Mafia

'Ndrangheta in Svizzera, rinviato a giudizio un 58.enne

L'uomo, cittadino italiano residente nel canton Argovia, è accusato di aver agito almeno tra il 2001 e il 2020 quale referente della cosca Anello-Fruci in territorio elvetico
© CdT/Gabriele Putzu
Red. Online
16.04.2025 11:12

Si torna a parlare della 'Ndrangheta in Svizzera. Il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) ha promosso, ieri, presso il Tribunale penale federale l’accusa nei confronti di un cittadino italiano residente nel canton Argovia per «titolo di partecipazione e sostegno a un’organizzazione criminale». In particolare, il 58.enne è accusato di aver agito almeno tra il 2001 e il 2020 quale referente della cosca Anello-Fruci in territorio elvetico e di avere favorito lo sviluppo degli interessi di quest’ultima in Svizzera. L’imputato è altresì accusato di una serie di reati, tra cui importazione, acquisto e deposito di monete false, ricettazione, infrazione alla legge federale sulle armi, gli accessori di armi e le munizioni e infrazione alla legge federale sugli stupefacenti.

Un ruolo molto attivo

Secondo l’atto d’accusa dell'MPC, l'uomo avrebbe operato sul territorio svizzero in veste di affiliato e quale persona di riferimento per lo sviluppo degli interessi della cosca Anello-Fruci, la cui esistenza e formazione è stata confermata con sentenze di condanna cresciute in giudicato in Italia.

Il 58.enne avrebbe intrattenuto stretti rapporti in particolare con i suoi vertici, «offrendo loro piena disponibilità, personale e di soggetti a lui vicini, nell’esecuzione di condotte illegali e legali finalizzate a contribuire al raggiungimento dei fini illeciti e leciti, finanziari e personali dell’organizzazione criminale». In quest’ottica avrebbe eseguito, o fatto eseguire, ordini impartiti dai vertici della cosca, fornendo a quest’ultima e ai suoi membri supporto logistico. L’imputato avrebbe inoltre operato trasferimenti di denaro contante dalla Svizzera all’Italia, anche tramite terze persone, dopo aver effettuato in Svizzera operazioni di cambio valuta, denaro destinato in parte o integralmente alle casse dell’organizzazione criminale. A favore della 'Ndrangheta avrebbe altresì funto da intermediario in Svizzera per il traffico di sostanza stupefacente, promosso il traffico illecito di armi e munizioni, reclutato persone per l’esecuzione di attività e dissimulato beni nella disponibilità della cosca. L’imputato avrebbe inoltre intenzionalmente avviato trattative finalizzate a vanificare l’accertamento dell’origine, il ritrovamento o la confisca dei valori patrimoniali, sapendo o dovendo presumere che gli stessi provenivano da un crimine. Al 58.enne viene contestato di essersi avvalso del metodo mafioso, esercitando condotte che presentano caratteristiche di sopraffazione e coercizione psicologica, sfruttando il potere intimidatorio dell’organizzazione criminale capace dei più efferati crimini, in particolare nella riscossione di crediti e «mazzette». Tale metodo mafioso troverebbe espressione anche nella costituzione e accumulo di denaro contante «in nero» per illeciti fiscali e trasferimenti in Italia, e nella gestione di attività legate alla ristorazione e a locali pubblici, in diversi cantoni e anche tramite prestanomi.

Le attività criminali in Svizzera

L'uomo avrebbe inoltre sostenuto puntualmente l’organizzazione criminale denominata ‘Ndrangheta, locale di Fino Mornasco coordinata con il locale di Giffone, la cui esistenza e formazione, è stata confermata con sentenze di condanna cresciute in giudicato in Italia, fungendo da intermediario per il traffico di sostanza stupefacente, mettendosi a disposizione o quale intermediario per la vendita di armi, partecipando ad una riunione di ‘Ndrangheta, e traendo in inganno le autorità amministrative svizzere allo scopo di permettere ad un affiliato della locale di insediarsi sul territorio elvetico al fine di agevolare le attività criminali della locale in Svizzera.

Altri capi d’imputazione

L’imputato viene accusato di aver agito nell’ambito di traffici illeciti di stupefacenti, effettuando ripetutamente atti preparatori finalizzati a procurare in altro modo ad altri, per la vendita, sostanza stupefacente di tipo diverso. Secondo l’atto d’accusa, l’imputato avrebbe importato, detenuto, alienato, offerto a terze persone, esportato in Italia e offerto la sua disponibilità quale intermediario per la loro vendita, armi e munizioni. Avrebbe importato, tenuto in deposito e offerto a terze persone, banconote contraffatte al fine di metterle in circolazione in Svizzera. Avrebbe anche acquistato o ricevuto in dono e aiutato ad alienare almeno un’arma che sapeva essere o doveva presumere essere ottenuta da un terzo mediante un reato contro il patrimonio.

Le condotte contestate nell’ambito dell’atto d’accusa del MPC sono costitutive di partecipazione e sostegno a un'organizzazione criminale, ricettazione, importazione, acquisto e deposito di monete false, infrazione alla legge federale sulle armi, gli accessori di armi e le munizioni e infrazione alla legge federale sugli stupefacenti.

Un’inchiesta internazionale

Nel corso delle indagini condotte da fedpol sotto la direzione dell'MPC sono state ordinate ed eseguite numerose misure di sorveglianza segrete, quali ad esempio controlli telefonici e ambientali, servizi di osservazione e un’inchiesta mascherata, al fine di identificare gli appartenenti alla struttura criminale di tipo mafioso, nonché le sue finalità criminose e le dinamiche operative. L’istruttoria si è avvalsa anche delle dichiarazioni di più collaboratori di giustizia in Italia. Questi ultimi hanno fornito molteplici informazioni relative all’insediamento della cosca di `Ndrangheta in Svizzera, informazioni che sono state in seguito sviluppate e confermate nell’ambito delle indagini effettuate dall'MPC. Un’inchiesta complessa con risvolti internazionali, condotta nell’ambito di una squadra investigativa comune (SIC) costituita insieme alla Procura di Catanzaro.

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