La polemica

«Zurigo ha spedito tre cittadini ucraini in guerra»

Lo scorso ottobre, per la prima volta dall'inizio del conflitto, tre cittadini ucraini che avevano commesso reati penali in Svizzera sono stati deportati
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Red. Online
07.12.2024 14:15

Lo scorso 30 ottobre, alle 9.05, dalla Svizzera è decollato un volo speciale targato Helvetic Airways con destinazione la Polonia. A bordo, si trovavano tre cittadini ucraini espulsi dal nostro Paese per aver commesso reati penali. Ad attenderli, la leva militare a Kiev. O, meglio, la guerra. Così, almeno, si è espresso Mario Fehr, il capo del Dipartimento cantonale della sicurezza zurighese, interrogato sulla vicenda dalla Neue Zürcher Zeitung. Da un'inchiesta di Beobachter, ripresa dal Blick, emerge che uno dei tre cittadini ucraini espulsi viveva in Svizzera, con permesso B, da quando aveva undici anni. Nel 2016, l'uomo, che soffriva di dipendenze, aveva avuto un alterco con un'altra persona. Alla quale, nello specifico, ha tentato di rubare venti franchi. La lite era degenerata, tant'è che la vittima del tentato furto aveva perso i sensi. Il Tribunale distrettuale di Zurigo, di riflesso, aveva condannato il cittadino ucraino a 26 mesi di reclusione, ma per altri reati minori: violazione di domicilio e costrizione. A causa del tentativo di furto, per contro, il Tribunale aveva imposto un ordine di espulsione per otto anni.

La Corte Suprema di Zurigo aveva in seguito confermato la sentenza, riducendo la pena a 20 mesi e l'espulsione dalla Svizzera a cinque anni. Il Tribunale federale, dal canto suo, aveva respinto il ricorso contro l'espulsione. La sentenza, leggiamo, era entrata in vigore nel 2020, circa due anni prima che la Russia invadesse su larga scala l'Ucraina. L'espulsione, però, era stata rinviata a favore di una terapia in una clinica specializzata in dipendenze. In Svizzera. Salto in avanti: lo scorso 29 ottobre, il Tribunale dei provvedimenti coercitivi di Zurigo ha espresso seri dubbi sull'espulsione. Decidendo, alla vigilia della partenza, di rilasciare il cittadino ucraino. E definendo, nella sua sentenza, «irragionevole» l'esecuzione dell'espulsione. La stessa sentenza, inoltre, ha fatto esplicito riferimento al divieto di respingimento, un principio fondamentale del diritto internazionale in netto contrasto con un'esecuzione del genere, dal momento che l'Ucraina è un Paese in guerra. 

Già, la guerra. Grazie a una nuova legge sulla mobilitazione, Kiev può arruolare un numero ancora maggiore di uomini per rinforzare il suo esercito. Detto in altri termini, secondo il Tribunale dei provvedimenti coercitivi di Zurigo la minaccia di coinvolgimento in una guerra e quindi di «morte o gravi danni fisici», per il cittadino ucraino oggetto di espulsione, era imminente. Il Tribunale, d'altro canto, non ha trovato «alcuna prova» nel fascicolo circa un'attenta verifica da parte dell'Ufficio per la migrazione di Zurigo sull'effettiva possibilità di un rimpatrio. Di nuovo, un rimpatrio andrebbe rinviato se «disposizioni imperative del diritto internazionale pubblico», come il divieto di respingimento, lo impediscono perché la persona interessata è in reale pericolo di vita o di lesioni nel suo Paese d'origine. Va detto che il Tribunale dei provvedimenti coercitivi può esprimersi solo e soltanto sulla detenzione in vista di un'espulsione, non se la stessa espulsione possa o meno essere eseguita. La giurista ed esperta di espulsioni Fanny de Weck, per contro, ha dichiarato al Beobachter che il mancato chiarimento da parte dell'Ufficio della migrazione di Zurigo circa la presenza di un ostacolo vincolante all'esecuzione dell'espulsione «può essere contrario alla legge». Non solo, «questo caso è particolarmente scioccante perché un Tribunale ha chiaramente richiamato l'attenzione dell'Ufficio della migrazione su possibili riserve, anche per quanto riguarda l'ammissibilità dell'espulsione. Inoltre, la persona interessata avrebbe dovuto avere il tempo di esprimere le sue opinioni su un possibile rinvio dell'espulsione e di parlare con un avvocato».

Cosa che, leggiamo, non è avvenuta. L'uomo, oggi ventottenne, è stato arrestato dalla Polizia cantonale zurighese subito dopo il suo rilascio ed è stato spedito in Polonia, al confine con l'Ucraina, assieme agli altri due cittadini ucraini. Una volta entrato in territorio ucraino, all'uomo è stato immediatamente consegnato un ordine di marcia. Ordine che il Beobachter ha potuto consultare. L'Ufficio della migrazione di Zurigo, più volte citato, si è difeso dalle accuse sottolineando che il diretto interessato non ha mai chiesto di rinviare la sua espulsione. Aggiungendo che un eventuale arruolamento nell'esercito, di per sé, non è un ostacolo all'espulsione o, se preferite, la minaccia di dover prestare servizio nell'esercito non è un motivo per non espellere qualcuno. La Segreteria di Stato della migrazione (SEM) nel ribadire che la responsabilità dell'esecuzione delle espulsioni spetta ai singoli cantoni ha appoggiato la decisione di Zurigo, definendola «chiaramente» legittima e legale.