Migrazione

Profughi: no a controlli più severi al confine con l'Italia

Lo ha affermato oggi la consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider a margine della riunione dei ministri dell'interno dell'Ue a Lussemburgo
© CdT/Chiara Zocchetti
Ats
19.10.2023 10:54

(Aggiornato) La Svizzera non intende introdurre per il momento controlli più severi alle frontiere con l'Italia nei confronti dei profughi. Lo ha affermato oggi la consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider a margine della riunione dei ministri dell'interno dell'Ue a Lussemburgo.

Lunedì la Germania ha annunciato l'introduzione di controlli al confine con la Svizzera a causa dell'elevato numero di profughi che tentano di entrare sul suo territorio.

La responsabile del Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP, cui competono dossier che all'estero sono nelle mani dei ministri dell'interno) ha detto di comprendere questa misura dopo il «terribile incidente», alludendo probabilmente al sinistro avvenuto la settimana scorsa in Baviera, dove il veicolo di un sospetto trafficante di esseri umani si è schiantato mentre cercava di sfuggire alla polizia. Sette persone avevano perso la vita.

Da parte sua, la Svizzera non vuole introdurre controlli più rigidi alla sua frontiera meridionale. Tuttavia, Berna ha già aumentato il numero di guardie di confine. Attualmente sono sufficienti controlli a campione rafforzati, ha dichiarato la direttrice del DFGP.

Ministra tedesca: lottare contro i criminali

Interrogata da Keystone-ATS, sempre a margine della riunione europea, la responsabile del Ministero tedesco dell'interno e della patria Nancy Faeser (Partito socialdemocratico) ha difeso i controlli alle frontiere introdotti «transitoriamente» con la Svizzera.

L'obiettivo principale dei controlli è combattere i trafficanti di esseri umani. Quasi un richiedente asilo su quattro arriva in Germania con l'aiuto di questi criminali, ha ricordato.

Faeser spera che la situazione migliori grazie al pacchetto comune dell'Ue su asilo e migrazione e ad altre misure, come il rafforzamento della protezione delle frontiere esterne, che non sono ancora in vigore. Ci vorrà tempo, ma «è l'unica soluzione possibile», ha dichiarato l'esponente del governo federale tedesco.

Confini elvetici come quelli austriaci

Una volta attuate queste misure, saremo di nuovo in grado di lavorare con frontiere aperte: «Questo è l'obiettivo di tutti noi, e non lo abbiamo perso di vista», ha sottolineato Faeser. Nello spazio Schengen, di cui la Svizzera fa parte, non ci sono più controlli sistematici ai confini.

Per quanto riguarda quelli alle frontiere con la Svizzera, ha affermato che sono solo «parziali e adattati alla situazione». Ritiene importante che, per quanto possibile, non vengano ostacolati né il commercio transfrontaliero né il regolare traffico di confine.

«Siamo abituati a questo con l'Austria. Funziona molto bene e funzionerà altrettanto bene con la Svizzera.» I controlli alle frontiere tra Austria e Germania sono già in vigore da otto anni.

Soddisfazione del Baden-Württemberg

L'introduzione dei controlli è stata accolta con soddisfazione nel Baden-Württemberg. L'altro ieri, il ministro presidente del Land limitrofo, Winfried Kretschmann (Verdi), ha definito la decisione un tassello importante nella questione migratoria. Come oggi Faeser, aveva precisato che i controlli non andavano immaginati come un provvedimento rigido. Si tratta più di interventi mobili, adeguabili alle circostanze, ha detto. Piuttosto che la lotta ai trafficanti Kretschmann ha sottolineato il problema dei minori non accompagnati, che in futuro verranno probabilmente respinti in Svizzera.

I nuovi provvedimenti tedeschi hanno puntualmente ostacolato il traffico. Ad esempio, a valichi di Basilea e Kreuzlingen (TG) si sono formate code.