Politica

L'UDC chiede di sospendere le domande d'asilo dei siriani

Piero Marchesi porta all'attenzione del Consiglio federale la decisione della Germania – La SEM: «Le conseguenze del cambiamento dei rapporti di forza nel Paese sulle procedure di asilo in Svizzera non sono ancora prevedibili»
© CdT/ Chiara Zocchetti
Jenny Covelli
09.12.2024 16:03

«Sfollati di tutto il mondo, la Siria libera vi attende», è il messaggio lanciato su X da uno dei principali comandanti dei ribelli siriani, Hasan Abdul Ghani. Germania, Austria, Grecia, Danimarca e Norvegia hanno annunciato che sospenderanno l'esame delle domande di asilo dei rifugiati siriani. Un portavoce della Commissione europea ha dal canto suo dichiarato che «al momento è prematuro valutare gli effetti sulla dimensione migratoria, nonostante i rifugiati siriani sognino da 10 anni di poter tornare nel loro Paese. Ci sono elementi che fanno ben sperare, ma il rientro o meno nel Paese è una decisione individuale. Per ora giudichiamo che non ci siano le condizioni per rimpatri sicuri e dignitosi in Siria».

E in Svizzera? Una manifestazione spontanea è andata in scena, ieri, sulla piazza della stazione di Berna. Siamo «felicissimi» per la caduta del leader Bashar al-Assad, ha dichiarato Therese Junker, copresidente dell'associazione Siria-Svizzera, fondata nel 2019 per l'integrazione delle persone fuggite dal loro Paese e rifugiatesi nella Confederazione. «Alcuni si chiedono già cosa significhi la fine di al-Assad per il loro statuto in Svizzera. Nonostante la gioia, nessuno sa come si svilupperà la situazione politica. Si spera che rimanga pacifica». A Ginevra, numerosi siriani si sono riuniti davanti alla sede europea delle Nazioni Unite.

Secondo i dati dell'Ufficio federale di statistica (UST), alla fine del 2023 vivevano in Svizzera circa 28.000 cittadini siriani, di cui 22.000 con permesso di domicilio o di soggiorno. Il tasso di protezione in Svizzera supera l'80%. Dall'inizio della guerra civile, la Siria è uno dei principali Paesi di provenienza dei richiedenti l'asilo. La Segreteria di Stato per la migrazione (SEM) ha sottolineato che le conseguenze del cambiamento dei rapporti di forza in Siria sulle procedure di asilo in Svizzera non sono ancora prevedibili. Secondo la SEM, i siriani che desiderano tornare nel loro Paese osserveranno prima di tutto l'evoluzione della situazione sul posto. E ci vorranno diverse settimane, o addirittura mesi, perché la nuova struttura e la sua stabilità prendano forma.

Elham Manea, professoressa all'università di Zurigo e specialista del Medio Oriente, ha spiegato al Blick che «la situazione attuale non significa molto per i rifugiati siriani nella Confederazione. È ancora troppo presto per prevedere come evolverà la situazione in Siria e se ciò possa aprire prospettive di rientro a lungo termine. Molto dipenderà da quanto sarà stabile l'ordine postbellico e se la situazione politica e di sicurezza consentirà un ritorno. Resta da vedere se l'HTS (il gruppo islamista Haiat Tahrir al-Sham) creerà stabilità o se sorgeranno conflitti interni, come in Libia. Fino ad allora, si tratta di aspettare e osservare gli ulteriori sviluppi».

L'UDC si è già mossa

L'UDC ha deciso di portare la questione a Palazzo federale. «La fine del regime di Assad è uno sviluppo positivo. Il motivo delle grandi ondate di rifugiati dalla Siria non esiste più», ha dichiarato il consigliere nazionale Pascal Schmid, fra l'altro responsabile del dossier asilo in seno al partito. Il turgoviese si aspetta quindi movimenti di rientro su larga scala: «I rifugiati e le persone ammesse temporaneamente dalla Siria devono tornare nel loro Paese d'origine. Chiunque sia un "vero rifugiato" vorrà tornare per contribuire alla ricostruzione del Paese devastato dalla guerra». La Svizzera dovrebbe sostenere attivamente e premiare il rientro immediato, sottolinea Schmid, secondo il quale la SEM dovrebbe rivalutare al più presto la situazione e adattare la prassi sull'asilo per le persone provenienti dalla Siria.

«Anche l'UDC chiede un divieto immediato di asilo per i siriani», scrive su X il consigliere nazionale Thomas Aeschi, riprendendo la decisione del ministero dell'Interno tedesco. «I motivi per la concessione dell'asilo non sono più validi».

Il consigliere nazionale Piero Marchesi ha depositato oggi una domanda in tal senso: «Considerando che l'Ufficio federale per l'immigrazione e i rifugiati (Bamf) in Germania ha deciso di sospendere la valutazione di tutte le domande di asilo presentate da rifugiati siriani, motivando questa decisione con la difficoltà di prevedere l'evoluzione della situazione politica in Siria, chiedo al Consiglio federale: intende anch'esso adottare questa prassi? Se no, non ritiene che così facendo apriremo le porte sempre più a finti richiedenti l'asilo provenienti dalla Siria?».

L'UDC chiede al «ministro dell'asilo» Beat Jans di «intervenire immediatamente»: «Qualsiasi nuovo movimento di fuga dalla Siria deve essere assorbito innanzitutto dai Paesi arabi confinanti. Non è accettabile che i migranti in cerca di asilo attraversino una mezza dozzina di Paesi terzi sicuri per cercare asilo nei Paesi europei». Quindi, le richieste a Berna sui cittadini siriani: «Stop immediato alle decisioni sulle domande di asilo dei siriani; nessuna nuova procedura di asilo per i siriani; nessuna ammissione temporanea per i migranti siriani che chiedono asilo; nessuna ammissione di sostenitori e approfittatori del regime che ora arrivano in Europa e in Svizzera attraverso la via dell'asilo; i rifugiati e le persone ammesse temporaneamente dalla Siria devono tornare nel loro paese d'origine: il motivo della loro ammissione è venuto meno; come primo passo, la Svizzera dovrebbe sostenere il ritorno volontario in Siria. In un secondo momento deve essere imposto il rimpatrio forzato».

Il consigliere nazionale Lorenzo Quadri (Lega-UDC) dal canto suo ha inoltrato un'interpellanza al Consiglio federale sul tema. 

740 milioni di franchi dal 2011

Oggi, rispondendo a un quesito del consigliere nazionale socialista Fabian Molina durante l'Ora delle domande, il capo del DFAE Ignazio Cassis ha spiegato che dallo scoppio della guerra in Siria, nel 2011, la Svizzera ha investito 740 milioni di franchi nel Paese. «Soldi che provengono dalla linea già decisa sull'aiuto umanitario». La Svizzera non dispone di rappresentanze in Siria dal 2012, è presente unicamente con un Ufficio umanitario. La Confederazione, ha precisato Cassis, appoggia il processo di pace politico. Il Consiglio federale discuterà venerdì della «nuova situazione» venutasi a creare con la caduta del regime di Bashar al-Assad. «Faremo il punto della situazione, discuteremo di quali sono le prospettive per le prossime settimane. Rimarremo sulla nostra via per quanto riguarda l'aiuto umanitario, ma ci chineremo anche sul punto di vista diplomatico».

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