Il caso

Quando la naturalizzazione passa da lupi, raclette e AVS

Fa discutere Oltralpe il caso di una giovane kosovara la cui richiesta è stata respinta per ben tre volte - Ecco alcuni degli episodi più discussi - In Ticino un’iniziativa parlamentare di Raoul Ghisletta chiede di spostare la competenza decisionale dal Legislativo ai Municipi
© CdT/ Chiara Zocchetti
Nico Nonella
11.05.2021 06:00

La raclette, i lupi di Goldau, i capuns e ora anche l’AVS. Negli ultimi anni la via per ottenere la cittadinanza svizzera si è rivelata decisamente tortuosa per diversi candidati perfettamente integrati. L’ultimo caso è stato raccontato negli scorsi giorni dal Tages Anzeiger e ha come protagonista la 33.enne kosovara Yllka Gashi. Domiciliata a Hochdorf (LU) da quando aveva 10 anni, Gashi aveva provato a diventare svizzera una prima volta a 18, ma aveva fallito a causa di un’infrazione per eccesso di velocità. Poco male, avrà pensato. Ci riprovo. Il primo tentativo, a 22 anni, non era però andato a buon fine e a nulla le era valso un ricorso fino al tribunale federale (TF). Miglior sorte non aveva avuto neppure il terzo colloquio: i commissari le avevano posto domande su piatti, lavori e strumenti tipici svizzeri. Alla giovane era pure stato chiesto quale fosse la più antica assicurazione sociale svizzera e in che modo questa, l’AVS, possa essere risanata. La commissione aveva inoltre ritenuto che la giovane, allora impegnata in uno stage al Tribunale penale internazionale, non avesse il centro dei suoi interessi a Hochdorf. A quel punto la ragazza aveva inoltrato e vinto un ricorso al Consiglio di Stato.

Inflessibilità svittese

Negli anni passati erano balzati agli onori della cronaca d’Oltralpe diversi episodi controversi. Nel gennaio 2020 il TF aveva dato ragione a un italiano residente nella Confederazione da 30 anni la cui domanda era stata bocciata dalla commissione delle naturalizzazioni di Arth (SZ) poiché ignorava il fatto che lupi e orsi del parco naturale di Goldau condividono lo stesso recinto. Nel 2018 un cittadino inglese domiciliato a Freienbach (SZ) si era visto rifiutare la naturalizzazione poiché sapeva troppo poco di raclette e capuns, tradizionale piatto grigionese. Nell’aprile del 2017, invece, il comune di Buchs (AG) aveva negato la naturalizzazione a una 25.enne di origine turca nata e cresciuta in città in quanto aveva citato lo sci come sport tipico svizzero. I commissari avrebbero preferito sentire risposte come «la lotta svizzera» o «l’Hornussen». La giovane si era rivolta ai media e aveva ottenuto ragione dopo lunghe polemiche. Aveva pure dovuto ricorrere al TF anche una 60.enne irachena, da 20 anni domiciliata a Ingenbohl (SZ), che nel 2017 si era vista rifiutare la cittadinanza comunale in quanto «troppo insicura» nel rispondere alle domande. A pesare, i 204 «äh» («ehm») che le erano sfuggiti durante l’audizione. I giudici di Mon Repos avevano accolto il suo ricorso e bacchettato i commissari.

«Decida l’Esecutivo»

Tra le domande più bizzarre citate in un recente articolo della Basler Zeitung compaiono anche le seguenti: il terzo confederato sul Grütli portava l’orecchino a destra o sinistra? Come si chiamano i pompieri del vostro Comune? Negli anni passati, anche in Ticino si è spesso discusso sulla severità delle domande: «Ovviamente vanno calibrate cum grano salis», afferma la deputata dell’UDC Lara Filippini, per due legislature nella vecchia Commissione petizioni. «In quel periodo ho potuto notare come quesiti posti da alcuni Comuni fossero troppo banali, mentre altri erano giustamente specifici e pensati per capire la reale volontà del candidato di far parte della vita civica». Dal 2018, con l’entrata in vigore di una serie di modifiche della Legge sulla cittadinanza ticinese e sull’attinenza comunale, il candidato deve sostenere un esame cantonale. Il problema, rileva il deputato socialista Raoul Ghisletta, è però un altro: «La decisione viene presa in Consiglio Comunale dove però, per motivi di privacy, non si può discutere dei singoli casi e in alcuni casi si arriva alla bocciatura di una candidatura senza che vengano indicati i motivi». Anche per questo motivo, il 22 giugno 2020 Ghisletta ha presentato un’iniziativa parlamentare - discussa ieri in Commissione giustizia e diritti - che propone di alleggerire i Legislativi comunali («Oberati da messaggi per la naturalizzazione. A Lugano sono 200-300 all’anno»), conferendo la decisione relativa alla concessione dell’attinenza comunale al Municipio. Quest’ultimo deciderebbe sulla base del preavviso di una Commissione interpartitica che «valuterà l‘integrazione dei candidati e il Municipio dovrà motivare la scelta finale».