«Taglio minimo per lo Stato, ma enorme per le famiglie»
«Un taglio piccolissimo nel budget dello Stato, eppure enorme per le famiglie». Per questo, 17 sigle - tra sindacati, partiti e associazioni - sono scese in campo per opporsi al taglio dei sussidi di cassa malati. Annunciato mercoledì sera dal Partito socialista, oggi il Comitato «Stop ai tagli» ha lanciato ufficialmente il referendum contro la misura contenuta nel Preventivo e votata dal Parlamento. «Trentamila persone, in prevalenza famiglie, hanno ricevuto la lettera dal DSS che annuncia un taglio dei sussidi. Peggio ancora, 2.500 di loro si sono viste respingere la richiesta di sussidio, nonostante la crescita dei premi e un reddito rimasto stabile», ha esordito il co-presidente del PS Fabrizio Sirica davanti alla stampa. Si tratta, ha aggiunto, di un taglio di 10,5 milioni di franchi «che impatta in maniera molto pesante sui bilanci a fine mese di migliaia di famiglie». Secondo un recente sondaggio, i premi di cassa malati sono la prima preoccupazione per i ticinesi. «Eppure - ha rilevato Sirica - in Gran Consiglio è sembrata essere l’ultima delle preoccupazioni della maggioranza politica».
Per le finanze cantonali, ha detto da parte sua il segretario dell’OCST Xavier Daniel, il taglio dei sussidi rappresenta un risparmio dello 0,2% dell’intera spesa pubblica. «È come rinunciare a uscire una volta all’anno per mangiare una pizza. Eppure, per le famiglie l’impatto sarà ben più importante». Prendendo l’esempio di una famiglia composta da due genitori che lavorano, con due figli e un reddito di 8.400 franchi lordi al mese, «nel 2025 si troveranno con un premio mensile di 1.600 franchi e senza 173 franchi di sussidio mensile, pari a 2 mila franchi all’anno. Si tratta di un impatto del 19-20% sul reddito imponibile, ossia un quinto». «È una vergogna», gli ha fatto eco Stefano Testa di VPOD: «Siamo di fronte all’ennesimo teatrino di una politica ottusa, che va a colpire il potere d’acquisto del ceto medio. Rimaniamo basiti dinanzi al fatto che non si possa fare una politica anticiclica, che vada ad aiutare le famiglie». Con queste misure, ha rincarato, «si creano nuovi poveri».
Un concetto ribadito anche da Rocco Vitale (Verdi), secondo il quale, oltretutto, il Ticino figura ai primi posti della classifica per quanto riguarda il pagamento arretrato dei premi cassa malati. «Gli aiuti, per chi è in difficoltà, andrebbero quindi aumentati, non certo diminuiti», ha sottolineato. «È ora di dare un taglio ai tagli scellerati - ha quindi aggiunto - e di considerare la salute dei cittadini come un bene pubblico».
Preoccupata si è detta anche la deputata di Più Donne Tamara Merlo, ricordando che a essere in difficoltà sono soprattutto le famiglie monoparentali, per la maggior parte dei casi composte da donne: «Questa misura avrà gravi ripercussioni per chi si trova già in una situazione complicata, generando esclusione sociale, culturale e anche rinuncia alle cure».
Chi è in difficoltà economica, ha in effetti fatto notare Gianfranco Cavalli (POP) «si troverà a dover scegliere se pagare l’affitto o farsi curare». La difesa dei sussidi, ha aggiunto, «è una diga contro il peggioramento delle condizioni di vita degli abitanti del cantone, ma non è la soluzione definitiva. Il cambiamento passa attraverso la creazione di una cassa malati unica e pubblica, con premi proporzionali al reddito». Dello stesso avviso anche Zeno Casella (PC), il quale ha spiegato che il taglio degli aiuti «è una misura irrisoria che rischia però di intaccare la coesione sociale, indebolendo la fiducia nell’ente pubblico». «La salute - ha quindi concluso Rosa Gallmann (GISO) - non può essere un privilegio. Dobbiamo cambiare le cose».