Taglio fiscale cancellato
Tregua sui mercati dopo la drastica inversione a U del Governo britannico, ma potrebbe non bastare. «Abbiamo recepito il messaggio», ha detto oggi il cancelliere dello Scacchiere Kwasi Kwarteng dopo una settimana di tempesta sui mercati in seguito alla decisione di indebitarsi per finanziare tagli alle tasse.
Nel suo discorso al congresso del partito conservatore, il cancelliere ha confermato che farà marcia indietro sulla misura più impopolare tra le molte annunciate venerdì scorso: non si procederà con la prevista abolizione dell’aliquota massima del 45% per chi guadagna oltre le 150 mila sterline.
Fino a domenica il cancelliere e la premier Liz Truss avevano insistito di voler mantenere la rotta nonostante le turbolenze sui mercati, nella convinzione che solo un programma di riforme radicale potesse «svegliare» l’economia britannica e rilanciare la crescita.
Nel giro di dodici ore questa determinazione si è sbriciolata. Il Governo aveva resistito per giorni nonostante il crollo della sterlina e l’impennata dei rendimenti dei titoli di Stato, che ha portato sull’orlo dell’insolvenza molti fondi pensione e ha costretto la Banca d’Inghilterra a intervenire acquistando Gilt a lunga scadenza, avviando un programma da 65 miliardi di sterline.
A far cedere Truss e Kwarteng è stata la minaccia di una ribellione interna al partito conservatore. Un numero crescente di deputati del partito, tra cui pesi massimi come l’ex vicepremier Michael Gove, si è detto pronto a votare contro le misure proposte da Kwarteng in Parlamento. I sondaggi che mostravano un’impennata di consensi per l’opposizione laburista e un crollo dei Tories hanno preoccupato molti deputati - la previsione è di una perdita di 200 seggi per il partito al potere da 12 anni.
Per questo il Governo ha fatto inversione di marcia sulla riduzione delle tasse per i più ricchi, che era la misura più controversa e contestata anche da molti conservatori in una fase di vertiginoso aumento del costo della vita che sta trascinando milioni di cittadini britannici sotto la soglia della povertà.
I mercati hanno reagito favorevolmente all’annuncio: la sterlina ha riguadagnato terreno sia sul dollaro, tornando sopra 1,13 dollari dopo essere calata a 1,03 la settimana scorsa, ed è risalita a 1,15 euro . I rendimenti dei titoli di Stato sono calati, e iGilt con scadenza a dieci anni sono tornati sotto il 4%.
Tregua temporanea
Secondo molti economisti e analisti però si tratta di una tregua temporanea, che non basterà a riparare i danni inferti nell’ultima settimana alla credibilità del Governo e alla reputazione della Gran Bretagna. L’agenzia di rating S&P ha avvertito oggi che il repentino cambio di rotta potrebbe non evitare un downgrade. «L’inversione a U sull’aliquota del 45% è benvenuta ma non basterà a rassicurare i mercati o gli elettori», ha commentato Craig Erlam, senior market analyst UK&Emea, di Oanda. «Rappresenta solo una piccola parte del vasto programma di tagli alle tasse che non c’era alcun bisogno di annunciare prima del budget e senza dettagli. Questo Governo ha ancora molta strada da fare per riconquistare la fiducia».
Nel suo discorso al congresso del partito Kwarteng ha ostentato fiducia e ha ribadito che la sua strategia è quella giusta sul medio e lungo termine. «È stata dura ma dobbiamo concentrarci sulle cose che vanno fatte», ha dichiarato, perché rilanciare la crescita economica è l’unico modo per «riportare la prosperità e creare opportunità per tutti».
Il cancelliere ha ribadito il suo obiettivo di far aumentare il Pil del 2,5% l’anno e ha promesso che il 23 novembre presenterà un piano dettagliato su come intende finanziare le costose misure annunciate - non solo i tagli alle tasse da 45 miliardi di sterline ma anche il congelamento delle bollette per i cittadini per due anni, che si prevede costerà oltre 100 miliardi.
Le imprese hanno accolto con favore il passo indietro del cancelliere. «Ha fatto bene perché si stava verificando un’erosione della fiducia dei mercati ma anche politica», ha detto Tony Danker, direttore generale della CBI, la Confindustria britannica. «È vero che servono riforme economiche per rilanciare la crescita, ma ora serve soprattutto stabilità perché nessun piano di crescita può funzionare senza stabilità».