Sanità

«Punite» Curafutura e Santésuisse, una sola voce per le casse malati

Terremoto nel settore dell’assicurazione malattia: 13 grossi istituti lasciano le due organizzazioni mantello per fondarne una nuova - Fatali i continui dissensi nel settore e il mancato riavvicinamento – Boyer (Groupe Mutuel): «Per essere credibili dobbiamo essere uniti»
Giovanni Galli
20.06.2024 20:15

Lo scisma è durato undici anni. Dall’anno prossimo gli assicuratori malattia torneranno a parlare con una sola voce. Santésuisse e Curafutura non saranno più i rappresentanti delle casse malati in sede politica. Stanchi delle guerre intestine che minavano la credibilità del settore, 13 fra i principali istituti – insieme rappresentano più del 90% degli assicurati – hanno deciso di togliere la spina alle due organizzazioni di categoria e di crearne una nuova. Nome, statuti e dirigenti devono ancora essere definiti. L’attività inizierà nel 2025.

La comunicazione è stata affidata a due membri «ribelli»: la KPT, che già l’anno scorso aveva annunciato di lasciare Curafutura entro la fine del 2024, e il Groupe Mutuel, che in marzo aveva minacciato di abbandonare Santésuisse. La nuova associazione dice di voler porre fine all’attuale duopolio e rafforzare così la rappresentanza degli interessi del settore delle assicurazioni malattia. I tredici istituti interessati sono da una parte Assura, Atupri, Concordia, EGK, Groupe Mutuel, ÖKK, SWICA, Sympany e Visana (membri di Santésuisse) e dall’altra CSS, Helsana e Sanitas, che nel 2013 avevano deciso di fondare Curafutura, in disaccordo con la linea dell’associazione mantello (il primo a presiederla era stato Ignazio Cassis, allora consigliere nazionale), poi raggiunte da KPT.

Più impatto politico

Lo scopo è di unire il settore e di creare «una base equilibrata e ampia» per i suoi interessi. Con questa nuova associazione di categoria, gli assicuratori malattia uniscono le loro forze a favore di un sistema sanitario sostenibile, finanziabile, di alta qualità e incentrato sui pazienti, e promuovono un dialogo costruttivo, affermano i promotori, convinti che «questa alleanza aumenterà l’impatto a livello politico e la credibilità del settore e consentirà di rappresentare in modo unitario gli interessi di chi paga i premi. L’adesione è aperta ad altri assicuratori malattia (le casse malati attive nel Paese sono 39).

Divergenze profonde

Le divergenze erano note e anche il fastidio, espresso da diversi politici, per la mancanza di unità fra gli assicuratori. Santésuisse e Curafutura erano in disaccordo su molti temi cruciali, da alcuni aspetti della riforma EFAS per un finanziamento uniforme delle prestazioni ambulatoriali e stazionarie (si voterà probabilmente in novembre) al nuovo tariffario medico , che dovrà entrare in vigore nel 2026, alla posizione sull’iniziativa popolare del 9 giugno sul freno ai costi. Un contesto problematico aggravato dalle divergenze fra i due direttori, Verena Nold (Santésuisse) e Pius Zängerle. Secondo il direttore di KPT Thomas Harnischberg, intervistato dalla NZZ, la disputa sul tariffario è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. «Il fatto che le associazioni non siano riuscite a trovare una posizione comuneha suscitato incomprensione sia tra la popolazione sia in politica».

«Dobbiamo unirci per parlare finalmente con una sola voce», dichiara da parte sua al CdT il direttore del Groupe Mutuel Thomas Boyer. «Così non si poteva più andare avanti, perché le continue divergenze minano la credibilità della branca in un momento in cui, invece, bisogna essere in grado di trovare compromessi con gli altri attori della sanità per riformare il sistema. Questa operazione richiede azioni forti e concertate. Per essere credibili bisogna essere uniti». Sono stati fatti tentativi per avvicinare le due associazioni, che negli ultimi due anni hanno pure rinnovato le loro rispettive presidenze con l’ex consigliere nazionale del Centro Martin Landolt alla testa di Santésuisse e il suo collega di partito Konrad Graber al vertice di Curafutura. Ma il riavvicinamento è fallito. Che cosa cambierebbe in concreto dal momento che gli attori sullo sfondo sono sempre gli stessi? «Il fatto che ci sia una sola organizzazione non significa che non esisteranno più divergenze fra gli assicuratori. Ma una volta che si prenderà una decisione sarà quella e verrà difesa da tutti in sede politica», sottolinea Boyer.

E adesso?

Fino a fine anno Curafutura e Santésuisse continueranno nella forma attuale. Dopo la decisione sul tariffario occorre ora svolgere un ampio lavoro di coordinamento per poter sostituire il TARMED il 1. gennaio 2026, spiega Curafutura. Inoltre, l’associazione mantello dice che sarà coinvolta nell’Alleanza Pro EFAS per una campagna a favore del sì al finanziamento uniforme e che si batterà per l’adozione di misure efficaci nel secondo pacchetto di contenimento dei costi.

Secondo i promotori della nuova associazione, il nuovo corso offrirà prospettive interessanti anche ai collaboratori e alle collaboratrici delle due associazioni attuali. Se Curaffutura conta solo 16 collaboratori, Santésuisse ne ha ben 200, perché oltre ad occuparsi della parte politica gestisce per conto degli assicuratori le società Tarifsuisse (che negozia le tariffe nell’assicurazione di base) e Sasis (che fornisce una serie di prodotti), nonché la Federazione svizzera per i compiti comuni degli assicuratori. Queste società continueranno la loro attività.

«Non spariremo»

Da parte sua, sia i medici (FMH) sia la stessa Santésuisse si dicono soddisfatti che il settore torni a parlare con una sola voce. L’associazione mantello degli assicuratori appoggia pienamente la fondazione della nuova federazione, ha dichiarato all’agenzia Keystone-ATS la direttrice Verena Nold. Avere due associazioni non è mai stato utile a livello politico, e sono ripetutamente stati compiuti sforzi per una riunificazione. Santésuisse non sparirà né confluirà nella nuova entità: solo la divisione Comunicazione e politica verrà condivisa. Tutte le altre attività saranno mantenute.

Non è ancora noto chi guiderà la nuova entità. Per Harnischberg serve qualcuno capace di parlare con tutti e che cerca il consenso. Boyer precisa che gli attuali dirigenti non giocheranno un ruolo e che si procederà un rinnovamento.