Scarseggiano le materie prime: la crisi non risparmia la carta

Anche la carta ha le sue leggi e come ogni bene di consumo risponde a logiche di mercato. Così, per esempio, si scopre che quella destinata ai prodotti per l’igiene è più redditizia di quella destinata alla tipografia.
Questo per dire cosa? Che la cosiddetta crisi delle materie prime non risparmia nessuno. Al pari di gas, acciaio e legno, anche la carta sta subendo i medesimi contraccolpi di un mercato che in poco tempo ha visto la sua produzione diminuire, in taluni casi fermarsi, e poi ripartire repentinamente a fronte di una domanda in netta crescita.
Una situazione che nella pratica si è tradotta, quasi ovunque, con un rincaro delle materie prime e una maggiore difficoltà nella reperibilità delle stesse.
Una riflessione
«La situazione impone una riflessione sulle abitudini dell’industria grafica», commenta al Corriere del Ticino Stefano Gazzaniga, direttore di Viscom Ticino.
L’associazione padronale svizzera dell’industria grafica ieri ha pubblicato una nota stampa in cui affronta il tema. «Nel corso del 2021 il mercato della carta ha subito due distinti rincari per un aumento complessivo tra l’8 e il 10%. Dal primo novembre, poi, si prevede un ulteriore aumento del prezzo del 5%».
Tra le cause indicate – citiamo – «c’è la difficoltà, riscontrata dalla seconda metà dell’anno di reperire materie prime quali legno, cellulosa e carta riciclata». All’aumento dei prezzi, poi, è seguito anche un secondo grave problema, riguardante la reperibilità della merce e l’aumento dei tempi di consegna: «Le tipografie», continua Gazzaniga, «parlano di tempi di attesa tra le 8 e le 15 settimane. Per alcune carte speciali la consegna è stata posticipata addirittura a 22 settimane».
Una situazione definita «preoccupante» che impone alle tipografie commerciali un profondo ripensamento dell’attività: «A causa dei problemi sulle tempistiche di consegna, raccomandiamo ai nostri affiliati di prendere contatto con i clienti, di sensibilizzarli ed eventualmente di valutare l’utilizzo di carte alternative, magari più leggere, meno care e più reperibili».
I costi del materiale e della spedizione possono essere infatti ridotti passando a una carta di volume più leggero. «Questa poterebbe essere una valida alternativa per il cliente finale», prosegue Gazzaniga. Il messaggio che deve passare, comunque, è quello della pianificazione: «I clienti devono capire che non possono più presentarsi in tipografia all’ultimo minuto. Questo modo di lavorare, oramai, è stato superato dagli eventi». Sia chiaro, premette Gazzaniga, «questo problema tocca solamente le grandi produzioni. Per la cosiddetta “carta da magazzino” la questione al momento non si pone».
Un cambio epocale
Una strategia che la ditta Fratelli Roda - attiva nel settore della cartotecnica con la produzione di imballaggi di cartone principalmente per la farmaceutica e il nutrizionale - ha fatto propria oramai da mesi: «Il cambiamento registrato nel settore è stato epocale», spiega il direttore Marco Roda. «Le modalità di lavoro sono completamente cambiate. I nostri clienti erano soliti darci tempi di consegna di tre settimane e noi tranquillamente riuscivamo a rispondere agli ordini». Oggi, i termini di consegna della materia prima da parte delle cartiere sono stati spostati a 3 mesi. In alcuni casi a 6 mesi, mentre una volta, un tempo lungo, era di 1 mese. «Chiaramente parliamo di clienti medio grandi, con i piccoli che richiedono pochi quantitativi si riesce sempre a trovare una soluzione. Il problema nasce con i grossi ordini», spiega Roda. Per questo motivo, l’azienda sta cercando di pianificare il più possibile quelle che saranno le richieste dei clienti sull’arco di tutto l’anno. «Se non ci muoviamo per tempo tutto diventa più complicato e oneroso».
Cresce il prezzo finale
Più oneroso, torniamo allora un istante al tema del rincaro. Nel caso del cartone grezzo, ci spiega ancora Roda, l’aumento è stato addirittura del 20%. «L’energia impiegata per produrre il cartone è maggiore rispetto a quella per la carta e questo si ripercuote sul prezzo finale del prodotto».
Guardando al futuro, poi, non si intravedono soluzioni rapide. «Bisogna prevedere un budget più elevato per i costi aggiuntivi», commenta Gazzaniga. L’instabilità dei prezzi, insomma, proseguirà anche nel 2022 con una previsione sul rincaro stimata tra il 10 e il 25%. «Se il costo della carta incide nella misura del 40% sul prodotto finale, il cliente dovrà attendersi un rincaro sul presso finale tra il 5% e il 12%».
Di giorno in giorno
Sul fronte rincaro poi c’è un altro aspetto che le tipografie stanno monitorando con particolare attenzione, ovvero le garanzie sui prezzi. «I fornitori oggi non vanno oltre i tre mesi, addirittura su alcune tipologie di carta fissano il prezzo giornalmente in base all’andamento di mercato», spiega Gazzaniga.
Pragmatica, a questo proposito, è stata la risposta dei Fratelli Roda: «Abbiamo avuto la fortuna e la capacità di prevedere questa situazione, creando delle scorte. Oggi però le cartiere di fronte a grossi quantitativi richiesti evidentemente per fare stock, rispondono picche». Altri addirittura hanno fissato il costo della carta al momento della consegna.
«Sale e scende come la benzina, ma questa volta è grave»
«La carta è un po’ come la benzina, sale e scende. Questa volta però il problema da subito ci è apparso più serio». A parlare è Raoul Fontana, titolare di Fontana Print. «Il rincaro della carta annunciato da inizio anno dai fornitori nel nostro caso si aggira attorno al 16%». Di qui il primo grande problema con cui l’imprenditore si trova confrontato: «Dovere comunicare ai propri clienti questi aumenti e in qualche modo recuperare il costo della materia prima». In tipografia, però, spiega Fontana, ci sono diversi contratti a lunga scadenza, a volte il prezzo della carta può essere adeguato, a volte no. «Le piccole variazioni di prezzo solitamente vengono assorbite dalla tipografia, qui invece l’entità è piuttosto importante. Una soluzione con il cliente finale andrà trovata, altrimenti sei destinato a registrare delle perdite e quindi anche chiudere». Fontana non esclude infatti che sul mercato svizzero questo aumento porterà alla chiusura di alcune tipografie.
C’è poi un secondo grande problema. «Nel corso dell’ultimo decennio le cartiere hanno fatto registrare, nella maggior parte dei casi, delle forti perdite a causa della concorrenza interna. Basti pensare che oggi in Svizzera ne rimane attiva solamente una». Questo per dire cosa? «Che oggi a dettare il mercato sono poche cartiere del nord». Una situazione di quasi monopolio che si riflette sul prezzo della carta. «Non è un segreto che i fermi macchina pianificati dai produttori di carta in questi mesi stanno avendo un impatto molto maggiore sull’equilibrio della domanda e dell’offerta rispetto al passato».
Non da ultimo, commenta ancora Fontana, c’è un aspetto legato alla ripresa dei consumi, e quindi degli ordinativi, che sta mettendo in difficoltà le produzioni, in questo caso anche della filiera della carta. «Questi elementi hanno fatto schizzare alle stelle il prezzo della carta».
«Una difficoltà in più anche per gli editori»
Anche Stefano Soldati, presidente di Viscom e direttore del Centro Stampa Ticino SA, guarda con preoccupazione al fenomeno. «I maggiori costi delle materie prime si riverseranno sugli editori, i quali nel 2022 saranno già confrontati con maggiori costi per la distribuzione postale. Oltretutto, non avranno nemmeno più a disposizione gli aiuti straordinari oggi previsti per la pandemia, i quali scadranno il 31 dicembre. Senza dimenticare che sullo sfondo c’è il referendum sul pacchetto federale di sostegno ai media». Insomma, conclude Soldati, «tutto ciò mi fa dire che saranno tempi complicati per gli editori svizzeri, e quindi la politica dovrebbe chinarsi su questo importante tema».