Il caso

Migros raddoppia i profitti, «ma il personale non festeggia»

È quanto sostiene Unia, che invita il colosso del commercio al dettaglio ad assumersi la sua responsabilità sociale attraverso «misure concrete anziché trovate pubblicitarie»
© KEYSTONE/Georgios Kefalas
Ats
25.03.2025 14:13

Migros raddoppia gli utili, ma il personale ha ben poco da festeggiare: lo sostiene Unia, che invita il colosso del commercio al dettaglio ad assumersi la sua responsabilità sociale attraverso «misure concrete anziché trovate pubblicitarie».

Nelle filiali regnano pressione, incertezza e frustrazione, scrive in un comunicato il sindacato, nel giorno della pubblicazione dei conti 2024 dell'impresa, chiusisi con un risultato positivo netto di 419 milioni di franchi (175 milioni nell'esercizio precedente). «Le condizioni di lavoro nei negozi peggiorano, ritmi di lavoro serrati e obiettivi irraggiungibili sono all'ordine del giorno»

Circa 1600 posti di lavoro sono stati tagliati. Mercati specializzati come Melectronics, SportX e Micasa sono stati venduti, molti dipendenti licenziati, «provocando frustrazione e incertezza, anche tra il personale rimasto», prosegue Unia, che parla di una «concorrenza sempre maggiore, un numero crescente di casi di burnout e un'insufficiente protezione della salute».

«L'atmosfera nei team è tesa, molti non si sentono trattati con rispetto: il divario tra l'immagine che Migros vuole trasmettere e la realtà si allarga sempre di più», sostiene Leena Schmitter, dirigente sindacale, citata nella nota. «Invece di un ringraziamento simbolico le collaboratrici e i collaboratori vorrebbero miglioramenti concreti», le fa eco Anne Rubin, a sua volta sindacalista, facendo riferimento alla campagna «Grazie» della cooperativa in occasione dei 100 anni di esistenza. «Non sono più disposti a pagare il prezzo per i gravi errori strategici commessi dai vertici aziendali».

Unia avanza cinque rivendicazioni concrete: in primo luogo stop al sovraccarico di lavoro e alle continue modifiche dei piani di impiego; secondariamente no a ulteriori licenziamenti; terzo, aumenti salariali per tenere il passo con la progressione del costo della vita; quarto, orari di lavoro equi, invece di flessibilità continua; e, infine, maggiore partecipazione sindacale.