Quando Andreas Meyer fu dichiarato persona non grata
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Oggi dimissionario, Andreas Meyer è stato in prima linea anche nella esplosiva questione delle Officine FFS di Bellinzona, sia durante lo sciopero del 2008 sia a seguire, alle prime battute delle famosa tavola rotonda voluta per discutere il futuro dello stabilimento e poi nelle trattative per il «trasloco» a Castione, effettivamente sancito d’intesa con Cantone e Città e previsto entro il 2024 con la relativa riconversione della sede nella Turrita, un progetto da 360 milioni di franchi. Memorabile l’accoglienza che Ivan Cozzaglio riservò al CEO delle FFS quando giunse a Biasca in quel marzo 2008 politicamente torrido per l’ennesima tornata di discussioni: ‘Lei qui è persona non grata’. «Quella frase non era preparata, mi rivolsi a lui in quella maniera perché mi aveva fatto uno sgarbo – ricorda al CdT Ivan Cozzaglio, dipendente delle Officine, allora tra i trascinatori dello sciopero e oggi presidente della Commissione del personale – Al suo arrivo a Biasca io lo aspettavo per accoglierlo nella mia veste di vicesindaco e regalargli un libro ma lui mi dribblò fingendo di non vedermi». Fu in quel momento che Cozzaglio andò su tutte le furie e, anziché mordersi la lingua, si rivolse al suo capo supremo con quella frase che in pochi hanno dimenticato. Da allora «si ricorda sempre molto bene di me» spiega col sorriso precisando che a quanto pare tutto era comunque stato frutto di un malinteso, perché il direttore non conosceva il ruolo anche istituzionale del suo interlocutore, che appunto era allora vicesindaco di Biasca. Ma perché, tra le tante riunioni, quella si tenne proprio nel borgo della Riviera? «Era stata una nostra scelta strategica perché la località era già notoriamente un terreno a loro ostile, non pensavamo avrebbero accettato la proposta, e invece risposero positivamente arrivando qui abbastanza sprovveduti, con operai e anche cittadini pronti a contestarli all’esterno del casa comunale sede dell’incontro».
Passando dall’aneddoto alla questione delle Officine in sé, lei come commenta il ruolo giocato da Andreas Meyer in questi anni molto convulsi? «Ha subito lo smacco dello sciopero quindi non ci vedeva di buono occhio a ha probabilmente conservato dei pregiudizi nei confronti di Bellinzona, tanto da aspettare il momento buono per darci la spallata finale – risponde Ivan Cozzaglio – Quindi avremmo preferito una partenza già un paio di anni fa, prima che si discutesse in maniera completa il futuro dello stabilimento di Castione, e affinché si potesse sviluppare un progetto con contenuti più importanti». E aggiunge: «L’impressione è che il dente avvelenato nei confronti di Bellinzona sia rimasto, e che quindi anche per questo motivo abbiamo raccolto meno di quanto avremmo potuto ottenere discutendo con una nuova direzione». E ora cosa cambia? «Per noi credo cambi poco perché la questione è oramai instradata – risponde Cozzaglio – Questo a meno che non intervengano poi cambiamenti strategici a livello superiore, nel momento in cui subentrerà la nuova direzione». Più concretamente cosa potrebbe accadere? «L’attualità sta dimostrando l’esistenza di un grande bisogno di manutenzione pesante in ambito ferroviario motivo per cui la futura Officina di Castione potrebbe assumere un ruolo più importante: questo non sarebbe stato possibile con Andreas Mayer, perché per lui avrebbe significato smentire se stesso, ma è vero anche che per permettere questo cambio di passo occorrerà un segnale più forte e coraggioso da parte della politica ticinese».
![30 marzo 2008: una delle manifestazioni pro-Officine più frequentate di quei 33 giorni di lotta. (Foto Archivio CdT)](https://www.cdt.ch/binrepository/1200x795/0c0/0d0/none/798450/DGQS/000966835000967103_910397_20190904135841.jpg)
![Il comitato di sciopero durante i giorni più caldi per le Officine FFS di Bellinzona: Ivan Cozzaglio è il primo a destra. (Foto Archivio CdT)](https://www.cdt.ch/binrepository/1200x899/0c0/0d0/none/798450/YWDE/000973088000973402_910965_20190904135842.jpg)