«Un boomerang l'iniziativa sulle successioni»

Un’imposta federale del 50% sulle successioni e sulle donazioni? Oggi al Nazionale approda l’iniziativa popolare «Per una politica sociale finanziata in modo fiscalmente equo», lanciata dalla Gioventù socialista e detta anche «Iniziativa per il futuro». L’imposta si applicherebbe a chi detiene patrimoni superiori ai 50 milioni di franchi. Il gettito verrebbe poi attribuito per due terzi alla Confederazione e un terzo ai Cantoni, ma la destinazione rimarrebbe vincolata al finanziamento di misure contro la crisi climatica . In concreto, se una persona lascia in eredità 100 milioni, dedotta la franchigia di 50 milioni, i 50 restanti verrebbero tassati con un’aliquota del 50%: per gli eredi l’imposta ammonterebbe a 25 milioni. Il Consiglio federale è contrario perché oltre a ritenere che si faccia già molto per il clima sostiene che l’iniziativa ridurrebbe l’attrattiva della Svizzera come luogo di domicilio, comprometterebbe la continuità della gestione aziendale e intaccherebbe l’autonomia finanziaria dei Cantoni. Secondo le stime, in Svizzera sono circa 2.500 i contribuenti che detengono una sostanza di oltre 50 milioni di franchi. La sostanza complessiva è di 500 miliardi. Il gettito potenziale ammonterebbe a 4,25 miliardi di franchi ma Berna stima che, per evitare questa imposta, tra l’85% e il 98% del sostrato fiscale potrebbe lasciare il Paese, con incassi minimi (si stima fra i 100 e i 650 milioni) per le successioni e, soprattutto, forti perdite a livello di imposte sul reddito e sulla sostanza. «In effetti questa iniziativa è un boomerang», osserva Samuele Vorpe, responsabile del Centro competenze tributarie e giuridiche della Supsi. «Questo effetto ha iniziato a manifestarsi da quando l’iniziativa è stata dichiarata riuscita. Da un lato si nota un calo degli arrivi di persona facoltose, che scelgono l’Italia o altri Stati attrattivi fiscalmente. I contribuenti facoltosi in fuga dal Regno Unito per la fine del regime «res non dom» dal prossimo aprile, difficilmente sceglieranno di stabilirsi in Svizzera. Dall’altro molti residenti stanno valutando di andarsene, perché non vogliono correre rischi, visto che l’iniziativa è applicabile retroattivamente dal giorno della sua approvazione. L’effetto reale, quindi, sarà contrario a quello previsto: ci saranno meno soldi per la lotta al cambiamento del clima e meno entrate ordinarie per la fuga di contribuenti facoltosi. E a chi toccherà pagare la differenza? Al ceto medio». Secondo Vorpe le finalità dell’iniziativa sono legittime ma lo strumento è estremo e non si tiene conto che c’è una concorrenza fiscale internazionale. Gli aspetti problematici, a suo avviso, sono essenzialmente due. Primo: è vero che ci sono altri Stati confinanti con la Svizzera che hanno aliquote importanti ma è altrettanto vero che queste variano a seconda del grado parentela. Nell’iniziativa, invece, non ci sono queste distinzioni e conta solo il passaggio di proprietà. Secondo: oggi abbiamo un sistema di imposte di successione solo cantonale. In passato ci sono già stati tentativi di portare l’imposizione delle successioni e delle donazioni a livello federale ma sono sempre falliti. Questa iniziativa andrebbe quindi a sovrapporsi alle imposte cantonali. Oggi, le successioni fra coniugi sono esenti dappertutto, mentre quelle fra genitori e figli sono imposte solo in alcuni Cantoni.
Come sostiene il Governo, si pone anche un problema di continuità nella gestione aziendale. «L’azienda che vale più di 50 milioni di franchi potrebbe anche essere costretta a chiudere perché per pagare le imposte non c’è la liquidità. Gli attivi sono immobilizzati. Gli eredi devono indebitarsi e far capo alle banche o impegnare il patrimonio privato per pagare l’imposta. La ricchezza accumulata, le attuali imposte sugli utili e il capitale, i posti di lavoro, i dividendi verrebbero azzerati nel giro di poco tempo. Un’aliquota del 50% del patrimonio è insostenibile, in particolare per i figli, che oggi in Ticino, ad esempio, non pagano nulla». Secondo l’economista Reiner Eichenberger, intervistato dalla «NZZ», lo Stato sottrarrebbe metà dell’azienda di famiglia e del patrimonio ogni trent’anni, prima ai genitori, poi ai figli e poi ai nipoti, nonostante in Svizzera ci sia già un’imposta sulla sostanza più alta d’Europa. «Se fossi il consulente di un’azienda di successo e in crescita», rincara Vorpe, «direi ai proprietari di valutare se restare in Svizzera, perché in caso di successione il 50% andrà in imposte. In Austria non ci sono le imposte di successione e donazione. In Italia c’è l’8% massimo. Non solo. Di questi tempi capita di leggere che dal 2026 in Svizzera entrerà probabilmente in vigore un’imposta di successione del 50%. Il risultato è che i potenziali interessati fanno subito retromarcia. L’Italia fa il suo gioco perché ha una flat tax sui Paperoni di 200 mila euro senza dover dichiarare i redditi e i patrimoni esteri. Inoltre, le imposte di successione e donazione sono territoriali, vale a dire che sono pagate solo sui beni presenti in Italia. Se ci sono patrimoni all’estero non si paga nulla».