Berna

Un esercito più rosa nei piani della difesa

La consigliera federale Viola Amherd intende aumentare la presenza femminile nelle forze armate - Stefano Giedemann: «Benvenute le propose, ma l’obiettivo del 10% entro il 2030 rimane ambizioso» - Ryan Pedevilla: «Siamo tra i cantoni più virtuosi»
Entro il 2030 Berna vuole portare la quota femminile nell’esercito al 10%. © keystone/bott
Francesco Pellegrinelli
08.03.2021 22:20

Più donne nell’esercito. Del tema si discute da anni. Questa volta, però, la mossa intrapresa dalla consigliera federale Viola Amherd sembra più decisa del solito: la direttrice del Dipartimento della difesa ha infatti incaricato il Comando dell’esercito di attuare una serie di misure - sviluppate nell’ambito di un gruppo di lavoro da lei istituito - per incrementare la presenza femminile nel corpo militare. L’annuncio della segreteria generale del Dipartimento della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (DDPS) è giunto ieri in occasione della Giornata internazionale della donna.

Lavoro parziale e conciliabilità

In primo luogo, verrà istituito un servizio con l’incarico di coordinare le varie attività nell’ambito della promozione delle donne nelle forze armate. Questo servizio fungerà anche da contatto per tutte le questioni relative alla parità tra uomo e donna. A questo proposito, la consigliera federale Viola Amherd ha ordinato uno studio esterno con l’obiettivo di chiarire la situazione delle donne nell’esercito svizzero. Per incentivare la presenza femminile - la cui quota attualmente si attesta allo 0,9% - il gruppo di lavoro ha proposto un potenziamento della comunicazione. Ma le notivà maggiori riguardano gli aspetti operativi: secondo il rapporto occorre infatti migliorare la conciliabilità tra servizio miliare, formazione e famiglia. Per questo motivo saranno elaborati modelli alternativi di servizio militare, così da rendere possibile il lavoro parziale.

Contro la discriminazione

Più in generale, i quadri dovranno essere in grado di individuare situazioni di sessismo, discriminazione o violenza. Al tema verrà dato maggiore peso nell’ambito dell’istruzione e del perfezionamento dei graduati. Mentre dal profilo logistico, per quanto attiene agli alloggi, ogni ristrutturazione dovrà tenere conto delle esigenze delle donne. I locali dovranno essere inoltre equivalenti a quelli degli uomini.

La situazione in Ticino?

«Ogni anno mediamente sono circa venti le donne che intraprendono la scuola reclute in Ticino», commenta da noi raggiunto Ryan Pedevilla, capo della Sezione del militare e della protezione della popolazione. «Da alcuni anni riscontriamo un discreto interesse da parte del mondo femminile». Alla giornata informativa volontaria mediamente si presentano 170 donne, circa il 10% di quelle raggiunte dalla lettera del Cantone in coincidenza con il diciottesimo anno d’età. Un risultato superiore rispetto a quanto accade negli altri cantoni, forse – spiega il nostro interlocutore – in ragione del fatto che in Ticino la Sezione del militare offre una giornata d’introduzione tutta al femminile (per donne, moderata da donne) in cui vengono presentate tutte le attività della protezione della popolazione: dall’esercito alla protezione civile, dai pompieri ai servizi delle ambulanze.

Il punto debole

A proposito di queste giornate d’orientamento per le donne, il Dipartimento della difesa ieri ha chiarito che non sarà possibile renderle obbligatorie poiché - si legge nella perizia giuridica allegata alla comunicazione - «sarebbe un nuovo dovere civico che richiederebbe un emendamento della Costituzione». Una conclusione condivisa anche dal DDPS, che tuttavia secondo la Società svizzera degli ufficiali (SSU) rappresenta il punto debole del rapporto: «Pur accogliendo positivamente le proposte, notiamo con rammarico che l’importante giornata di orientamento per le donne ancora una volta non riesce a superare l’ostacolo della modifica costituzionale». Forse, commenta da noi raggiunto il vicepresidente della SSU Stefano Giedemann, si poteva sondare il terreno con un altro avvocato costituzionale: «La SSU è consapevole del problema ma avrebbe preferito che un altro legale fosse incaricato di redigere una nuova perizia».

Obiettivo 10%

Dallo 0,9% al 10% di quota femminile nelle forze armate entro il 2030. L’obiettivo dichiarato a giugno dal capo dell’esercito Thomas Süssli pare molto ambizioso, commenta ancora Stefano Giedemann. È chiaro: questo obiettivo non può essere scisso dal tema del reclutamento, che pure è oggetto di un’analisi importante, ma che ancora risponde a canoni non aggiornati. Il numero delle donne che raggiungono la fase del reclutamento è infatti ancora molto ridotto. «È un discorso che abbiamo tentato di affrontare più di una voltacon i vertici dell’esercito. Occorre un ammodernamento, che rispecchi maggiormente le aspettative dei giovani e le reali necessità dell’esercito». In altre parole: nel 2021 il «fisico» nell’esercito non è tutto.