Lavoro

Smood, in Romandia lo sciopero è servito

I fattorini dell’impresa ginevrina specializzata nelle consegne di cibo a domicilio incrociano le braccia in otto città per rivendicare condizioni di lavoro migliori - Künzler di UNIA: «I problemi sono gli stessi dappertutto» - A seguito delle pressioni, l’azienda ha annunciato aumenti salariali

Tutto è iniziato martedì 2 novembre a Yverdon, poi giorno dopo giorno si sono aggiunte Neuchâtel, Nyon, Sion, Martigny, Losanna, Friburgo e Ginevra. Insomma, nella Svizzera francese la protesta dei dipendenti di Smood è cresciuta sempre di più e nelle città romande alcuni driver (così vengono chiamati i fattorini che portano i piatti cucinati da ristoranti o la spesa fatta a domicilio) hanno deciso di incrociare le braccia. La società di consegna di cibo con sede a Ginevra e attiva nelle tre regioni linguistiche del Paese sta quindi affrontando un’azione di sciopero portata avanti dal sindacato UNIA. E messa sotto pressione, l’azienda ha già annunciato alcuni correttivi e miglioramenti per i propri dipendenti.

Le critiche
Ma andiamo con ordine. «I problemi sono gli stessi dappertutto», dice al CdT Roman Künzler, responsabile logistica e trasporto presso UNIA. I problemi denunciati dal sindacato vanno da salari e compensazioni delle spese giudicati troppo bassi, fino all’amministrazione non trasparente delle mance da parte dell’azienda e alla registrazione inadeguata delle ore di lavoro. Ma non è tutto. Smood ha introdotto un nuovo strumento di programmazione che costringe i lavoratori a registrarsi ogni mattina alle 4 per ricevere il loro programma per la giornata. «È illegale», affermava UNIA: la legge stabilisce chiaramente che gli orari di lavoro devono essere comunicati di solito con due settimane di anticipo. «È assolutamente necessario che Smood si sieda al tavolo delle trattative con una delegazione eletta di lavoratori e UNIA per trovare una soluzione collettiva e portare uno stato di cose conforme alla legge in tutta l’azienda», sottolineava il sindacato in una nota. «È incredibile che la ditta, partner strategica di Migros, non abbia ancora voluto parlare con i propri collaboratori», spiega invece Künzler. «Ed è incredibile che per tentare di parlare con la direzione questi ultimi siano dovuti arrivare allo sciopero».

La replica
Su «Le Temps» Smood, che impiega quasi mille fattorini in tutto il Paese, una settimana fa replicava alle critiche. Secondo la responsabile marketing Luise Kull, «finora non c’è stato alcuno sciopero, ma eventi organizzati da UNIA, che prevede incentivi finanziari per la partecipazione. Nessuno di questi soddisfa i requisiti legali per essere considerato uno sciopero. È una coincidenza? Questo accade in un momento in cui Smood sta per finalizzare un accordo con il sindacato Syndicom, con cui abbiamo lavorato per quasi un anno su un quadro contrattuale per tutto il personale di consegna sotto forma di un contratto collettivo». Smood, inoltre, continua Kull, «pubblica gli orari con trenta giorni di anticipo» e «permette agli autisti di scegliere i loro orari» mentre la concorrenza imporrebbe dei turni dall’alto. Non sarebbe inoltre vero che i collaboratori non ricevono un contributo per coprire i costi dei veicoli usati per lavorare.

Infine, come detto, giorno dopo giorno in diverse città la protesta è comunque montata. E proprio lunedì, la stessa azienda ha annunciato in un comunicato l’intenzione di rivedere i propri salari al rialzo, raggiungendo quota 23 franchi all’ora e aumentando pure i rimborsi per l’utilizzo del veicolo. Una decisione definita da Syndicom come «un passo avanti» a cui però dovrebbero «seguirne altri». Pure UNIA si è detta sollevata dal fatto che l’azienda abbia riconosciuto la necessità di alcuni cambiamenti, ma ha invitato i vertici ad aprire un dialogo diretto con i dipendenti. Se ciò non avverrà, ha ammonito, le pressioni continueranno.