La storia

«Mollo tutto e mi compro un food truck»

I ticinesi Giuseppe Moranda e Mirko Lupatini, dopo percorsi accademici importanti, ora deliziano i palati di Zurigo con le loro proposte vegane
Il team di «Veganitas» in posa.
Rocco Leonardi
30.01.2021 16:36

L’estro per sognare un’avventura, il coraggio di buttarcisi a capofitto: Giuseppe Moranda e Mirko Lupatini, queste qualità, le hanno negli occhi. Occhi di ticinesi che, dopo percorsi accademici importanti, si stanno costruendo una nuova vita, un futuro a portata di cuore. Li incontriamo vicino al loro food truck, posteggiato per l’occasione sotto l’Hardbrücke di Zurigo, crocevia di operosità e slanci culturali che ben condensa l’anima della città sulla Limmat. Immersi nella preparazione dei loro panini rigorosamente vegani, i due trentenni del locarnese hanno poco tempo da dedicarci. Quanto basta, però, per rimanere scottati dal fuoco della loro passione. A raccontarci come è nato «Veganitas», il progetto di cucina vegana errante che vuole avvicinare il vasto pubblico a un’esperienza culinaria eticamente corretta, è chi per primo ci ha creduto davvero. Laureato in ingegneria civile, Giuseppe riavvolge il nastro di una maturazione personale: «Nel 2017 ho sviluppato la consapevolezza di voler passare allo stile di vita vegano. La rinuncia ad alimenti di origine animale è stata un toccasana, soprattutto per la mia coscienza. Ben presto mi sono tuttavia accorto che non era per nulla facile reperire alternative valide ai prodotti accantonati. Ecco perché ha preso forma l’idea di lanciare qualcosa che potesse colmare questo vuoto».

Idee e realtà

Tra idee e realtà, tanto lavoro e pianificazione. Le tappe principali di una storia ancora giovane, ma già molto promettente, sono condensate nelle parole di Mirko. Fresco di dottorato in fisica presso il Politecnico federale, il cofondatore di Veganitas sottolinea l’importanza di non cadere nella tentazione di fare il passo più lungo della gamba: «A metà 2018 abbiamo acquistato il food truck di seconda mano, per poi rimetterlo a nuovo con le nostre forze. Nell’autunno dell’anno successivo c’è stato l’esordio vero e proprio, in un festival di street food qui a Zurigo. Da lì in poi, visto il successo, siamo cresciuti sempre più, cercando luoghi in cui poter insediare la nostra cucina itinerante. Al momento, gli appuntamenti fissi settimanali sono qui all’Hardbrücke, ad Altstetten e a Lucerna». Svelata la linea del tempo del progetto, Mirko passa a dettagli che fanno venire l’acquolina in bocca: «Gli ingredienti delle nostre pite sono curati in ogni dettaglio. Quasi tutto viene realizzato in proprio e, per il resto, ci avvaliamo di fornitori selezionati, come ad esempio nel caso del planted chicken – l’alternativa vegana al pollo – che è prodotto da una startup del Politecnico».

I due ticinesi al lavoro.
I due ticinesi al lavoro.

Un prezzo salatissimo

In tempi di pandemia, la ristorazione è stata costretta a pagare un prezzo salatissimo. Il lockdown ordinato dalle autorità, pur risparmiando chi mette in vendita cibo d’asporto, ha fatto male anche a Veganitas. Giuseppe volge uno sguardo retrospettivo a un 2020 disseminato di ostacoli: «Effettivamente il coronavirus ha mandato a monte numerose iniziative. Penso soprattutto ai tanti street food festival che sono stati annullati in tutta la Svizzera a causa del rischio contagi. Noi non ci siamo tuttavia lasciati prendere dalla disperazione. Con tutte le misure igieniche del caso, abbiamo continuato a credere nella futuribilità del nostro modello di business».

Sembra proprio l’ottimismo il segreto per mettersi alle spalle stenti e preoccupazioni in ottica costruttiva. Nel pieno stile che l’ha portato a imbarcarsi in quest’avventura, il gordolese ha addirittura lasciato il suo posto di lavoro. Ecco i motivi della scelta: «Capisco possa sembrare avventato, o quantomeno strano, decidere di abbandonare una prospettiva lavorativa a lungo termine in tempi di COVID-19. La mia decisione è stata però dettata dalla convinzione di potercela davvero fare. Per ora, risultati e una clientela sempre più fidelizzata mi stanno dando ragione».

Mettersi in gioco

E il futuro? Chi è disposto a mettersi in gioco non vuole fermarsi mai. Mirko ci svela la volontà di aprire presto un ristorante: «La scelta di entrare in questo mondo con un food truck era dovuta al fatto che non disponevamo di alcuna esperienza nell’ambito della ristorazione. Crescendo, ci stiamo però rendendo conto di come l’evoluzione naturale della nostra idea sia l’apertura di un ristorante. La vita da gestori di food truck è infatti bella ed avventurosa, ma comporta tante energie profuse per gli spostamenti e – spesso – la difficoltà di reperire luoghi adatti per installarsi. Proprio per questo, speriamo di lanciare già a fine anno un piccolo locale a Zurigo». Una speranza che, alimentata dalla tenacia e dal metodo con cui i due sfidano la neve per preparare il food truck all’arrivo dei primi clienti, è tutta un programma. Basta chiacchiere, verrebbe da dire, ora è il tempo di cucinare un futuro luminoso.

In questo articolo: