Lavorare 35 ore e non 41: un’iniziativa nell’aria

Lavorare 35 ore alla settimana al posto delle attuali 41? Potrebbe essere tema di votazione popolare. Il sindacato UNIA sta valutando se proporre la soluzione in un’iniziativa. Gli svizzeri lavorano di norma 41 ore alla settimana (su un massimo di 50 ore previste dall a legge). Cifre alla mano, l’orario medio settimanale degli occupati a tempo pieno nel nostro Paese è di 38,2 ore. A dirlo sono i dati del 2020 forniti dall’Ufficio federale di statistica. Questo mentre in Paesi come l’Islanda e la Francia chi è impiegato a tempo pieno lavora 35 ore.
La questione sta da tempo a cuore di chi si batte per i diritti dei lavoratori. Ed è uno dei quattro grandi temi che saranno discussi sabato nel corso del congresso di UNIA organizzato a Bienne: protezione contro il licenziamento, ristrutturazione ecosociale e garanzia di impiego e , appunto, riduzione dell’orario lavorativo. «Nel corso dell’evento, i delegati UNIA decideranno se lanciare un progetto di iniziativa popolare su uno dei quattro temi. E se sì, quale», spiega Philipp Zimmermann, portavoce del sindacato. A tale scopo verranno elaborati quattro documenti di sintesi in cui verranno presentate le posizioni di UNIA.
Il modello belga non piace
In un’intervista pubblicata sul giornale di UNIA «Work», la presidente del sindacato Vania Alleva ha affermato: «Abbiamo bisogno di una migliore distribuzione del lavoro. Non è accettabile che alcune persone debbano lottare fino ad ammalarsi mentre altre non riescono a trovare un lavoro. Anche il rapporto tra lavoro retribuito e lavoro di cura non pagato deve essere migliorato. Per questo, sono indispensabili orari di lavoro più brevi per tutti».
Ma abbreviare la settimana vuol dire automaticamente alleggerirla ai lavoratori? «Di sicuro – afferma Zimmermann – UNIA non proporrebbe né una generalizzazione del lavoro a tempo parziale, dove meno ore significano meno salario, né un modello come quello con il quale si sta sperimentando in Belgio, con una settimana di quattro giorni lavorativi, ma con lo stesso numero di ore di una settimana da cinque giorni». Quale sia l’approccio migliore sarà tema di discussione sabato. In ogni caso una possibile proposta di modifica della Costituzione dovrebbe passare al vaglio dell’Unione sindacale svizzera (USS), aggiunge Zimmermann.
Non sarebbe la prima votazione popolare su una riduzione dell’onere lavorativo settimanale. Nel 1976 l’iniziativa (non appoggiata dall’USS) per l’«Introduzione della settimana lavorativa di 40 ore» venne bocciata alle urne con il 78% di voti contrari. Nel 1988 anche i sindacati proposero un modello di 40 ore:_anche in quell’occasione, però, il popolo lo rifiutò (con il 66% di no). Nel 2002 l’USS ci ritentò con una settimana lavorativa di 36 ore. Niente da fare: gli svizzeri bocciarono anche questa proposta con il 75% di voti contrari.
Governo scettico
Intanto anche alle Camere c’è chi suggerisce un cambiamento di modello. A dicembre la socialista Tamara Funiciello (BE), ha depositato una mozione che chiede al Governo di «prendere misure appropriate per ridurre entro 10 anni la settimana lavorativa a un massimo di 35 ore settimanali con una piena compensazione salariale per i lavoratori a basso e medio reddito». Il 40% degli uomini e il 30% delle donne vorrebbero lavorare meno, ricorda la deputata. Il 25% di loro soffre di stress. «Viceversa, il 16% dei lavoratori (per lo più donne) lavora meno di quanto vorrebbe a dimostrazione di quanto in Svizzera l’onere lavorativo sia distribuito in modo inefficiente». Nella sua risposta, il Consiglio federale si dice scettico:_difficile applicare la mozione, che pone problemi di efficienza economica. Con l’aumento dei tempi parziali, scrive l’Esecutivo, le ore lavorative settimanali in media sono comunque man mano diminuite.