Politica

Più fondi propri per le banche di rilevanza sistemica

È approdato agli Stati il rapporto della Commissione parlamentare d’inchiesta sul crollo del Credit Suisse: i «senatori» hanno criticato l’operato del management del grande istituto – Sì a regole più severe sulla liquidità e a un maggiore raggio di manovra per l’autorità di sorveglianza
©Francesca Agosta
Giona Carcano
10.03.2025 20:45

Le banche sistemiche devono aumentare i fondi propri, mentre l’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari (FINMA) va rafforzata. È quanto stabilito dagli Stati, che questo pomeriggio – in una discussione-fiume – hanno affrontato per la prima volta il rapporto di 712 pagine stilato dalla Commissione parlamentare d’inchiesta (CPI) sul crollo del Credit Suisse nel 2023. Un rapporto, come è stato detto più volte alla Camera dei Cantoni, «completo e approfondito», e che ha permesso di far luce su uno dei capitoli più drammatici nella storia degli istituti finanziari svizzeri. In molti, poi, hanno convenuto su un punto: come sostenuto nei documenti della CPI, il fallimento del Credit Suisse è imputabile agli errori della direzione e del Consiglio di amministrazione dell’ex grande banca. Un percorso fatto di poca trasparenza e tanta confusione, che ha portato l’istituto – un tempo fiore all’occhiello della piazza finanziaria elvetica – a precipitare nel baratro.

Sono stati avidi

Durante la discussione non sono però mancati diversi spunti critici anche verso la FINMA, il cui comportamento è stato giudicato eccessivamente indulgente. Carlo Sommaruga (PS/GE) ha invece puntato il dito contro un management «avido», che nel corso degli anni si è versato bonus miliardari a fronte di una situazione finanziaria sempre più difficile. La fusione d’emergenza con UBS deve quindi fungere da monito per l’intera Confederazione: un altro crollo di una banca sistemica (UBS, la banca cantonale di Zurigo, Raiffeisen e Postfinance) avrebbe conseguenze devastanti non solo per la piazza finanziaria elvetica, bensì anche per i contribuenti. Per Karin Keller-Sutter, protagonista suo malgrado dell’incredibile fine settimana che ha portato alla fusione fra i due colossi bancari, ora è il momento di imparare la lezione per evitare che qualcosa di simile si ripeta in futuro. Per scongiurare questo rischio, la Camera dei Cantoni ha quindi approvato una decina di atti parlamentari. Questi grandi istituti, secondo una delle mozioni approvate dagli Stati, devono continuare a sottostare a rigide regole sui requisiti di capitale proprio. Infatti, come ha concluso la CPI, a partire dal 2019 la FINMA aveva concesso delle deroghe a Credit Suisse. Degli allentamenti sulle norme che in realtà nascondevano la reale situazione dell’azienda.

Di possibile crisi futura ha parlato anche Isabelle Chassot (Centro/FR), presidente della CPI: «Dobbiamo preparare la Svizzera alla prossima crisi. Tutte le autorità devono lavorare nella stessa direzione per affrontare la nuova situazione, ovvero l’esistenza di un’unica banca sistemica globale (UBS, ndr) nel nostro Paese». Un concetto, quest’ultimo, ribadito anche da altri «senatori» di sinistra.

Dopo la discussione generale in aula, è quindi arrivato il momento della verità: trasporre le conclusioni e le direttive della CPI in atti concreti. Bene: come prima misura, gli Stati hanno deciso di rafforzare il ruolo della FINMA. La vigilanza sulla revisione contabile delle grandi banche va centralizzata sotto l’autorità di questa istanza. Inoltre, la stessa FINMA deve essere in grado di applicare efficacemente le proprie decisioni e di riferire su tutti i procedimenti contro le banche di rilevanza sistemica. Non solo: l’autorità di vigilanza, in futuro, dovrà essere abilitata a infliggere multe ai grandi istituti, così come di ordinare una pianificazione precoce del capitale a loro disposizione. Su questa proposta, il Governo si è espresso favorevolmente. Solamente l’UDC ha cercato – senza successo – di stralciare la parte riguardante le multe.

No alle eccezioni

Come accennato in precedenza, un’altra misura approvata oggi dagli Stati consiste nel limitare la concessione di agevolazioni sul capitale e sulla liquidità alle grandi banche. Isabelle Chassot ha sottolineato che tali agevolazioni (per dirla con le sua parole, questo «filtro normativo»), hanno aumentato artificialmente il capitale proprio di Credit Suisse, mascherando i problemi dell’istituto di credito fino alla sua caduta. Per Chassot non si tratta di vietare completamente eventuali allentamenti, ma simili operazioni devono essere trasparenti e limitate nel tempo, proprio ciò «che non è avvenuto per Credit Suisse». Su questo punto Keller-Sutter ha espresso alcune riserve poiché, a parere del Consiglio federale, un’autorità di vigilanza ha bisogno di un margine di discrezionalità per decidere se inasprire o allentare le proprie regole. Il plenum ha poi sostenuto quasi all’unanimità due mozioni e sei postulati che riguardano vari aspetti della regolamentazione bancaria; si va dalla gestione del rischio alla BNS, dalla questione dei bonus dei manager, al potere conferito agli azionisti. Queste misure si sovrappongono in parte a quelle proposte dal Consiglio federale nel suo rapporto sulle banche. Il dossier passa ora al Nazionale.