Un Natale meno scintillante: Zurigo si scopre più sobria
Il Governo punta su risparmi e lotta agli sprechi in un inverno, quello alle porte, in cui l’energia potrebbe scarseggiare. L’appello vale per tutti: privati cittadini, economia e Amministrazione pubblica. La più grande città svizzera vuole dare il buon esempio e agire subito. Perché ogni chilowattora di gas o elettricità risparmiato oggi, contribuisce ad alleggerire la pressione sulla fornitura di energia nei mesi invernali. «Il 7 settembre, il Municipio di Zurigo ha deciso di attuare immediatamente una serie di misure di risparmio energetico», spiega Silvia Banfi Frost, delegata per l’energia della Città.
Fra i provvedimenti principali figurano la riduzione dell’illuminazione all’interno e sulle facciate degli edifici pubblici comunali (per quelli storici una decisione sarà probabilmente presa la settimana prossima), la riduzione dell’uso di acqua calda negli uffici e la riduzione della temperatura (-1 grado) dell’acqua e dell’aria in tutte le piscine pubbliche coperte. Inoltre, è previsto di spegnere, dove possibile, le fontane e di ottimizzare le risorse, utilizzando più acqua di sorgente e meno acqua estratta dal lago. Ma si vuole anche ridurre la pulizia esterna dei veicoli aziendali comunali e minimizzare gli spostamenti. Tutto questo mentre l’intera popolazione viene sensibilizzata contro gli sprechi.
Dare il buon esempio
Ma non finisce qui: l’Esecutivo cittadino ora vuole fare ancora di più. «L’attenzione si concentra soprattutto sulla temperatura negli uffici dell’Amministrazione comunale, con una riduzione generale a 19 gradi, e a 15 gradi nelle stanze non utilizzate regolarmente. Una riduzione massima va poi prevista negli edifici e nelle stanze che non hanno bisogno di essere riscaldate, ad esempio garage o magazzini». E ancora: il Municipio propone anche di spegnere in parte l’illuminazione stradale. Una direttiva per l’attuazione immediata di queste misure, che saranno coordinate con il Cantone, dovrebbe essere discussa il prima possibile.
Il potenziale di risparmio
Quanta energia si vuole risparmiare con tutte queste disposizioni? «Non è facile fornire una stima concreta del potenziale di risparmio. Ma cifre più chiare dovrebbero essere disponibili a breve», risponde Banfi Frost. «La rapidità dell’implementazione ha fatto sì che non sia stato possibile quantificare con precisione tutti i chilowattora risparmiati. Una delle preoccupazioni della Città era quella di applicare al più presto le misure anti-spreco. Ogni chilowattora risparmiato aiuta a prevenire una carenza di energia in inverno. La Città vuole anche dimostrare ai suoi dipendenti e alla popolazione che anche i piccoli contributi sono importanti e che vanno implementati».
E dove si trova il potenziale di risparmio maggiore? «In termini assoluti, c’è un grande potenziale per quanto riguarda il riscaldamento degli edifici e l’uso di acqua calda. Tuttavia, non bisogna dimenticare che molti dei servizi della Città sono grandi consumatori, come le aziende di trasporto, l’approvvigionamento idrico, lo smaltimento dei rifiuti e il loro riciclaggio, nonché l’illuminazione pubblica. Le misure di risparmio energetico in questi settori avrebbero però un impatto notevole sulla popolazione e andrebbero quindi attuate solo in una fase successiva e solo se necessario. Se si verificasse una carenza di energia, alcune di queste misure sarebbero ordinate anche dal Consiglio federale».
Lucy, una questione privata
Insomma, chi nei prossimi mesi pianificherà di passare un weekend a Zurigo per qualche acquisto natalizio che tipo di ambiente potrebbe trovare? «La differenza più visibile - afferma ancora Banfi Frost - sarà probabilmente che molti edifici pubblici storici non saranno illuminati. Va detto che gran parte delle luci natalizie - come Lucy, grande attrazione della Bahnhofstrasse - saranno installate da organizzazioni private. Al momento la Città non prevede requisiti specifici, ma sono in corso discussioni».
Gli operatori privati, spiega la delegata per l’energia, stanno decidendo in quale contesto utilizzare l’illuminazione natalizia. Ma, aggiunge l’esperta, «è possibile che quest’anno le luci siano in funzione per un periodo più breve». In particolare, sono ipotizzabili due scenari: «Sia una riduzione giornaliera del tempo di illuminazione, sia una riduzione dei giorni di illuminazione».
Le soluzioni dei commercianti
Una cosa è certa: dopo la pandemia, e oggi con l’aumento in corso dei prezzi, nessuno ha voglia di farsi rovinare del tutto il business natalizio di quest’anno. Un’eliminazione totale degli addobbi luminosi rischierebbe di smorzare gli slanci consumistici. Attraverso i media svizzero-tedeschi, Milan Prenosil, presidente della City-Vereinigung Zürich (associazione che raggruppa i commercianti della città), ha ventilato la possibilità di ridurre il tempo di funzionamento delle illuminazioni la sera e la mattina. «Se i commercianti rinunciassero volontariamente all’illuminazione delle vetrine in questi orari, ciò avrebbe un significato non solo simbolico», ha detto a “20 Minuten”.
Katja Weber, organizzatrice del grande villaggio natalizio che ogni anno viene aperto sulla Sechseläutenplatz, vicino a Bellevue, da noi contattata afferma di pensare a misure di risparmio energetico «già da anni». Ad esempio, puntando sull’uso di lampadine a LED, a minore consumo energetico. «Attualmente - conclude Weber - stiamo lavorando a stretto contatto con la Città e le autorità per capire cosa sia necessario e possibile fare. Tra le altre cose, rinunceremo ad esempio alla pista di pattinaggio. Tuttavia, questo non è dovuto solo a motivi energetici. Siamo anche in stretto contatto con specialisti per elaborare ulteriori possibilità a lungo termine, per questo e per i prossimi anni».
«All’ETH la ricerca non deve fermarsi»
Dovesse verificarsi una carenza di energia, per il Politecnico federale di Zurigo (ETH) la sicurezza del funzionamento dell’infrastruttura didattica e di ricerca avrebbe la massima priorità. Un gruppo di esperti interni all’ateneo - frequentato da moltissimi studenti ticinesi - ha preparato le prime misure per garantire il mantenimento dei compiti fondamentali anche in caso di crisi. Per studenti e professori, ad esempio, il riscaldamento dovrà essere ridotto e l’uso di acqua calda eliminato per quanto possibile. Il rischio maggiore per il Politecnico è rappresentato dalle interruzioni di corrente prolungate o dall’instabilità dell’alimentazione, si legge in una nota dell’ateneo. «Un’alimentazione continua influisce direttamente sul funzionamento dell’infrastruttura e quindi della ricerca». In caso di blackout prolungato, alcune apparecchiature di ricerca sarebbero particolarmente a rischio, con conseguenti gravi problemi, ad esempio nel caso di raccolte di dati a lungo termine.
In vista anche misure drastiche
Il Politecnico di Zurigo, ci conferma un suo portavoce, sta quindi analizzando in dettaglio i settori in cui l’acqua calda è rilevante per il funzionamento delle infrastrutture di ricerca e farà alcune eccezioni in questi ambiti. In tutti gli altri casi si dovrà fare uso di acqua fredda. Non è ad ogni modo ancora chiaro se questo riguarderà anche le cucine e le docce nei vari edifici. Potrebbero poi seguire ulteriori misure drastiche. Ci si sta preparando a uno scenario in cui gli immobili che ospitano «solo» unità amministrative potrebbero essere chiusi, conferma l’ufficio stampa. Ciò avverrebbe in caso di grave carenza o su ordine di Berna. Anche in una situazione del genere, il funzionamento sicuro dell’infrastruttura didattica e di ricerca avrebbe la massima priorità.
I costi aumenteranno
Di sicuro, i costi energetici dell’ateneo aumenteranno sensibilmente. Nel 2023 l’ETH prevede un raddoppio, con spese per l’elettricità che potrebbero aggirarsi intorno ai 30 milioni di franchi. A titolo di confronto, nel 2021 l’elettricità costava ancora 16,5 milioni di franchi.
E all’Università si riflette
All’Università di Zurigo, per il momento, non è dato sapere molto sui possibili programmi di risparmio energetico. «L’ateneo si sta preparando in modo esaustivo e attento a eventuali strozzature energetiche», ci spiega, comunque, la portavoce Rita Ziegler. «Al momento si stanno elaborando tre diversi scenari per diversi volumi di risparmio e i loro possibili effetti sulle operazioni di insegnamento, di ricerca e sull’amministrazione. Non appena la direzione dell’Università avrà preso decisioni riguardo a questi scenari e queste misure, saremo in grado di fornire informazioni dettagliate». Insomma, anche qui ci si prepara a una crisi.