Per un altro sistema di milizia, si tenta con il servizio civico

Se ne parla sin dal 2013, quando a Ginevra ha visto la luce l’associazione «ServiceCitoyen.ch», fondata dopo il secco no popolare all’iniziativa sull’abolizione del servizio militare obbligatorio. L’idea è di convertire l’obbligo puramente militare e maschile di servire in un servizio civico generalizzato a beneficio della comunità. Dopo anni di lavori preparatori, l’agosto scorso è stata lanciata una pre-campagna per la raccolta di promesse di firme. «Oggi abbiamo superato la quota di 38 mila promesse e deciso di lanciare l’iniziativa vera e propria “Per una Svizzera che si impegna”, sulla quale si dovrebbe votare entro il 2026», spiega Noémie Roten, copresidente del comitato promotore. Il testo dice letteralmente che le persone di cittadinanza svizzera (uomini e donne) prestano un servizio a beneficio della collettività e dell’ambiente; che questo servizio è prestato sotto forma di servizio militare o di un altro servizio di milizia equivalente riconosciuto dalla legge; e che deve essere garantito l’effettivo regolamentare dei servizi d’intervento in caso di crisi, in particolare dell’esercito e della protezione civile (PCi).
Ciascuno deve contribuire
L’obiettivo è di inserire la questione dell’impegno civico nell’agenda politica e di preparare il terreno per un’ampia discussione intergenerazionale sul valore di questo impegno («uno dei fattori di successo del nostro Paese») e sulla forma che assumerà in futuro. Insomma, in un modo o nell’altro tutti dovrebbero dare il loro contributo in uno spirito di milizia, nell’esercito, nella protezione civile, nei pompieri, in ambito sanitario, nel servizio civile, o in compiti di salvaguardia dell’ambiente, spiega Roten. Lei stessa, oggi 33.enne, dopo la maturità ha effettuato la scuola reclute come autista di camion, ha studiato in seguito economia San Gallo e ha effettuato 245 giorni di servizio in grigioverde.
Nozione più ampia di sicurezza
«È importante che ciascuno si impegni per la collettività e per l’ambiente», dice Roten, che dissente dalle recenti proposte del Consiglio federale su come garantire gli effettivi dell’esercito e della PCi (il Governo presenterà un nuovo rapporto nel 2024). La prima prevede la fusione del servizio civile e della protezione civile in una nuova organizzazione. La seconda, denominata «Obbligo di prestare servizio orientato al fabbisogno», estende l’obbligo alle donne. Secondo questo modello, tuttavia, verrebbe reclutato solo il numero di persone di cui l’esercito e la protezione civile hanno bisogno (circa la metà di donne e uomini soggetti all’obbligo di leva). «Con questi modelli, non tutte le persone vengono coinvolte», afferma Roten. «Se si vogliono stimolare la coesione e la partecipazione è importante che tutti facciano qualcosa. Il nostro modello è più inclusivo ed è guidato da un concetto più ampio di sicurezza, che considera anche i rischi climatici, sanitari, migratori e demografici».
Discriminatorio
Secondo i fautori del servizio civico, il sistema di milizia attuale ha il difetto di non essere orientato a questo tipo di rischi ed è anche discriminatorio, in quanto è basato sull’idoneità militare e riguarda solo una minoranza di uomini. Una donna che vuole prestare servizio civile dovrebbe prima annunciarsi volontaria per il reclutamento, essere dichiarata idonea al servizio militare e poi fornire la prova dell’atto, accettando di prestare più giorni di servizio per un conflitto di coscienza. «Oggi pochissime donne fanno servizio civile. Di fatto, questo è chiuso alle donne». Roten contesta la tesi del Governo, che ha escluso la possibilità di un servizio civico obbligatorio, perché raddoppierebbe il numero di giorni di servizio e creerebbe capacità al di fuori del settore della sicurezza. «Questa posizione è basata sullo status quo e non è orientata al futuro. E poi qui nessuno dice che il servizio militare debba richiedere 245 giorni. Ne potrebbero bastare anche 180. Una persona dedicherebbe comunque alla comunità sei mesi della sua vita».
Cattaneo: un ruolo per tutti
Nel comitato d’iniziativa siedono anche due ticinesi, il consigliere nazionale Rocco Cattaneo e Jonathan Binaghi. Una proposta analoga, sotto forma di mozione, era stata presentata dal gruppo PLR e poi bocciata dal Nazionale lo scorso marzo (142 a 48). «Ci si chiede se ci sarebbero abbastanza compiti significativi per tutti i servizi» aveva obiettato la direttrice del DDPS Viola Amherd. «Inoltre, c’è il rischio di una concorrenza indesiderata con il settore privato. Anche la compatibilità con il divieto del lavoro forzato dovrebbe essere chiarita». Un servizio di cittadinanza va iscritto nella Costituzione», ribadisce da parte sua Cattaneo. «Non bisogna pensare solo a esercito e PCi, ma interpretare l’apporto della milizia in un senso più ampio. Ogni cittadina e ogni cittadino, in base alle proprie capacità e motivazioni, può dare un suo contributo significativo alla sicurezza, alla coesione nazionale e al benessere sociale».