Se gli scioperi complicano i viaggi degli svizzeri
Ci siamo appena lasciati alle spalle le vacanze pasquali, con tanto di code chilometriche e, novità, proteste di Renovate Switzerland al grido «il Consiglio federale dichiari l’emergenza climatica». I disagi, per chi viaggia, non sono tuttavia terminati. A maggior ragione se pensiamo che ieri, venerdì, sono iniziate le cosiddette vacanze primaverili nel Canton Zurigo, il più popoloso della Svizzera, mentre gli abitanti di altri Cantoni si preparano al rientro dopo un po’ di svago e relax lontano da casa. I piani di molti, però, a questo giro sono stati messi a dura prova dai tormenti, chiamiamoli così, dei Paesi a noi vicini. Dallo sciopero generale in Italia, ieri, al grande sciopero delle ferrovie, cui si sono aggiunti diversi aeroporti, in Germania. Mobilitazioni che, inevitabilmente, hanno toccato e toccano anche la Confederazione.
Chi incrocia le braccia
Il settore dei trasporti, insomma, è in subbuglio. Venerdì mattina, in Germania, praticamente non circolavano treni. Tant’è che le FFS, le Ferrovie federali svizzere, hanno perfino sconsigliato di scegliere i nostri vicini quale meta di viaggio. In aria, addirittura, le braccia dei lavoratori hanno iniziato a incrociarsi già giovedì, con diversi aeroporti in sciopero che, appunto, hanno costretto ai salti mortali anche i nostri scali
In Italia, dicevamo, ieri è stato proclamato uno sciopero generale indetto dal sindacato CUB per l’intera giornata in tutti i settori pubblici e privati. Lo sciopero ha riguardato autobus, metropolitane, aeroporti, traghetti e caselli autostradali.
In Francia, infine, oggi e domani a scioperare saranno i dipendenti della compagnia aerea Vueling.
E in Svizzera?
La Svizzera, dunque, è circondata da Paesi in sciopero. Non solo in questi giorni, ma spesso. E, altrettanto spesso, in periodi che coincidono con le vacanze. Tornando alla Francia, l’Esagono da mesi è attraversato da moti di protesta e scioperi legati alla discussa, discutibile e comunque criticatissima riforma delle pensioni promossa dal presidente Emmanuel Macron.
In Germania, alla fine di marzo, era già stato organizzato uno sciopero su larga scala nel settore dei trasporti. Dovessero fallire le discussioni circa un nuovo accordo collettivo, le imprese ferroviarie potrebbero provocare ulteriori disagi. In Austria, ancora, le ferrovie avevano incrociato le braccia in novembre.
In Svizzera, gli scioperi sono – ad oggi – una rarità. Ma anche all’interno dei confini della Confederazione la situazione è tutto fuorché rosea e la parola, sciopero appunto, è oramai parte del vocabolario nelle discussioni attorno al lavoro. I piloti aerei e il personale di cabina, ad esempio, avevano minacciato di incrociare le braccia nell’ambito delle negoziazioni per un nuovo contratto collettivo.
Il cuore dell’Europa, dunque, è profondamente colpito dalle tensioni fra lavoratori e datori di lavoro. Nel caso dei trasporti, queste tensioni si traducono in servizi non sempre puntuali e affidabili.
Fra pandemia e inflazione
Tornando alle tensioni, il divario fra le richieste di lavoratori e datori di lavoro, in questi anni, è cresciuto. I primi avanzano pretese di miglioramento: i ferrovieri tedeschi, per dire, vorrebbero almeno 650 euro in più in busta paga ogni mese o redditi più alti del 12%. Fronte aerei, il personale di cabina in Svizzera era riuscito a strappare un +18% a livello di salario: ma quell’accordo, infine, è saltato.
È evidente, tuttavia, che la pandemia ha giocato un ruolo. Durante le fasi più acute del COVID, infatti, il settore dei trasporti era stato fortemente colpito fra licenziamenti e riduzioni di salario. L’evoluzione degli stipendi, usciti dall’emergenza, è stata ben al di sotto dell’inflazione.