La data

Perché si festeggia il 1. agosto?

Oggi si celebra la Festa nazionale svizzera – Il Paese commemora il Patto federale del 1291 in cui i Cantoni di Uri, Svitto e Untervaldo si promisero solennemente reciproca assistenza in caso di minaccia esterna – Dai fuochi all'inno, ecco alcune curiosità
© ALEXANDRA WEY
Red. Online
01.08.2024 06:00

Oggi, 1. agosto, si celebra la Festa nazionale svizzera. Discorsi politici (e non), fuochi d'artificio, grigliate, lanterne. E chi più ne ha più ne metta. Il fulcro dei festeggiamenti, di solito, è il prato del Grütli. Dove, come vuole la tradizione, la o il presidente della Confederazione pronuncia un discorso alla nazione accompagnato dall'inno nazionale elvetico. Una consuetudine, questa, in uso dal 1961. Con alcune eccezioni. Come quest’anno: Viola Amherd, infatti, ha parlato ieri sera a Möriken-Wildegg, nel Canton Argovia, mentre nessuno degli altri consiglieri federali sarà al Grütli. Il ticinese Ignazio Cassis, per dire, si dividerà fra Guarda, nei Grigioni, e Sessa.

Che cosa si festeggia?

D'accordo, ma perché proprio il 1. agosto? Semplice: agli inizi di agosto venne sancito il cosiddetto Patto federale. Nel 1291, i Cantoni di Uri, Svitto e Untervaldo giurarono reciproca assistenza in caso di minaccia esterna. Non solo, la leggenda vuole che i rappresentanti dei tre Cantoni fondatori, i Tre Confederati, promisero di liberare il Paese dal dominio degli Asburgo. Lo fecero al Grütli, appunto, sopra il Lago dei Quattro Cantoni. Di qui l'usanza, ogni 1. agosto, di celebrare la madre patria. Grazie al referendum del 1993, la data è diventata ufficialmente giorno di vacanza in tutta la Svizzera. Nel 1994 l'entrata in vigore (sì, sono solo trent'anni che il 1. agosto è una festa in tutti i sensi).

Ma come si festeggia?

Ogni cittadina e cittadino elvetico, a precisa domanda, vi risponderà in maniera differente. Ovvero, non esiste un modo univoco per festeggiare. È tradizione, tuttavia, accendere dei falò o sparare dei fuochi d'artificio. Come a Lugano, venendo al Ticino. Un tema, quello dei fuochi, molto dibattuto negli ultimi tempi: le alternative, come i droni, ci sarebbero. Ma sono giudicate troppo costose, spesso. In altri luoghi del Paese i bambini sfilano per le strade con lanterne decorate e lo stemma del loro Cantone. Si svolgono anche cortei con costumi tradizionali, suonatori di cori delle Alpi, sbandieratori e cori di jodel. 

Soprattutto, in tutto il Paese – dai consiglieri federali ai sindaci, ma anche personalità non necessariamente legate alla politica – nomi di spicco tengono dei discorsi. Nel segno della coesione, dell'unità e dell'orgoglio di essere svizzeri.

Il 1. agosto, fra le altre cose, è anche l'occasione per inscenare la mitica storia di Guglielmo Tell, l'eroe dell'indipendenza elvetica che si oppose a un balivo imperiale asburgico. Il noto dramma nel quale Tell è chiamato a colpire una mela posata sulla testa del figlio con una freccia della sua balestra è opera del poeta tedesco Friedrich von Schiller e risale al 1804.

Il Salmo svizzero

Dicevamo dell'inno. Il primo, primissimo inno della Svizzera è stato il canto Rufst du, mein Vaterland, scritto nel 1811 da Johann Rudolf Wyss e mutuato, a livello di melodia, dall'inno reale inglese God Save the Queen, pardon the King

L'attuale inno, invece, è il Salmo svizzero: il testo fu scritto nel 1841 dal poeta zurighese Leonhard Widmer, mentre la melodia è di Alberich Zwyssig, monaco e compositore. Nel 1961 il Consiglio federale dichiarò provvisoriamente il Salmo svizzero come inno nazionale in ambito militare e diplomatico, mentre nel 1981 divenne ufficialmente il nuovo inno nazionale per decreto del Consiglio federale. Il testo esiste in tutte e quattro le lingue nazionali.

In Italiano, qualora voleste fare un ripasso, vi riportiamo la prima strofa (quella che cantano i calciatori agli Europei e ai Mondiali, per intenderci):

Quando bionda aurora il mattin c'indora

l'alma mia t'adora re del ciel!

Quando l'alpe già rosseggia

a pregare allor t'atteggia;

in favor del patrio suol,

in favor del patrio suol,

cittadino Dio lo vuol,

cittadino Dio, si Dio lo vuol.

Il Patto federale del 1291

Il Patto federale concluso all'inizio di agosto del 1291 è considerato il più antico atto costituzionale svizzero. Con esso, come detto, le comunità di valle di Uri, Svitto e Nidvaldo si impegnarono a fornire aiuto reciproco contro coloro che avessero fatto loro violenza o torto, a rifiutare la presenza di giudici stranieri ma anche a mantenere inalterati i rapporti di potere esistenti.

Il Patto, spiega il sito della Confederazione, contiene inoltre elementi di procedura penale e civile nonché regole per la composizione di controversie fra gli stipulanti. Detto ciò, viene ufficialmente considerato come l'atto fondatore della Confederazione Svizzera soltanto dalla fine del XIX secolo. E il merito fu del Consiglio federale che, sulla base del documento, nel 1891 celebrò una festa di commemorazione e nel 1899 dichiarò di conseguenza il 1. agosto Festa nazionale. La decisione del Consiglio federale nasceva dalla convinzione che lo Stato federale democratico del 1848 si iscrivesse nel solco della Vecchia Confederazione, anteriore al 1798. 

Richiamarsi al Patto federale quale più antica Costituzione elvetica, alleanza liberamente giurata vecchia di secoli e divenuta tradizione, ha contribuito a rafforzare la coesione dello Stato federale democratico. Nel contesto degli sviluppi politici intervenuti dopo il 1930, il Patto federale è divenuto il simbolo di un'unione a difesa delle minacce esterne. Grazie al suo carattere simbolico, questo documento apparentemente insignificante è divenuto, per l'opinione pubblica, un elemento centrale della storia e della politica svizzere.

Nel tardo Medioevo, per contro, l'alleanza non aveva l'importanza che le si attribuisce oggi. Né tantomeno era unica nel suo genere. Si trattava di un semplice patto di pace, come altri all'epoca. Lungi dal costituire un atto rivoluzionario di autodeterminazione contadina, il Patto aveva semmai la funzione di assicurare il sistema di potere esistente nell'interesse delle élite locali.

Di fatto, il Patto federale del 1291 tra le comunità di Uri, Svitto e Untervaldo non è stato menzionato per parecchi secoli. Il documento è stato riscoperto molto tempo dopo, nel 1758, nell'Archivio di Svitto. Diversamente dal Patto federale del 1315, conosciuto come Patto di Morgarten, quello del 1291 non ha esercitato alcun influsso sulla politica della Vecchia Confederazione anteriore al 1798. Si ritiene inoltre che non abbia funto da modello per altre alleanze federali più tardive. La relativizzazione storica, tuttavia, non inficia il valore culturale di questo documento.

Riassunto del testo latino

Le seguenti disposizioni di pace sono convenute ai fini del bene comune :

  1. In considerazione dei tempi difficili, le persone e le comunità di Uri, Svitto e Untervaldo s'impegnano a prestarsi con tutti i mezzi reciproco aiuto contro tutti coloro che, nelle valli o fuori di esse, facessero loro torto o violenza.
  2. Ciascuna comunità accorre in aiuto e presta consiglio all'altra, a proprie spese, per respingere le aggressioni contro persone o beni nelle valli e fuori di esse e presta giuramento confermando e rinnovando l'antico patto.
  3. Ciascuno è tenuto, secondo la sua personale condizione, a prestare obbedienza al proprio signore.
  4. La funzione di giudice nelle valli summenzionate non può essere acquistata e può essere esercitata soltanto da membri della comunità. 
  5. I conflitti tra confederati devono essere appianati dai più avveduti, la cui decisione sarà difesa da tutti.
  6. L'assassinio è punito con la pena di morte. Se chi lo commette è fuggito, gli si vieta il ritorno. Chi protegge un omicida è parimenti bandito dalle valli finché i confederati non ne autorizzino il ritorno.
  7. Gli incendiari perdono il loro statuto di confederati e chi li favorisce o li difende deve risarcire egli stesso il danneggiato.
  8. Chi deruba un confederato o gli arreca danno in altro modo risponde con i suoi beni nelle valli.
  9. I beni di debitori o fideiussori possono essere pignorati soltanto con il permesso del giudice.
  10. Ognuno deve obbedire al suo giudice e, se necessario, indicare quale sia nella valle il giudice sotto la cui giurisdizione si trova.
  11. Chi si rifiuta di assoggettarsi al giudizio arrecando in tal modo pregiudizio a un altro confederato, sarà costretto da tutti a una corrispondente riparazione.
  12. I casi di guerra o di litigio tra confederati devono essere risolti mediante una procedura arbitrale; se una parte non intende rimettersi al giudice o pagare un risarcimento, i confederati prendono la difesa dell'altra parte.
  13. Queste disposizioni per il bene comune hanno durata perpetua.
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