Urbanistica

Zurigo ha bisogno di espandersi: intende farlo puntando al cielo

Un rapporto venuto recentemente alla luce indica una proposta di aumento delle aree dedicate alle grandi costruzioni in città — Previsti grattacieli alti fino a 250 metri — Le critiche della consigliera comunale Regula Fischer (AL) — Le considerazioni e i dubbi di alcuni esperti ticinesi
La Prime Tower è diventata un simbolo di Zurigo.

Alla sua inaugurazione, una decina di anni fa, la Prime Tower di Zurigo era l’edificio più alto della Svizzera. Con i suoi 126 metri, ha detenuto il record per diverso tempo, prima di essere superata dalle torri Roche a Basilea. Se la bozza delle nuove linee guida per i grattacieli della città di Zurigo verrà adottata, in futuro sulla Limmat sarà possibile ammirare edifici alti addirittura il doppio. Che a Zurigo si puntasse sulla crescita in altezza della città era peraltro stato ribadito in aprile, nell’ambito del dibattito sulla revisione del piano direttore cittadino per l’insediamento, il paesaggio, gli edifici pubblici e le infrastrutture: in quell’occasione il Consiglio comunale aveva infatti dato il nullaosta a edifici di oltre 80 metri.

Nel dettaglio
Secondo la bozza delle nuove regole di costruzione, riassunte in un rapporto che i giornali Tamedia hanno reso pubblico a febbraio, è prevista sia un’espansione delle aree in cui possono essere costruiti edifici fino a 40 o 85 metri d’altezza, sia una nuova, ampia zona per gli edifici che si erigono per un massimo di addirittura 250 metri. Le aree individuate sono situate lungo i binari della ferrovia e a Zurigo Ovest: tutte zone in fermento e in continuo divenire della città. La proposta include poi la possibilità di costruire interi quartieri di grattacieli, lungo le strade principali, intorno alle piazze importanti e vicino alle università e agli ospedali. In ogni caso, il Parlamento potrà dire la sua. La bozza, sulla base del progetto che ha vinto un concorso coordinato dall’Ufficio addetto allo sviluppo urbano, prevede che le nuove torri si inseriscano nella topografia di Zurigo. Non devono sminuire l’effetto degli elementi del paesaggio come il lago, i fiumi e le colline. Inoltre, i cittadini - che avranno voce in capitolo - devono trarre beneficio dalle costruzioni: queste dovrebbero quindi includere zone accessibili al pubblico e il terreno risparmiato grazie all’uso dello spazio in verticale dovrebbe servire come area aperta a tutti. Inoltre, le case alte e i grattacieli dovrebbero fornire la città di nuovi alloggi a prezzi accessibili. La scarsità di abitazioni e l’edilizia preoccupano infatti la popolazione urbana come pochi altri argomenti. Secondo un sondaggio della Città, il 37% degli abitanti considera la carenza di alloggi a prezzi accessibili come il problema principale.

«Più emissioni»
L’idea di rendere la città di Zwingli un po’ più simile a Manhattan non piace però a Regula Fischer, consigliera comunale dell’Alternative Liste (AL). Dal suo punto di vista, «i grattacieli non sono una risposta ai problemi abitativi di Zurigo, poiché gli appartamenti in queste costruzioni sono tra il 10 e il 25% più cari degli altri. Il guadagno di spazio diminuisce esponenzialmente con l’aumento del numero di piani. Inoltre, i grattacieli causano più emissioni di CO₂ e quindi compromettono il raggiungimento degli obiettivi climatici». Ma è soprattutto criticato il fatto che il rapporto sia stato «finora preparato a porte chiuse e tenuto nascosto al pubblico, prima del voto sui piani direttori e delle elezioni comunali (avvenute il 13 febbraio, ndr). In realtà era stato annunciato che un nuovo rapporto sulle linee guida per i grattacieli sarebbe stato disponibile a partire dall’agosto 2020». Le linee guida finali sono in fase di elaborazione e dovrebbero essere disponibili in autunno: «Abbiamo bisogno di tempo per studiare più a fondo argomenti importanti come la compatibilità sociale ed ecologica», afferma - citata dal «Tages-Anzeiger» - Katrin Gügler, direttrice dell’Ufficio addetto allo sviluppo urbano. Se il rapporto è rimasto segreto, replica, è perché si tratta di un progetto in divenire. Secondo Gügler, tutte le tipologie di edificio sono necessarie «per affrontare le sfide dello sviluppo urbano»: anche i grattacieli. Nel rapporto si afferma che i grattacieli «contribuiscono all’accentuazione urbana, all’orientamento e all’affinamento della silhouette». Inoltre genererebbero «valore aggiunto locale». Dopo la stesura delle nuove linee guida sarà il Municipio a fare proposte concrete, che passeranno al vaglio del Consiglio comunale. In linea di massima, quest’ultimo non si è mostrato contrario a una Zurigo sempre più verticale, come dimostrato dalla decisione sopraccitata di aprile.

Il ruolo dello sfitto
E gli esperti ticinesi che ne pensano dell’espansione verso l’alto delle città svizzere? «Zurigo, città in cui c’è crescita demografica, ha bisogno di svilupparsi. Evidentemente, quando non lo si può più fare in orizzontale, lo si fa in verticale», afferma Giuseppe Arrigoni, presidente dell’associazione fiduciari immobiliari SVIT-TI. «Il mercato zurighese, a differenza di quello ticinese, è in grado di assorbire ancora eventuale sfitto». Il tasso è infatti solo dello 0,7% (contro il 2,8% ticinese). «Non a caso, anche una ditta ticinese come Artisa ha costruito la torre che porta il suo nome a Zurigo (a Leutschenbach, ndr)». Costruire vuol dire in ogni caso aumentare la densità della popolazione, quindi avere meno spazio per abitante e potenzialmente più traffico. «Il che è un problema ambientale». Edifici alti significano anche più ombra, «come si è visto bene a New York». Non sempre nuove costruzioni comportano prezzi più elevati, ma proprio a Zurigo si sta osservando il contrario: abitazioni in zone attraenti per studenti o persone non abbienti vengono man mano demolite, ricostruite e offerte a prezzo più alto.

«Un gesto di forza»
Per Benedetto Antonini, vicepresidente della Società ticinese per l’arte e la natura (STAN), «il problema dell’alloggio, in presenza di crescita demografica, non può essere ridotto a un ragionamento lineare: più persone quindi più appartamenti». Una variabile fondamentale dell’equazione è rappresentata dal prezzo della pigione. «Il problema tocca in particolare gli strati inferiori o medio-bassi della piramide dei redditi». Questi «difficilmente potranno pagare le pigioni degli appartamenti realizzati in case a torre, siccome il costo unitario del metro cubo costruito in questa tipologia di edifici è sensibilmente più alto che in normali case residenziali». Il desiderio di costruire in altezza è antichissimo, ricorda Antonini. «Persino la torre di Babele, citata nel primo libro della Bibbia, pare sia esistita davvero. Dopo di che, la storia dell’architettura è costellata di esempi, in parte visibili ancora oggi, di architetture verticali. Per parlare di esempi a noi vicini nel tempo e nello spazio, citerei Bologna e San Gimignano. Ma poi anche il nostro esempio più vernacolare, Bellinzona, che addirittura è la Turrita per antonomasia. Nell’800, negli Stati Uniti, segnatamente a Manhattan, iniziò la voglia di «grattare il Cielo», tendenza che oggi sembra mondialmente inarrestabile». Costruire alto «inizia come gesto di forza, di sfida della divinità». In seguito aiuta ad avere «una vista più ampia all’orizzonte ed è quindi una misura di sicurezza. Nel Medioevo erano costruzioni che permettevano la vista della prossima torre in modo che si potessero comunicare messaggi da una all’altra, ben più velocemente che non di corsa o a cavallo. Infine, non si possono dimenticare i campanili, che con i loro rintocchi scandivano il ritmo della vita giornaliera, oppure annunciavano feste, lutti, cerimonie o pericoli. Le torri ci parlano di motivi in gran parte utilitari, ma anche di sfoggio di potere. Questi ultimi sembrano ora prevalere su tutti. Così Zurigo, sempre in competizione con Basilea, vuol dotarsi di grattacieli alti almeno come quelli costruiti in deroga a tutte le norme formali da Roche nella città renana. La sezione zurighese di Patrimonio Svizzero si è battuta senza successo contro questa aberrazione culturale. La storia del quartiere della Défense a Parigi insegna che dove si intendesse prendere la strada della verticalità, occorrerebbe pensare in grande e all’alta densità deve corrispondere un riequilibrio mediante un grande vuoto. Val la pena di ricordare che il regolamento edilizio di New York prevede tutta una serie di misure che controbilanciano la concessione di maggiori altezze oltre una quota prefissata con interventi a favore della comunità».