Un ritorno della Russia nel Consiglio d'Europa? «Non è un centro benessere»
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Un ritorno della Russia nel Consiglio d'Europa? Il segretario generale Alain Berset lo esclude, visto che a suo avviso il paese guidato da Vladimir Putin non rispetta i principi dell'organizzazione nata nel 1949 - la Svizzera ne fa parte dal 1963 - che promuove il governo del popolo, i diritti umani e lo stato di diritto.
«Che cos'è che viene chiamata la famiglia europea?», si chiede il 52enne in un'intervista pubblicata oggi da Le Temps. «Prima di tutto c'è la geografia, e si tratta di una geografia ostinata. La Russia e il Consiglio d'Europa condividono un lungo confine. Poi ci sono i valori: aderendo al Consiglio d'Europa, ogni paese aderisce alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo, il che significa rispettare gli obblighi che ne derivano».
«Il Consiglio d'Europa non è una spa o un centro benessere», puntualizza l'ex consigliere federale (2011-2023). «Quando uno stato membro ne attacca un altro e non rispetta i suoi obblighi, ci devono essere delle conseguenze. Oggi non possiamo immaginare un ritorno» della Russia, argomenta il politico socialista. Mosca aveva aderito all'entità sovranazionale nel 1996 e ne è stato esclusa nel marzo 2022, dopo l'invasione dell'Ucraina.
Ma il Consiglio d'Europa - chiedono i giornalisti di Le Temps - non avrebbe potuto svolgere un ruolo di mediazione? «Ogni istituzione multilaterale ha un ruolo diverso», risponde l'intervistato. «Il Consiglio d'Europa si fonda sull'adesione ai valori della democrazia, dello stato di diritto e dei diritti umani: la Convenzione europea dei diritti dell'uomo e la Corte sono centrali. Non è l'ONU e non è nemmeno l'OSCE, che è un'organizzazione di sicurezza di cui la Russia rimane membro. Il ruolo del Consiglio d'Europa è quello di non permettere che l'impunità prevalga».
Il Consiglio d'Europa vuole istituire un tribunale speciale per giudicare il crimine di aggressione della Russia, in quella che sarebbe una prima. Quando vedrà la luce? «Dipende dalla volontà degli stati», replica Berset. «Il Consiglio d'Europa è pronto a svolgere il ruolo che gli è stato affidato, ossia quello di istituire tale tribunale. Nel marzo 2022 l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha votato molto chiaramente che l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia costituisce un crimine di aggressione: ma attualmente non esiste un tribunale internazionale abilitato a giudicare questo crimine. Un gruppo di circa quaranta stati sta attualmente lavorando sulle linee generali di tale corte. I tempi della sua istituzione dipenderanno dai negoziati tra gli stati e le incertezze sono ancora molte».
L'economista con dottorato conseguito a Neuchâtel prende posizione anche sul discorso tenuto dal vicepresidente americano JD Vance lo scorso 14 febbraio alla conferenza sulla sicurezza di Monaco, che tanto ha fatto dibattere. «Come tutti, sono rimasto sorpreso dal contenuto del suo intervento: mi aspettavo molte cose, ma devo ammettere che non mi aspettavo la critica alla mancanza di libertà di espressione in Europa».
«Francamente non lo capisco: la libertà di espressione è garantita in Europa», osserva il padre di tre figli. «Si può dire qualsiasi cosa, ovviamente entro i limiti stabiliti democraticamente dalla legge. Nessuno mette in discussione la libertà di espressione. In questo momento ci sono manifestazioni di piazza praticamente ovunque. Ho trovato quindi curiosa questa critica. La vera sfida è altrove».
Non si è trattato - insistono i cronisti della testata romanda - di un discorso «liberale» e «in un certo senso molto svizzero», come ha detto la presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter? «La presidente della Confederazione ha avuto l'opportunità di chiarire cosa intendeva», ribatte Berset. «Il discorso del vicepresidente degli Stati Uniti era una forma di provocazione volta a muovere le acque. Perché no? Il tempo ci dirà se era una cosa seria. Personalmente non ho capito dove siano i nostri valori in quel discorso. Detto questo, il legame tra Stati Uniti ed Europa rimane forte: non è nell'interesse di nessuno distruggerlo oggi», conclude il cittadino friburghese.