«Offriamo 10 mila euro al mese, ma non troviamo medici disposti a venire in Svizzera»
Ha lavorato «in grandissimi ospedali italiani». Quindi in Spagna. Dal 2015, invece, la Svizzera è casa sua. «Sono stato prima in Ticino e poi a Coira, dove svolgo l'attività sia di medico di famiglia sia di chirurgo plastico e ricostruttivo». L'italiano Andrea Bonanno, direttore sanitario dei centri medici Churmedizin, ha raccontato la sua esperienza al Messaggero. «Tornare? No, oramai ho 41 anni» le sue parole. Un rientro in Italia, d'altro canto, peserebbe e non poco sulle sue finanze. Anche se lo stesso Bonanno ha chiarito il concetto: «Nonostante mi trovassi molto bene in Italia e ambissi a lavorare all'interno di una grande struttura ospedaliera, in un posto dove c'è più domanda che offerta è anche più facile per un giovane chirurgo trasferirsi e trovare il proprio equilibrio. Soprattutto nel mio campo, ossia la chirurgia plastica, credo che la questione economica vada vista in secondo piano. È piuttosto un problema di opportunità».
Opportunità che, a differenza dell'Italia, nella Confederazione ci sono. Tuttavia, non tutti sembrerebbero volerle cogliere a detta di Bonanno: «Sono andato via ormai dieci anni fa, credo che il sistema perfetto non esista, né in Italia né in Svizzera né in Spagna. Le criticità sono ovunque. È importante piuttosto avere la possibilità di lavorare serenamente. E poi per partire dall'Italia serve coraggio». E ancora: «Stiamo cercando dei medici da inserire in Svizzera con stipendi molto interessanti, però facciamo fatica a trovare specialisti che vogliano venire a lavorare da noi». Possibile? Evidentemente sì, stando alle parole di Bonanno. E questo nonostante l'offerta economica più che vantaggiosa, pensando in particolare agli stipendi medi italiani nella sanità. «Abbiamo un contratto standard di diecimila euro netti al mese, con tredicesima e sei settimane di ferie» ha proseguito il dottore. «Eppure, non troviamo medici che abbiano anche solo voglia di fare un colloquio conoscitivo. Cerchiamo specialisti in medicina interna, generale e psichiatria. Abbiamo fatto più di cinquanta colloqui e alla fine ne abbiamo inserito uno solo».