Sostenitore dell'ISIS rilasciato, anzi no

Un iracheno, condannato dal Tribunale penale federale (TPF) nel 2017 per i suoi rapporti con l'autoproclamato Stato islamico (ISIS), non sarà per ora liberato dalla detenzione in cui si trova in vista della sua espulsione. Il rilascio, pronunciato dalla giustizia del canton Sciaffusa, è stato bloccato dal Tribunale federale (TF) tramite un provvedimento superprovvisionale.
In questo modo è stata approvata una richiesta depositata dalla Segreteria di Stato della migrazione (SEM). Le parti possono ora presentare le loro osservazioni affinché il TF possa esprimersi definitivamente sulla misura cautelare.
La SEM si è mossa oggi per cercare di stoppare il rilascio dell'iracheno, lo stesso giorno in cui è stata resa nota la sentenza con cui i giudici sciaffusani, a causa di un pasticcio procedurale, ne ordinavano la scarcerazione. Stando a Mon Repos, la richiesta della segreteria è motivata dal fatto che, secondo l'Ufficio federale di polizia (fedpol), l'uomo rappresenta una seria minaccia terroristica.
Il diretto interessato, che ha scontato da tempo la sua pena di tre anni e otto mesi di carcere, aveva presentato ricorso contro l'espulsione. Tale appello non è però ancora stato trattato dal TAF, una lentezza che ha portato a ritardi in tutto l'iter.
Secondo il Tribunale cantonale sciaffusano, mantenere l'iracheno in detenzione in vista dell'espulsione significherebbe superare la durata massima prevista per questa reclusione. Tuttavia, non si può escludere una nuova carcerazione una volta che il TAF si sarà espresso, purché determinate condizioni siano soddisfatte, aggiungevano i giudici.
Lo scorso settembre, l'ufficio cantonale per la migrazione ha ordinato la detenzione dell'uomo per sei mesi in previsione della sua espulsione. Una decisione confermata da tre istanze di giudizio, visto che ci si aspettava che il lasso di tempo fosse sufficiente per procedere con l'allontanamento dalla Svizzera.
A febbraio però, l'ufficio preposto ha optato per prolungare la detenzione di un altro anno. Il tribunale di primo grado gli ha dato ragione, ma quello di appello si è schierato dalla parte del ricorrente. A suo avviso infatti, questa proroga poteva essere giustificata solo se il ritardo nella procedura fosse stato causato dalla mancata collaborazione dell'iracheno, cosa che invece non è accaduta.
L'uomo, che si sposta su una sedia a rotelle a causa di una ferita di guerra ed è noto sui media come «Osamah H.», è arrivato in Svizzera nel 2012 come rifugiato e ha ottenuto l'asilo. Uno status che ha però perso in ragione delle sue azioni per conto dell'ISIS. La sua espulsione è stata sospesa a seguito della condanna ricevuta nel 2017.
Dopo la sentenza è stato rilasciato, in quanto aveva scontato la pena in maniera anticipata. Ha poi vissuto nel canton Sciaffusa, ricevendo l'aiuto sociale. Infine, è tornato nel mirino delle autorità per le sua attività presso la moschea di Neuhausen, considerata un ritrovo di estremisti.