Berna

Uccise la figlia nella foresta, condannata a 18 anni

L'imputata, che ha sempre sostenuto la sua innocenza, aveva fatto ricorso dopo che in prima istanza le era stata inflitta la detenzione a vita
Ats
24.03.2025 16:32

Una donna di 33 anni, accusata di aver ucciso la figlia di otto anni nel febbraio 2022 nella foresta di Könizberg (BE), è stata condannata oggi dal Tribunale cantonale bernese a 18 anni di reclusione. L'imputata, che ha sempre sostenuto la sua innocenza, aveva fatto ricorso dopo che in prima istanza le era stata inflitta la detenzione a vita.

La pena è quindi leggermente più lieve di quella pronunciata in primo grado. «Non ho ucciso mia figlia», ha sottolineato l'imputata 33enne durante l'udienza davanti ai giudici la scorsa settimana. Tuttavia, al pari della corte di prima istanza, il Tribunale cantonale non ha creduto a questa affermazione.

I giudici hanno fatto riferimento anche a un testimone oculare. Un bambino di dodici anni ha indicato di aver visto la madre e la figlia andare nel bosco dove è stata trovata la vittima. Per il tribunale, il suo racconto è stato spontaneo e coerente.

Il ministero pubblico aveva chiesto la conferma della sentenza di primo grado, mentre la difesa aveva chiesto l'assoluzione.

La morte violenta della bimba di otto anni aveva suscitato sgomento all'epoca. Il corpo senza vita fu trovato nella foresta di Könizberg nel febbraio 2022, non lontano da dove viveva con la madre. L'oggi 33enne fu arrestata poco tempo dopo. Stando ai giudici, la madre aveva colpito la figlia con una pietra nel bosco.

Non essendoci elementi evidenti, nell'estate del 2024 il Tribunale regionale di Berna-Mittelland aveva dovuto basarsi su prove indiziarie. Alla fine, però, i vari pezzi del puzzle raccolti avevano portato a emettere un verdetto di colpevolezza inequivocabile per assassinio. Come detto, il Tribunale cantonale oggi si è discostato dalla corte di grado inferiore solo per quanto riguarda l'entità della pena.

Secondo i giudici, è dimostrato che la madre ha attirato la figlia nella foresta con un pretesto, in un piccolo nascondiglio fatto di rami che avevano costruito insieme. Lì, la donna avrebbe colpito la bambina con una grossa pietra. Su quest'ultima sono stati trovati sangue e tre capelli della vittima, oltre a una traccia di DNA della madre.

In ogni caso, secondo i giudici, deve essersi trattato di un movente fortemente egoistico. La madre ha forse ritenuto che sarebbe stato più facile ricostruire una relazione con un partner se non ci fosse stata la figlia. Oppure voleva sbarazzarsi della bambina in quanto la vita da genitore single era faticosa.

La sentenza non è ancora definitiva e può essere impugnata davanti al Tribunale federale.