Domande e risposte

Sovranità alimentare, i pro e i contro

La popolazione ticinese si esprimerà sull’inserimento di questo concetto nella Costituzione cantonale - Per i favorevoli «garantirà nel settore agroalimentare prodotti di qualità e sani» - Per i contrari «è un’iniziativa puramente declamatoria e che crea inutile burocrazia»
Nico Nonella
18.05.2021 06:00

Il 13 giugno la popolazione ticinese è chiamata a esprimersi sull’inserimento del principio della «sovranità alimentare» nella Costituzione cantonale. Vediamo di cosa si tratta.

1. Su cosa si andrà a votare?
L’iniziativa propone di inserire una nuova lettera all’articolo 14 della Costituzione cantonale (e dunque nei suoi principi sociali) precisando che il Cantone provvede affinché sia rispettato il principio della sovranità alimentare in quanto ad accessibilità agli alimenti per una dieta variata, alla destinazione d’uso sostenibile del territorio e al diritto dei cittadini di poter decidere del proprio sistema alimentare e produttivo. In buona sostanza, il testo vuole riequilibrare i rapporti di forza tra piccole aziende agricole ticinesi di tipo famigliare e piccoli produttori agricoli da un lato e grandi aziende agricole d’oltreconfine e grandi trasformatori e distributori dall’altro. Mira inoltre ad avvicinare il consumatore e il produttore, promuovere le filiere corte e locali, estendere i progetti pilota di mense a km zero, promuovere progetti di recupero di terreni marginali, accrescere il grado di auto-approvvigionamento e infine a migliorare le condizioni di lavoro e il reddito dei contadini.

2. Chi ha proposto questa modifica costituzionale?
La proposta è contenuta nell’iniziativa parlamentare elaborata del 19 febbraio 2018 del deputato del partito comunista Massimiliano Ay «Modifica dell’art. 14 della Costituzione cantonale: la sovranità alimentare del Canton Ticino». L’iniziativa è stata approvata dal Gran Consiglio il 19 ottobre 2020 con 52 voti favorevoli, 18 contrari e 5 astenuti.

3. La Costituzione svizzera prevede già questo principio?
No. A livello federale, un’analoga proposta è stata votata e respinta dal popolo il 16 marzo 2018 con il 68,4% di voti contrari. Lanciata nel settembre del 2014 da un’alleanza di sinistra guidata dal sindacato dei contadini romando Uniterre, l’iniziativa - denominata «Per la sovranità alimentare. L’agricoltura riguarda noi tutti» - proponeva un programma in dieci punti per mettere in atto un’agricoltura locale diversificata e sostenibile, capace di offrire lavoro e buone condizioni salariali. La Confederazione avrebbe dovuto provvedere «affinché l’approvvigionamento in derrate alimentari indigene e in alimenti per animali sia preponderante e la loro produzione preservi le risorse naturali».

4. Quali sono le motivazioni dei favorevoli?
A dire sì è un comitato interpartitico del quale fanno parte Partito comunista, Partito socialista, Verdi, Lega e PPD. Il sostegno è dunque trasversale. Per il comitato, «la sovranità alimentare è il diritto ad alimenti nutritivi e culturalmente adeguati, accessibili, di prossimità, prodotti in forma sostenibile ed ecologica, come pure il diritto di poter decidere il proprio sistema alimentare e produttivo». Nel rafforzare la produzione agricola, «la sovranità alimentare assume un ruolo internazionale indicando la strada per favorire una giusta distribuzione delle derrate alimentari e combattere la fame. Riequilibrando i rapporti di forza e il valore aggiunto tra i diversi attori della filiera agroalimentare, si favoriscono condizioni di lavoro più eque e si evitano gli sprechi alimentari». Poi «il nuovo articolo costituzionale non avrà un impatto diretto sull’economia essendo iscritto tra i diritti sociali. La sovranità alimentare mira progressivamente a garantire un alto grado di autoapprovvigionamento e portare sul mercato prodotti sani e di qualità a un prezzo basato sull’alleanza etica fra consumatori e produttori».

5. E cosa sostengono i contrari?
Per i contrari si tratta di un’iniziativa puramente declamatoria che rischia di creare inutile ulteriore burocrazia, regolamentazione e costi sui cittadini.

Per prima cosa, la proposta ricalca l’iniziativa federale di simile tenore bocciata nel 2018. Inoltre, essa «verte in realtà ambiti essenzialmente di competenza federale», come ad esempio «il principio dell’aumento della capacità d’autoapprovvigionamento o la richiesta di accesso ad alimenti sani».

La sovranità alimentare, si legge nell’opuscolo informativo, «è un importante principio già radicato nelle leggi attualmente in vigore. Una nazione come la Svizzera è tuttavia naturalmente orientata all’acquisto dall’estero di parte del suo fabbisogno alimentare. Pretendere l’autarchia alimentare andrebbe peraltro a danno dell’ambiente, segnatamente delle superfici boschive e naturali». Sul piano cantonale, «andrebbero piuttosto evitati ostacoli burocratici che impediscano la produzione e il commercio locale di beni alimentari».