Il caso

Ocean's Eleven, ma «alla cinese»: rubati 140 mila franchi al Casinò di Zurigo

I fatti risalgono al marzo del 2024: il gruppo conosceva le carte e ha potuto guadagnare cifre importanti a Punto Banco – Il principale imputato, residente in Italia, è stato condannato a undici mesi di libertà vigilata
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Red. Online
07.02.2025 09:00

Il colpo, evidentemente, ha ricordato i migliori film a tema. Anche perché, scrive il Tages-Anzeiger, stiamo parlando della più grande frode mai commessa in un casinò svizzero. I fatti risalgono al marzo del 2024: undici cinesi hanno rubato ben 140 mila franchi in una sola notte al Casinò di Zurigo.

La scena del crimine: il gioco Punto Banco, una variante del più noto Baccarat. Riassumendo al massimo, il gruppo si è ingegnato affinché conoscesse l’ordine delle carte, sfruttando da un lato strumenti tecnologici (come la telecamera di uno smartphone) e dall’altro la cara e vecchia memoria, per trarne profitto.

La vincita, 140 mila franchi in sole tre ore di gioco, non è passata però inosservata. Di più, un misto di ingenuità e probabilmente avidità ha fatto sì che il gruppo si ripresentasse, la sera dopo, al tavolo del Punto Banco. Alla luce dell’insolito bottino rimediato dai cinesi la sera prima, tuttavia, i responsabili del Casinò zurighese avevano visionato i filmati delle telecamere di sorveglianza nel corso della giornata e, di riflesso, scoperto lo schema fraudolento. E così, ad attendere gli undici giocatori cinesi non c’era il solito croupier ma la polizia.

Questa settimana, il leader del gruppo avrebbe dovuto rispondere delle sue azioni e di quelle dei compagni al Tribunale distrettuale di Zurigo. Il processo, tuttavia, si è svolto senza l’imputato: l’uomo, residente in Italia, ha quantomeno inviato le sue scuse. Il pubblico ministero ha chiesto per lui una pena sospesa di dodici mesi. Secondo l’accusa, l’uomo non era solo la mente ma anche il principale beneficiario della vincita: si dice, infatti, che abbia intascato fra il 50 e il 70% delle vincite accumulate dai suoi compagni.

L’avvocato difensore ha riconosciuto le accuse mosse al suo cliente, controbattendo però che una condanna a otto mesi sarebbe stata sufficiente. Anche perché gli altri dieci truffatori hanno rimediato pene detentive fra i quattro e i sei mesi. «Il fatto che il mio cliente riceva più del doppio è sproporzionato» ha detto.

Contrariamente a come è stato dipinto, il principale imputato – un operaio tessile di 52 anni – non sarebbe né la mente né il leader del gruppo, ribattezzato «Gli undici cinesi» in riferimento al film Ocean’s Eleven. Secondo l’avvocato, gli altri membri del gruppo lo avrebbero etichettato come leader «per discolparsi». L’idea del colpo sarebbe venuta guardando alcuni video su Internet in cui vengono svelati i trucchi per vincere a Punto Banco. «E gli altri si sono uniti semplicemente per trarre profitto dal mio cliente, che si è assunto da solo tutti i rischi» ha aggiunto l’avvocato.

L’imputato, che vive in Italia in condizioni di estrema povertà e con uno stipendio minimo, è indebitato in Cina per centinaia di migliaia di euro: «Voleva usare i profitti per saldare i suoi debiti».

Il giudice, dal canto suo, ha ritenuto poco fondate le dichiarazioni dell’avvocato difensore e ha condannato l’imputato a undici mesi di libertà vigilata: «Non posso immaginare che questi uomini si siano riuniti quasi all’improvviso e per caso. Dovevano procurarsi un telefono cellulare con una telecamera poco appariscente, dovevano coordinarsi, filmare le carte e poi guardare il filmato».

È ovvio, insomma, che l’imputato ha avuto un ruolo centrale con il suo cellulare. Tuttavia, si può affermare a suo favore che alla fine delle indagini penali piuttosto complesse egli abbia ammesso le sue colpe. Il verdetto, chiosa il Tages-Anzeiger, non è ancora definitivo. Ma l’avvocato difensore non intende contestarlo.