Militare o protezione civile? Servizio civico per tutti

Il 1. agosto Service Citoyen lancia l’iniziativa «Per un servizio civico - Per una Svizzera impegnata». Si tratta di un doppio passo storico, scrive l’associazione: dare «espressione concreta all’uguaglianza di genere nel servizio per la comunità» e riconoscere l’equivalenza fra servizio militare e altre forme di servizio di milizia. Ecco i dettagli.
1 Cosa propone l’iniziativa?
L’iniziativa chiede che tutti - uomini e donne - prestino, almeno una volta nella vita, servizio di milizia a favore della collettività e dell’ambiente. In seno all’esercito, nell’ambito del servizio civile o della protezione civile. L’obiettivo dell’iniziativa, secondo l’associazione Service Citoyen, è quello di «trovare soluzioni alle nuove sfide», in particolare «la salute» e «il clima». Ma anche promuovere l’uguaglianza di genere. «La Svizzera passerebbe da un obbligo di servizio militare e maschile a un impegno di milizia per tutti». Il progetto apre anche la porta al coinvolgimento di persone senza nazionalità svizzera, tranne nel contesto militare.
2 Chi entrerà nell’esercito e chi si dedicherà al servizio civile o alla protezione civile?
Il testo dell’iniziativa sembra lasciare la scelta aperta. I promotori vorrebbero che la durata dei vari servizi fosse equivalente. In ogni caso una disposizione prevede che l’effettivo necessario per far fronte a eventuali crisi, in particolare nell’esercito e nella protezione civile, sia garantito. Le altre regole di principio già esistenti, come la compensazione della perdita di reddito, rimangono invariate.
3 Di chi è composto il comitato d’iniziativa?
Il comitato d’iniziativa è attualmente composto da 23 membri «con un ricco background di milizia». Sono tutte persone sotto i 40 anni d’età, legate a tutti i colori politici e provenienti da tutte le regioni del Paese, tutti i gruppi linguistici e tutte le classi sociali.
4 Qual è il contesto in cui viene lanciata l’iniziativa?
Da un lato c’è la volontà della titolare del Dipartimento della difesa Viola Amherd di aumentare la quota di presenza femminile nell’esercito al 10% entro il 2030 (quando attualmente è dell’1% circa). Questo fa infatti fatica a trovare nuove leve. Fra 10 anni, secondo le stime, mancheranno da 20 mila a 30 mila soldati. Il Dipartimento della difesa sta ora esaminando quattro varianti del servizio obbligatorio, di cui tre prevedono la leva anche per le donne. Tutto questo si accompagna alla lotta in corso per la parità di genere.
5 Chi sostiene questa iniziativa?
Fra i sostenitori figurano il consigliere agli Stati Charles Juillard (Centro/JU), i consiglieri nazionali del PVL Roland Fischer (LU) e Beat Flach (AG), il consigliere nazionale socialista Mathias Reynard (VS), ma anche membri dei Verdi, dell’UDC e del PLR. Fra i partner del comitato d’iniziativa si elencano Parlamenti giovanili e giovani sezioni di partiti di centro.
6 Ci sono già delle critiche?
Stefan Holenstein, presidente della Società svizzera degli ufficiali, si è già detto scettico, anche se riconosce che la proposta include «punti utili e degni di riflessione», come spiegato recentemente in un articolo di «Le Temps». A lungo termine, per Holenstein è necessario però che si introduca un servizio obbligatorio per le donne. «Dubitiamo che se lasciassimo a loro la scelta, saremmo in grado di garantire il numero di soldati necessari», ha affermato. L’aumento di civilisti potrebbe poi porre un problema sul lato del diritto del lavoro. Solitamente sul fronte opposto, questa volta non è convinto dell’iniziativa nemmeno il Gruppo per una Svizzera senza esercito, che legge nel testo il rafforzamento dell’idea che il servizio militare sia necessario.