Sentenza CEDU, aspre critiche al Consiglio federale
Le Anziane per il clima, Verdi e organizzazioni per i diritti umani hanno reagito con grande indignazione alla presa di posizione del Consiglio federale sulla sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU). Accusano il governo di minare e addirittura attaccare i diritti umani.
«Terremo d'occhio attentamente il Consiglio federale», scrive la presidente dei Verdi, Lisa Mazzone, in una nota. Il governo, ha aggiunto, deve compiere progressi in materia di protezione del clima e chiedere finalmente conto anche alla piazza finanziaria e all'amministrazione pubblica.
Le Anziane per il clima, cui la CEDU aveva dato ragione in aprile, in un comunicato congiunto con Greenpeace Svizzera affermano che l'esecutivo non rispetta gli standard richiesti dalla CEDU per una protezione del clima conforme ai diritti umani. La sentenza - proseguono - non viene applicata e la violazione dei diritti umani continua ad esistere.
La chiusura della lacuna normativa nella legge sul CO2 e nella nuova legge sull'elettricità non basteranno per porre rimedio a questa violazione, prosegue la nota, in cui si critica inoltre il governo per non aver finora presentato alcun dato concreto su un budget nazionale delle emissioni di CO2.
Per Amnesty International il Consiglio federale non si assume pienamente la propria responsabilità riguardo alla protezione del clima. Ignorando una sentenza storica della CEDU ne compromette l'autorità e non rispetta i diritti delle persone che, in Svizzera, sono maggiormente colpite dalle conseguenze del cambiamento climatico«. Le tre organizzazioni rimproverano inoltre al governo di non aver presentato alcuna spiegazione comprensibile per giustificare la sua posizione.
Per Tarek Naguib, coordinatore della Piattaforma delle ONG svizzere per i diritti umani che riunisce un centinaio di organizzazioni non governative, con la dichiarazione odierna il Consiglio federale è venuto meno a un impegno forte e inequivocabile nei confronti del sistema internazionale di protezione dei diritti umani come parte integrante dello Stato di diritto svizzero e ha omesso di invitare il parlamento a schierarsi compatto a favore dei diritti umani come fondamento della nostra democrazia. »Con questo atteggiamento - afferma - la Svizzera sta diventando sempre più inaffidabile nella sua spesso decantata funzione di modello«.
Stefan Manser, copresidente di Operazione Libero, parla di un indebolimento dei diritti umani e della democrazia. La CEDU fa il suo lavoro e ciò non è mai andato bene a tutti. Con la sua dichiarazione sulla sentenza, il Consiglio federale ha seguito la dichiarazione populista del parlamento, minando così la legittimità della CEDU.
Ciò dimostra quanta influenza abbia acquisito il discorso dell'UDC nonostante il rifiuto dell'iniziativa per l'autodeterminazione nel 2018, prosegue l'associazione che lotta per una Svizzera aperta. Il 24/25 settembre il parlamento deciderà su una mozione sostenuta da rappresentanti del Centro, del PLR e dell'UDC che chiede il ritiro della Svizzera dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali.
In una lettera aperta, Operazione Libero e altre 28 organizzazioni non governative si oppongono a simili interventi parlamentari e chiedono un'azione responsabile da parte dei politici e del governo. La società civile, sostengono, è pronta a difendere la tutela dei diritti umani, come ha dimostrato il chiaro »no« all'iniziativa sull'autodeterminazione.