«Più spazio ai curatori privati»
Le autorità regionali di protezione (ARP) devono fare più spazio ai curatori privati, perché quelli professionisti non hanno tempo a sufficienza e sono difficilmente raggiungibili. Serve anche maggior prudenza nelle segnalazioni di pericolo. A dirlo è il Centro di ascolto e di assistenza del minore e dell’adulto (KESCHA) sulla base di uno studio commissionato all’Università di Friburgo, che ha analizzato i casi trattati dal servizio. Il Centro nel 2018 ha fornito un sostegno psicologico a più di mille persone in cerca di aiuto (1.093), pari allo 0,8% dei casi che si rivolgono alle autorità tutorie. «Il numero elevato di casi dimostra che il centro d’ascolto è al centro di una forte richiesta e risponde ad un’offerta necessaria», dice il presidente Guido Fluri. Complessivamente sono stati svolti 1.644 colloqui individuali, di cui circa due terzi relativi al diritto di protezione del minore e un terzo al diritto di protezione dell’adulto. Ebbene, in quasi quattro casi su cinque relativi agli adulti sono stati riscontrati conflitti con i curatori attivi su mandato delle autorità. Le persone in cerca di aiuto si lamentano che il personale incaricato non abbia tempo a sufficienza, rimanga inoperoso o viceversa oberato di lavoro, e che ci siano troppi cambiamenti di personale. Per questo l’Università di Friburgo consiglia di impiegare i curatori privati (membri della famiglia, privati attivi su base volontaria) con molto tempo a disposizione e vicini alle persone colpite. L’obiettivo è di una quota di mandatari privati del 40-50%. La consigliera nazionale Ursula Schneider Schüttel, presidente di un gruppo parlamentare nella protezione del minore e dell’adulto, presenterà un postulato a Berna per fare sì che le ARP, debba in ogni caso valutare la possibilità di impiegare curatori privati. Al momento dell’impiego di un curatore professionale, l’autorità tutoria dovrà giustificare i motivi per cui non è stato possibile ingaggiare un curatore privato. Questa raccomandazione è sostenuta dalla Conferenza per la protezione dei minori e degli adulti: «L’impiego di persone private quale curatrici e curatori aiuta tutte le persone che necessitano di un accompagnamento dispendioso in termine di tempo».
Dall’analisi dei casi è anche emerso che le segnalaszioni alle ARP vengono effettuate non solo in caso di violenza fisica, psichica e sessuale ma anche di conflitti di coppia. Queste segnalazioni possono garantire protezione ai bambini ma possono anche costituire un peso per le persone toccate, che tendono ad interpretarle come un atto di cattiveria. L’università e il KESCHA hanno quindi messo a punto delle linee guida: la segnalazione è indicata se il bene del minore è in pericolo. In caso contrario vanno valutate altre opzioni. Dall’inchiesta è pure emerso che il lavoro delle ARP e dei curatori viene percepito dalla popolazione in modo critico.