Berna

Se il sistema di voto elettronico in aula si guasta, sì al voto per alzata di mano

Lo ha deciso oggi la stessa Camera del popolo approvando all'unanimità una modifica del proprio regolamento
©PETER KLAUNZER
Ats
19.03.2025 11:56

In caso di guasto dei dispositivi elettronici di voto, i consiglieri nazionali devono nuovamente poter votare per alzata di mano, ossia senza appello nominale. Lo ha deciso oggi la stessa Camera del popolo approvando all'unanimità una modifica del proprio regolamento.

La proposta è stata depositata in seguito al guasto verificatosi durante la sessione speciale del 2024, ha spiegato Roland Büchel (UDC/SG) a nome dell'Ufficio del Nazionale, all'origine dell'atto parlamentare. «La possibilità di votare senza appello nominale - possibilità esistente fino alla sessione invernale 2018 in caso di problemi, ndr. - renderebbe più agevole la continuazione dei lavori della Camera qualora i dispositivi di voto fossero fuori uso per un periodo di tempo prolungato».

Al fine di garantire anche in futuro la trasparenza del voto, ha proseguito il sangallese, la votazione per appello nominale sarebbe sempre possibile a condizione che 30 membri del consiglio accolgano una mozione d'ordine in tal senso. Per l'Assemblea federale il quorum è di 40 deputati.

Visto che l'oggetto non concerne direttamente il Consiglio degli Stati, l'approvazione dei «senatori» non è richiesta. Il dossier è così pronto per le votazioni finali.

Il Nazionale ha invece respinto (115 voti a 67 e 2 astenuti) una mozione di Martine Docourt (PS/NE) che chiedeva di istituire una piattaforma digitale per la corrispondenza tra i lobbisti e i deputati. Se la partecipazione a tale piattaforma sarebbe volontaria è improbabile che tutti i lobbisti siano disposti a utilizzarla. Vi sarebbe quindi il pericolo che questa sia incompleta e finisca per portare a doppioni, ha spiegato Büchel. Se il suo utilizzo sarebbe obbligatorio, sorgerebbe invece un problema legato alla libertà di opinione e di associazione oltre che di protezione della sfera privata.

«No» (115 voti a 68 e una astensione) anche alla proposta di Andreas Glarner (UDC/AG) che voleva ridurre le indennità versate ai parlamentari per assenze volontarie quali interruzione dell'attività e vacanze già a partire da 14 giorni (oggi l'annualità è ridotta quando l'assenza supera un trimestre). L'Ufficio ritiene che un controllo delle assenze al di fuori delle sessioni sia inattuabile, ha detto il suo relatore Benjamin Roduit (Centro/VS). La proposta mal si addice inoltre a un parlamento di milizia come il nostro ed è contraria alla natura stessa del concetto di forfait.