva deciso di attendere gli sviluppi. «Andarsene dalla propria casa non è mai facile. La vita in Libano non è mai stata perfetta, a volte non c'erano elettricità e acqua, ma sono sempre riuscita a cavarmela. Finora la sicurezza era garantita, soprattutto a Beirut». Ma le cose sono rapidamente cambiate. «Mio figlio ha da poco compiuto 3 anni. Quando mi domanda "cosa è tutto questo rumore fuori", gli rispondo che si tratta di una partita di calcio. Ma dentro di me so come stanno le cose. E, adesso, ho paura».
La giovane madre, i cui genitori hanno vissuto per oltre 30 anni tra i cantoni di Argovia e Zurigo, è nata in Svizzera ed è tornata in Libano con la famiglia quando aveva 10 anni. Nel 2006 è fuggita in Svizzera dopo l'invasione israeliana del Libano, per poi tornare qualche anno dopo. Ora, di fronte al pericolo imminente, è il momento di andare nuovamente nella sua «altra casa». Tuttavia, al momento non ci sono voli diretti. Una possibilità sarebbe quella di viaggiare attraverso la Turchia, arrivare a Cipro in nave e da lì volare in Svizzera. «Fuggiremo, anche senza l'aiuto di Berna», conclude.
«A rischio e spese della persona che lascia il Paese»
Alexandra vive nel canton Zurigo ed è molto preoccupata per la sorella Cora, volata in Libano (nella città di Zahlé, a circa un'ora e mezza di macchina da Beirut) per andare a fare visita alle due figlie e alla nipotina. «Siamo disperate: non riusciamo a farle tornare in Svizzera», ha raccontato a 20 Minuten. «Cora ha vissuto in Libano per oltre vent'anni. Ma questa volta la situazione è estremamente precaria. Mia sorella e le mie nipoti sono attualmente sane e salve, ma sono davvero spaventate a morte».
Rientrare in Svizzera, lo ripetono anche loro, è un'impresa. I voli previsti sono al completo e molti vengono cancellati. «Abbiamo contattato l'ambasciata svizzera, che ci ha consigliato di andare in barca fino a Cipro». Sono infine riuscite a prenotare un aereo, con partenza l'11 ottobre. «Ma non è detto che decollerà o che prima non accada qualcosa di grave». Alexandra è delusa dalla (non) assistenza fornita dalle autorità svizzere che, come detto, per il momento non hanno intenzione di rimpatriare i loro cittadini. «Sappiamo bene che il viaggio di mia sorella in Libano non è stata una scelta molto intelligente, in questo preciso momento. Ma non è mai facile quando si hanno figli che vivono lì. Se Germania e Regno Unito stanno evacuando i loro cittadini, non capisco perché non lo faccia anche la Svizzera».
Ma il DFAE ribadisce: «Si raccomanda alle persone di cittadinanza svizzera di lasciare il Paese con i loro propri mezzi, se ciò appare possibile e sicuro. Utilizzare i mezzi di trasporto commerciali disponibili. Per ulteriori informazioni rivolgersi alle compagnie aeree. Osservare le prescrizioni delle autorità locali e prendere le precauzioni necessarie. La decisione di lasciare il Libano è presa volontariamente, a rischio e spese della persona che lascia il Paese».
Il Dipartimento federale degli affari esteri invita ancora a «rimanere in contatto con i propri familiari e l’Ambasciata svizzera a Beirut e informarli della propria partenza. L'Ambasciata è aperta e continua a fornire i suoi servizi abituali. Le persone di cittadinanza svizzera che decidono di restare nel Paese o di viaggiare nel Libano nonostante la raccomandazione del DFAE, devono tuttavia essere consapevoli che, nel caso di un peggioramento della situazione di sicurezza, la Svizzera potrà fornire solo servizi limitati o addirittura nulli, e avrà anche limitate possibilità di prestare soccorso in caso d'emergenza. Tenersi aggiornati sull'evoluzione della situazione. Evitare manifestazioni e assembramenti di qualsiasi tipo e attenersi alle disposizioni delle autorità locali. Limitare i viaggi all’interno del Paese al minimo indispensabile e chiarire precedentemente lo stato della sicurezza. Le persone di cittadinanza svizzera che hanno bisogno di assistenza possono rivolgersi all'Ambasciata o alla Helpline del DFAE. Si prega di informare uno di questi uffici quando si lascia il Paese».