Svizzera

Multa milionaria per Trafigura, colosso del trading petrolifero

Il Tribunale penale federale ha condannato l'azienda al pagamento di una multa di 3 milioni di franchi per aver corrotto il CEO di una compagnia petrolifera angolana
©Chiara Zocchetti
Ats
31.01.2025 14:26

Il Tribunale penale federale (TPF) ha condannato oggi Trafigura - colosso del trading di petrolio - al pagamento di una multa di 3 milioni di franchi per aver corrotto il Ceo di una compagnia petrolifera angolana. È la prima volta che il TPF si pronuncia sulla responsabilità di un'azienda in materia di corruzione di funzionari all'estero. Per i coimputati sono state stabilite pene detentive parzialmente o totalmente sospese.

Trafigura Beheer BV era accusata di non aver adottato le misure interne necessarie per impedire pagamenti illeciti al Ceo di Sonangol, una filiale della compagnia petrolifera statale angolana, tra il 2009 e il 2011.

All'epoca Trafigura Beheer BV, con sede nei Paesi Bassi, era la società madre di riferimento del gruppo attivo nel commercio di materie prime e disponeva di succursali a Ginevra e a Lucerna. Operava in Angola nei settori del noleggio di navi e del bunkeraggio (rifornimento di combustibile a bordo di navi) e aveva come principale controparte il governo angolano, rispettivamente Sonangol EP e le sue filiali.

La multa di 3 milioni di franchi è accompagnata da una richiesta di risarcimento di 145 milioni di dollari (132 milioni di franchi al cambio attuale). Versata alla Confederazione, questa somma corrisponde ai profitti illeciti realizzati.

Condannati anche coimputati

L'ex Ceo di Sonangol è stato giudicato colpevole di corruzione passiva per aver ricevuto vantaggi per circa 6,4 milioni di dollari. Al 61enne, di doppia nazionalità angolano-portoghese, è stata inflitta la pena più pesante, 36 mesi di detenzione, di cui quattordici da scontare.

A suo carico è previsto anche un risarcimento di quasi 1,2 milioni di franchi. È inoltre stata confiscata una somma di oltre 5 milioni di franchi depositata su un conto a Ginevra.

Secondo la Corte, un altro imputato, l'ex numero due di Trafigura, non poteva essere all'oscuro dello schema di corruzione messo in atto all'interno della società per ottenere contratti di noleggio di navi e bunkeraggio da Sonangol. Il 51enne britannico è stato condannato a 32 mesi di reclusione, di cui dodici da scontare, per corruzione attiva di un pubblico ufficiale straniero.

Alla sbarra c'era anche un consulente, uno svizzero di 60 anni che ha agito come intermediario in alcune transazioni. Anche lui è stato condannato per corruzione attiva, a 24 mesi di detenzione, ma i giudici del TPF gli hanno concesso la sospensione totale della pena.

Le spese processuali, pari a 193'291 franchi, sono a carico dei condannati.

MPC chiedeva pene più pesanti

Il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) aveva richiesto per Trafigura una pena corrispondente all'importo massimo previsto dalla legge, ossia 5 milioni. Auspicava inoltre condanne di 54 mesi di detenzione per l'ex Ceo di Sonangol, di quattro anni per l'ex numero due di Trafigura e di tre anni per l'intermediario elvetico.

La sentenza non è definitiva e può essere impugnata davanti alla Corte d'appello del TPF.

Trafigura deplora, MPC soddisfatto

Trafigura non ha tardato a reagire, affermando che deplora la decisione del TPF e sta esaminando la situazione. L'azienda sottolinea di aver dedicato risorse significative al rafforzamento del proprio programma di compliance (conformità alle regole finanziarie) nel corso degli anni.

Ciò include misure di formazione, il continuo rafforzamento delle sue politiche, delle procedure e dei controlli di conformità, nonché la decisione presa nel 2019 di vietare l'uso di terze parti per sviluppare attività commerciali, prosegue Trafigura.

L'MPC ha da parte sua espresso la propria soddisfazione per questa sentenza, che segna un passo importante in questa vicenda. Anche se non è definitiva , «è la prima volta in Svizzera che una società viene condannata, insieme a uno dei suoi ex dirigenti, per corruzione di pubblici ufficiali stranieri», osserva la procura federale.

Per l'organizzazione non governativa Public Eye, che ha rivelato i fatti più di dieci anni fa, «questo verdetto è un monito per l'intero settore delle materie prime». L'organizzazione si dice lieta che la giustizia svizzera sembri sempre più determinata a risalire nella catena delle responsabilità.