Meteorologia

Proteggersi dagli eventi estremi con l’aiuto di un occhio tecnologico

È stato attivato ieri il satellite EUMETSAT, il primo di una serie che porterà la scienza legata al clima in una nuova dimensione – Marco Gaia: «Disporremo di previsioni più accurate e affidabili» – Intanto la Confederazione studia una strategia per le allerte d’emergenza
Giona Carcano
05.12.2024 06:00

Un occhio iper-tecnologico per migliorare di molto la qualità e il volume di dati attualmente disponibili. E che consente di distinguere fenomeni atmosferici finora difficili da mettere in evidenza. A 36.000 chilometri dalla Terra, sopra l’equatore, il primo dei tre satelliti di terza generazione EUMETSAT - lanciato nel 2022 - è stato definitivamente attivato ieri.

Due anni di tempo dalla messa in orbita alla completa operatività è un periodo fuori dal comune. Solitamente, infatti, anche per satelliti molto più complicati a livello tecnologico e tecnico (si pensi al telescopio spaziale James Webb), la messa in esercizio definitiva avviene dopo circa sei mesi-un anno dal lancio. Tuttavia, il nuovo prodotto di EUMETSAT ha incontrato una grossa panne tecnica sul suo cammino. Una panne che ha fatto rimanere l’intera sede di Darmstadt, in Germania, col fiato sospeso per mesi. Poi, per fortuna, la buona notizia: gli scienziati sono riusciti a risolvere il guasto consentendo al satellite meteorologico più avanzato d’Europa di iniziare la sua attività. Durante una conferenza stampa, i responsabili di EUMETSAT hanno chiarito i contorni del problema. Si è trattato di «un’anomalia a un modulo, il Flexible Combined Imager». L’intervento del team dell’organizzazione, così come dei tecnici dell’Agenzia spaziale europea, ha permesso di scongiurare il peggio.

Ruolo cruciale

I responsabili hanno quindi illustrato le principali caratteristiche del satellite. A bordo sono presenti strumenti capaci di svolgere un ruolo cruciale nel consentire ai servizi meteorologici di contribuire alla protezione della popolazione in caso di eventi estremi, fornendo dati accurati ad alta risoluzione. «Il sistema satellitare è fra i più innovativi e complessi mai costruiti», le parole di Phil Evans, direttore generale di EUMETSAT. «Abbiamo lavorato con i servizi meteo degli Stati membri per garantire che possano utilizzare al meglio i dati forniti, che sono essenziali per una delle principali sfide che ci attendono: il rilevamento e la previsione rapida di condizioni meteorologiche avverse». E questo, a beneficio dei cittadini, delle autorità civili e degli enti di primo soccorsi: «Potranno ricevere avvisi tempestivi». Uno degli scopi principali del nuovo satellite è dunque la protezione della popolazione. Ma anche una migliore comprensione del clima gioca un ruolo fondamentale: «Quando l’intera costellazione di EUMETSAT sarà operativa, sarà possibile per la prima volta osservare l’intero ciclo di vita di un temporale convettivo, dalla formazione delle nubi al rilevamento dei fulmini», sostiene Evans.

Migliora anche la frequenza

A beneficiare direttamente delle capacità del nuovo satellite è anche la Svizzera, membro fondatore dell’organizzazione EUMETSAT. Con Marco Gaia, meteorologo di MeteoSvizzera, entriamo quindi nei dettagli tecnici e analizziamo le prospettive dello strumento attivato ieri. «Il satellite è posizionato a 36.000 chilometri dalla Terra, esattamente sopra l’equatore», spiega. «È l’unica posizione che permette di ‘‘girare’’ in sincronia con la Terra e di osservare sempre la stessa regione. Da questa distanza, il nostro pianeta appare molto piccolo. Ma la strumentazione di bordo ha una capacità di andare a guardare dettagli estremamente fini». Per dare un ordine di grandezza, chiarisce ancora Gaia, «è come se un portiere di calcio vedesse una formica che cammina sulla traversa della porta avversaria». Rispetto alla generazione precedente di questo tipo di satelliti, il nuovo satellite chiamato Meteosat-12 avrà quindi una risoluzione sensibilmente più potente. «Se prima sopra la Svizzera avevamo dei dettagli di circa quattro per quattro chilometri, adesso scendiamo a circa un chilometro e mezzo». Non solo: anche la frequenza con cui il satellite invierà le immagini a terra è stata aumentata notevolmente. Si passa da un’immagine ogni quindici minuti a una ogni dieci minuti. Ma è solo l’inizio, perché con la messa in orbita dei prossimi due satelliti (prevista in rapida successione nei prossimi anni) la frequenza di invio potrà scendere fino a due minuti e mezzo.

La strategia

Le nuove capacità tecniche permettono di elevare di molto il livello delle previsioni meteo. Un aspetto centrale, in particolare per predire i cosiddetti «eventi meteorologici estremi», sempre più frequenti. «In sala previsione, tanto per fare un esempio, disporremo di immagini di qualità molto migliore», prosegue il meteorologo. «E questo permetterà agli esperti di avere strumenti più performanti». Inoltre, questa nuova e imponente serie di dati verrà inserita nei modelli di previsione meteo globali. «La base sulla quale vengono poi elaborate le previsioni locali». Ciò comporterà un notevole miglioramento. «Avremo, in sostanza, previsioni più accurate e affidabili». Anche per quanto riguarda eventi potenzialmente catastrofici, come quelli accaduti la scorsa estate in Mesolcina e in Vallemaggia. «Si è trattato di fenomeni a carattere temporalesco», premette Gaia. «La strategia di MeteoSvizzera per prevedere questi eventi avviene in due tappe: la previsione a 24-36 ore, che indica un potenziale grado di pericolo su una determinata regione; a corto termine, con circa mezzora di anticipo, attraverso dei sistemi automatici di individuazione delle cellule temporalesche». Entrambe le strategie verranno affinate grazie ai nuovi satelliti. «La previsione a 24-36 ore beneficerà del miglioramento dei modelli numerici globali», spiega l’esperto. «Permetterà una descrizione più dettagliata di tutto ciò che succede nell’atmosfera. Nel corto termine, invece, il fatto di avere immagini ogni due minuti e mezzo consentirà di guadagnare tempo prezioso per le allerte. Un elemento che può fare la differenza nelle situazioni di emergenza».

Coinvolgere gli operatori

Se dal lato tecnico si stanno compiendo importanti passi avanti anche per quanto riguarda le allerte, resta ancora parecchio da fare dal lato «pratico». Oggi, ad esempio, MeteoSvizzera usa i propri canali per diffondere le allerte, come l’applicazione sul telefonino e la comunicazione ai media. Ma non ha la possibilità di imporre a un canale esterno di diffondere gli avvisi di emergenza. Una procedura, dunque, non ancora capillare. Tuttavia, la Confederazione sta studiando il modo di potenziare il sistema di diffusione delle allerte alla popolazione. Settimana scorsa, ad esempio, il Consiglio federale ha approvato un progetto del Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport che permetterà di distribuire gli avvisi d’emergenza tramite i vari operatori telefonici. In questo modo, tutte le persone che si trovano in una determinata area potranno ricevere brevi messaggi di testo direttamente sui propri cellulari.