Sanità

Vaud e premi di cassa malati, ecco come funziona il tetto del 10%

Nel Cantone, dove il 37% della popolazione riceve sussidi, la richiesta della prossima votazione è già in vigore dal 2019 – A beneficiarne sono soprattutto i genitori single e i pensionati – Il Governo la difende, ma ora c’è chi la definisce troppo costosa
© CdT/Chiara Zocchetti
Fabio Lo Verso
21.05.2024 06:00

È il terzo cantone più grande della Svizzera, dove nessuno dal 2019 paga più del 10% del reddito per i premi malattia. Vaud è davvero divenuto un paradiso per gli assicurati LAMal? A ogni modo è l’unico ad aver introdotto un tetto massimo ai premi. Ora il cosiddetto «modello vodese» è al centro dell’attenzione per via dell’iniziativa in votazione il prossimo 9 giugno.

Come funziona? Il calcolo è complesso e parte innanzitutto dall’identificazione del cosiddetto reddito «determinante unificato», che in Ticino si dice invece «disponibile semplificato», un concetto molto simile a quello del canton Vaud, pur non essendo identico. È lo stesso reddito che i cittadini vodesi utilizzano come base per ottenere il sussidio ordinario per ridurre i premi. Per non superare il tetto del 10%, da cinque anni viene dunque elargito un sussidio aggiuntivo specifico. Ma per questo è stato dapprima necessario stabilire un premio di riferimento. L’autentico grattacapo per Vaud nell’applicare la misura, risolto attraverso «il calcolo del modello assicurativo più favorevole», spiega Mathieu Carnal, segretario generale del Dipartimento della sanità e dell’azione sociale.

Esempio: per un adulto che vive da solo a Losanna, di età superiore ai 26 anni e con un reddito determinante inferiore a 62.500 franchi, il premio di riferimento è di 520 franchi al mese. Corrisponde cioè al premio medio nella capitale vodese con una franchigia di 1.000 franchi, la più gettonata fra i rappresentanti di questa tipologia di assicurati. Se il nostro single losannese sceglie un premio analogo di circa 520 franchi, per lui il sussidio specifico è di 74 franchi, che si aggiunge a quello ordinario di 30 franchi. In totale per le casse cantonali la spesa è di 104 franchi, mentre l’assicurato paga 416 franchi. Se lo stesso sceglie un premio meno caro di 483 franchi al mese, «allora il sussidio si riduce a 67 franchi, ma la quota a carico dell’assicurato rimane comunque di 416 franchi».

Ammettiamo invece che quest’ultimo abbia scelto un premio più caro di 635 franchi al mese, con una franchigia di 300 franchi: «Il sussidio non aumenta», puntualizza il dipartimento della sanità, «permane à 104 franchi». Il costo del premio per l’assicurato è di 531 franchi, invece di 635. Ma il Cantone si è imposto anch’esso un tetto da non superare.

Immaginiamo ora che il single vodese decida di metter su famiglia, si sposi e abbia due figli. Per i quattro componenti del nucleo familiare, il cui reddito determinante è ad esempio di 76.000 franchi, il costo effettivo per i premi scelti dall’assicurato e dal congiunto è di 16.320 franchi, inclusi beninteso i due figli minori. Vaud considera per parte sua che il premio di riferimento in questo caso è di 15.948 franchi, basandosi sempre sul modello assicurativo più favorevole. In virtù del tetto del 10%, a questa famiglia, che secondo la regola dovrebbe pagare complessivamente 7.600 franchi, il Cantone versa la differenza rispetto al premio di riferimento, ossia 8.348 franchi.

Sono questi i casi più emblematici fra il 37% della popolazione che ha finora ottenuto il famoso sussidio, ossia circa 300 mila persone. «Ma a beneficiarne sono in particolare i genitori single e i pensionati», sottolinea il dipartimento vodese. Insomma, le categorie sociali finanziariamente più vulnerabili. A pochi giorni dal 9 giugno, a vantare i meriti del «modello vodese» più di tutti è il socialista Pierre-Yves Maillard, membro del Consiglio degli Stati e presidente dell’USS, e che per quasi quindici anni ha ricoperto nel Cantone il ruolo di «ministro» della sanità. È stato lui a fare in modo che la regola del 10% passasse alle urne (cfr. a sinistra).

A raccoglierne l’eredità è la responsabile del Dipartimento della sanità, la consigliera di Stato socialista Rebecca Ruiz, subentrata a Maillard nel 2019. Al Corriere del Ticino dichiara: «Il nostro attuale sistema di sussidi specifici, simile a quello proposto dall’iniziativa popolare federale, ha permesso di mantenere il potere d’acquisto delle classi medie nonostante il forte aumento dei premi, ha ridotto del 25% l’ammontare dei premi non pagati e non ha avuto effetti negativi sull’ottimizzazione dei premi per le persone sussidiate».

«L’onere finanziario per il Cantone è aumentato ogni anno», si lamenta Kevin Grangier, presidente dell’UDC vodese. La formazione politica, che aveva sostenuto la misura, la giudica ora «troppo costosa». Se tra il 2019 e il 2022, Vaud ha speso tra 81 e 87 milioni l’anno, nel 2023, sono stati 122 i milioni di franchi dovuti al tetto massimo del 10%. «L’aumento è stato determinato dal balzo dei premi di oltre il 6%, incrementando il numero di beneficiari», spiega il dipartimento della sanità. Per il 2024 aggiunge, «il Cantone ha preventivato una spesa di 435,8 milioni, addizionando i sussidi ordinari e la regola del 10%».

L’importo può sembrare eccessivo, «ma oggi il sussidio specifico rappresenta appena il 3% del totale dei premi pagati nel cantone», relativizza il dipartimento. Se il 9 giugno l’iniziativa venisse accettata, Vaud figurerebbe con il Ticino fra i Cantoni con i maggiori benefici. «Un sì consentirebbe di riequilibrare il finanziamento dei sussidi secondo il principio dell’equivalenza fiscale, aumentando la quota federale da un terzo a due terzi dei costi, il che equivarrebbe a circa 270 milioni in meno da sborsare per il Cantone e i Comuni vodesi», spiega al CdT la consigliera di Stato Rebecca Ruiz.