Animali

Le corna continuano a tenere banco

Dopo il no popolare all’Iniziativa per vacche con le corna, arriva il divieto di decornazione per le capre
Presto vedremo solo capre «intatte» o, eventualmente, senza corna dalla nascita? (Foto Archivio CdT)
Anna Riva
28.12.2018 06:00

A volte ritornano. Una verità che trova l’ennesima conferma anche in questo caso, in un tema che per qualcuno ha del folcloristico, per altri invece significa tutto: la decornazione degli animali da reddito. Non si tratta, beninteso, di masochistico accanimento: le differenze tra quanto richiesto dall’Iniziativa per vacche con le corna, naufragata alle urne il 25 novembre scorso, e la mozione della consigliera nazionale Irène Kälin (Verdi/AG) sono diverse. La prima: la seconda mira a tutelare esclusivamente capre e capretti (mentre la proposta del contadino Armin Capaul era di natura onnicomprensiva, benché il dibattito pubblico che l’ha accompagnata si sia per una ragione o per l’altra focalizzato sulle mucche). La seconda: la deputata argoviese è tassativa nella richiesta di un divieto di decornazione (e si distingue così dalla ben più moderata iniziativa popolare, che si limitava a proporre incentivi di natura economica per gli allevatori che non fossero ricorsi ad una pratica le cui conseguenze, di qualsivoglia tipo, sono ancora oggi controverse).

Intervento «delicato»

Sia come sia, sta di fatto che capre, corna e stalle sono destinate a farci compagnia anche il prossimo anno. Una compagnia gradita a qualcuno, nella fattispecie la Società delle veterinarie e dei veterinari svizzeri, e meno simpatica per altri, in questo caso la Federazione svizzera d’allevamento caprino. D’altro canto, la mozione Kälin, depositata nelle scorse settimane, non dà adito a equivoci: «Il Consiglio federale è incaricato di proibire la decornazione di capre/capretti», si legge nel testo. Secondo la consigliera nazionale, la decornazione di questo tipo di animali è un intervento «delicato», «non necessario» e che fa del male agli animali che lo subiscono. Intervento che «può essere proibito senza conseguenze negative per i proprietari o per gli animali». La deputata ricorda che oggi è possibile, a livello di progettazione di stalla, tenere capre dotate di corna mettendo in conto un rischio di lesione minimale, e sottolinea che la decornazione di questo genere di animale è molto più impegnativa di quella del vitello, ad esempio: le bestie devono essere molto giovani ed è necessaria un’anestesia generale, di difficile esecuzione. Inoltre il cervello di questi animali si trova direttamente al di sotto della scatola cranica: una caratteristica che può portare a lesioni durante la cauterizzazione delle corna. A partire dal 2008, con la revisione della legge sulla protezione degli animali, gli allevatori possono praticare essi stessi la decornazione se dotati delle adeguate competenze. Secondo uno studio dell’Università di Berna, in quasi due terzi delle decornazioni praticate dagli allevatori l’anestesia si è rivelata essere insufficiente, scrive ancora la deputata nel suo atto parlamentare, non ancora trattato dal Consiglio nazionale.

Pratica «problematica»

Che ritornare sulla questione «corna» non sia ridondante né insensato lo dimostrano le vivaci reazioni degli addetti ai lavori. La deputata ecologista può infatti fregiarsi del plauso dei veterinari svizzeri, che in una nota stampa giudicano «molto problematica» la decornazione dal punto di vista del benessere dell’animale. L’associazione sostiene da anni il divieto di tale pratica. Gli specialisti dicono inoltre di essere favorevoli ad un allevamento di capre con le corna adeguato alla specie, con spazio a sufficienza e strutture adeguate.

Di tutt’altro parere invece la Federazione svizzera d’allevamento caprino, che in un comunicato evidenzia come la decornazione dei capretti protegga da ferite dolorose – ferite che si infliggono gli animali stessi, reciprocamente, e che in parte possono avere esito letale. Un divieto di decornazione metterebbe a repentaglio l’esistenza di numerose aziende di allevamento di capre da latte in Svizzera. Gli elevati costi veterinari e le morti degli animali feriti non possono essere sopportati al giorno d’oggi, con le pressioni a cui è già soggetta l’agricoltura e la legge sulla protezione degli animali, considerata «la più severa d’Europa». La Federazione si adopera piuttosto affinché la decornazione, con l’anestesia e il contenimento del dolore postoperatorio, venga ulteriormente ottimizzata rispettando le nozioni scientifiche più recenti.