Il caso

Sorveglianza di un dipendente di una moschea ginevrina, «Fu esercitata legalmente»

Il Tribunale amministrativo federale (TAF) ha respinto il ricorso presentato contro la misura, che era soggetta ad autorizzazione
© Shutterstock
Ats
24.04.2025 12:00

La sorveglianza del responsabile della sicurezza della moschea che sorge nel quartiere ginevrino di Petit-Saconnex da parte del Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC, i servizi segreti elvetici) è stata esercitata conformemente al diritto. Il Tribunale amministrativo federale (TAF) ha respinto il ricorso presentato contro la misura, che era soggetta ad autorizzazione. Si tratta della prima decisione della Corte II del TAF in qualità di autorità di appello nei casi previsti dalla Legge federale sulle attività informative (LAIn).

Secondo la sentenza, che risale all'11 aprile ma è stata pubblicata oggi, le condizioni per un tale provvedimento ai sensi della LAIn sono state rispettate. Il SIC ha ottenuto l'autorizzazione del TAF e il via libera del Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport.

Secondo i giudici di San Gallo, la misura era giustificata, anche se il sospetto che il dipendente della moschea fosse «fortemente radicalizzato» e avesse «stretti contatti con persone radicalizzate» che operavano in «ambienti terroristici» non è stato confermato. Il TAF sottolinea che il ruolo del SIC è proprio quello di identificare tempestivamente minacce concrete alla sicurezza interna o esterna della Svizzera.

Il caso risale al 2015, quando diversi media hanno reso pubblica la situazione preoccupante presso la Grande Mosquée a Petit-Saconnex. Alcuni individui che frequentavano il luogo di culto avevano lasciato Ginevra per unirsi a un'organizzazione terroristica all'estero. All'inizio del 2016, in seguito alle polemiche, l'istituzione ha assunto un responsabile della sicurezza. Più tardi, nello stesso anno, la stampa ha rivelato che era sospettato di essersi radicalizzato e che figurava su una lista nera in Francia.

Al fine di chiarire il ruolo di alcune persone ed escludere una minaccia concreta legata ad attività terroristiche, nel settembre del 2017 il SIC ha presentato una richiesta di autorizzazione per una misura di sorveglianza nei confronti del dipendente. I servizi segreti hanno ottenuto retroattivamente, su sei mesi, dati secondari dalle telecomunicazioni per numeri a lui intestati.

Questi dati indicano con chi, quando e da dove la persona interessata era in comunicazione. Il TAF sottolinea che il dipendente della moschea non è stato sottoposto ad ascolto. Nel marzo 2021, al termine dell'operazione, il SIC lo aveva informato di questa misura, consentendogli di presentare ricorso. La sua bocciatura da parte del TAF può essere impugnata presso il Tribunale federale.