«L'Occidente è ipocrita: decide sanzioni, poi fa affari con la Russia nell'ombra»
Il presidente della direzione di Swatch Nicolas Hayek critica come «ipocrita» il comportamento dell'Occidente nei confronti della Russia, accusato di decidere sanzioni per poi continuare a fare affari nell'ombra. A suo dire la Svizzera ha inoltre assunto una posizione che non le permetterà più di svolgere alcun ruolo diplomatico nel conflitto.
In una lunga intervista al SonntagsBlick, Hayek affronta innanzitutto le domande sul suo gruppo orologiero, respingendo le critiche di quegli analisti che vedono Swatch non sufficientemente presente nel campo degli orologi di lusso. «Al contrario, sono gli altri fabbricanti che non si accorgono che vi sono anche altri segmenti di prezzo», argomenta facendo riferimento al successo di modelli recenti quali Moonswatch e Scuba Fifty Fathoms.
«L'industria orologiera elvetica ha già fatto negli anni 70 l'errore di concentrarsi solo sui segmenti più cari, ed è entrata in una grave crisi. Allora Swatch portò il cambiamento per l'intero ramo. Pochi marchi di lusso, per quanto grandi, non fanno da soli l'industria orologiera. Non dovremmo produrre per le élite, bensì per tutti».
«L'importante è che la Svizzera mantenga la sua forza industriale», prosegue il 68enne. «L'industria, le imprese grandi, medie e piccole, garantiscono una parte importante della pace sociale nel paese: non a Zurigo e a Zugo, dove hanno sede le banche e le multinazionali. I prodotti made in Switzerland creano identità. Quando questi articoli nel corso del tempo scompaiono - anche a causa dell'avidità delle borse che anelano a sempre maggiori profitti - non è buono. Gli industriali in Svizzera sono sempre stati pragmatici. Abbiamo sempre potuto discutere, perché siamo meno ideologizzati di quanto lo siano per esempio i francesi o i tedeschi. Dobbiamo renderci conto di quanto questa aspetto sia prezioso».
«Mi sembra che il mondo intero agisca oggi solo in modo ideologico», insiste Hayek. «Prendiamo ad esempio la guerra in Ucraina: tutti vogliamo che questo conflitto finisca, ogni giorno muoiono degli esseri umani, è uguale da che parte. Un tempo si sarebbe cercato dietro le quinte una soluzione diplomatica. Oggi non lo si può più fare, perché altrimenti si viene accusati di tradire la libertà e la democrazia. Dappertutto si alza il dito in modo moralistico: in politica, nella società, ovunque. Questo ci rende meno liberi. Il progresso ha bisogno di soluzioni pragmatiche. Crede che serva a qualcuno qualcosa se la ministra degli esteri tedesca dica che Xi Jinping è un dittatore?».
Secondo il Ceo di Swatch l'Occidente «è ipocrita, lo si vede con le sanzioni contro la Russia: le si decide e poi dietro si continuano a fare affari». Gli americani ne approfittano perché adesso possono fornire gas all'Europa. «Si possono introdurre sanzioni, non c'è problema: ma servono solo se tutti partecipano, altrimenti sono solo parole».
In questo gioco Berna non sta operando al meglio. «La forza della Svizzera era sempre stata quella di essere affidabile e di cercare soluzioni di pace. Non siamo mai stati sospettati di perseguire solo i nostri interessi. Possiamo anche decidere sanzioni, è compatibile con la neutralità: ma dobbiamo farlo in modo credibile e indipendente.
«La Svizzera non può più avere alcun ruolo positivo nel conflitto», si dice convinto l'intervistato. «Il paese è impegnato a difendersi dagli attacchi di Europa e Stati Uniti, che ci considerano approfittatori. Vogliono sfruttare la cattiva coscienza e noi siamo sulla difensiva. Non possiamo sviluppare alcuna iniziativa credibile», sostiene. «E sì che non abbiamo nulla di cui scusarci».
Hayek prende posizione anche su Credit Suisse (CS). «Trovo giusto che alla fine UBS abbia rilevato CS. L'istituto, con questa dirigenza debole, sarebbe stato vittima degli speculatori. Positivo è inoltre il fatto che sia tornato Sergio Ermotti: è svizzero e capisce la nostra cultura».
L'imprenditore si rammarica però del fatto che l'entità elvetica di CS sparisca completamente. «UBS avrebbe potuto tenere il 30-40% e anche gruppi elvetici come AMAG, Schindler, Ems, Stadler, Lindt & Sprüngli e Swatch avrebbero potuto partecipare, nel senso di: 'Ok, prenderemo una quota del 5, 6, 7%': tutti insieme».
«Questo avrebbe creato molta fiducia e simpatia presso l'opinione pubblica svizzera. UBS avrebbe guadagnato con lo sbarco in borsa, ma avrebbe comunque avuto una banca non minacciosa che avrebbe potuto controllare». Invece con la decisione di abbandonare il marchio Credit Suisse, UBS ha aperto le porte a operatori stranieri, teme Hayek.
Manager con un passato anche cinematografico (ha fra l'altro diretto e prodotto un film con Peter Fonda), Georges Nicolas Hayek - questo il nome completo - è figlio del fondatore di Swatch, Nicolas Hayek (1928-2010). Seppur quotato in borsa, il gruppo è saldamente in mano alla famiglia con origini libanesi: la sorella di Nick, Nayla Hayek, è dal 2010 presidente del consiglio di amministrazione.
Quale imprenditore Hayek è noto fra l'altro per aver avuto un rapporto tutt'altro che idilliaco con il mondo della finanza, analogamente peraltro al padre. Anche nei confronti di Economiesuisse si è espresso in passato in modo critico e in materia di relazione con l'Ue ha auspicato maggiore fermezza da parte della Svizzera: non lasciamoci ricattare, aveva detto per quanto riguarda l'accordo quadro. Nel marzo 2020, quando la paura del coronavirus faceva novanta, aveva affermato che l'epidemia non era la fine del mondo e si era rifiutato di parlare di riduzione di impieghi: «abbiamo bisogno del personale, quando vi sarà la ripresa, e questa arriverà», aveva detto.