Take That: l'era delle boy band di mezza età

Il nuovo album dei Take That sfata una volta di più il luogo comune secondo cui le boy band hanno una data di scadenza, una volta finita la fase ‘boy’ dei loro componenti. La novità degli ultimi tempi è che si riesce a resistere anche alla fine della fase "band", come dimostrano proprio i Take That e tanti altri che hanno perso qualche pezzo rispetto alle formazioni originarie ma che in chiave revival, nella peggiore delle ipotesi, funzionano ancora benissimo. Come ha fatto lo straordinario fenomeno delle boy band, spesso snobbato dalla critica quando ancora esisteva una critica musicale, a resistere alla fine della giovinezza loro e dei loro fan?
Le origini con i Jackson 5...
La definizione di boy band è molto precisa, nonostante molti mettano insieme boy band vere e proprie con gruppi musicali composti da giovani. Per boy band nell’industria musicale si intende un gruppo, di solito soltanto vocale, di ragazzi giovani, che canta canzoni scritte da altri (poche le eccezioni) e che punta moltissimo su avvenenza fisica, coreografie e ballo. Dipendesse tutto dall’età potrebbero rientrare nella definizione i Beatles, che però suonavano anche… Come antenati più giusto citare i Jackson 5, se proprio si vuole andare molto indietro nel tempo. La confusione avviene spesso per colpa del pubblico, visto che certi fenomeni di fanatismo sono avvenuti non soltanto con boy band propriamente dette, ma anche con gruppi semplicemente composti da musicisti giovani.
... e i New Kids on the Block
Le boy band sono ufficialmente nate nel 1984 con gli statunitensi New Kids on the Block e ufficiosamente nel 1977 con i portoricani Menudo, che dall’inizio degli anni Ottanta sono soltanto un marchio, con la formazione cambiata infinite volte. Il loro successo fuori dal Nord America non si può nemmeno paragonare a quello dei New Kids on the Block, il cui quintetto (tutti nati dal 1968 al 1972) è oggi lo stesso degli esordi e intelligentemente propone soltanto revival, anche perché l’ultimo album in studio è del 2013 e comunque nemmeno avvicinabile agli storici Hangin’ Touch (1988) e Step by Step (1990): creati a tavolino dal discografico Maurice Starr, è incredibile che fra uno stop e l’altro siano durati fino ad oggi, ma spesso i matrimoni di interesse funzionano meglio degli altri. La risposta nera e R&B allo stile urban dei New Kids on the Block arriva nel 1991 con i Boyz II Men, che hanno una storia meno costruita ma un successo ugualmente duraturo visto che sono tuttora in giro e nemmeno malmessi visto che il più giovane, Nathan Morris, è del 1971. Il quartetto originario è però diventato terzetto, visto nel 2002 Michael McCary ha lasciato il gruppo per motivi di salute poi rivelatisi serissimi (sclerosi multipla).
La nascita dei Take That
La risposta inglese arriva nel 1990 da Manchester, dove il discografico Nigel Martin Smith crea a tavolino i Take That, cinque ragazzi nati dal 1968 al 1974, con il più giovane, Robbie Williams, che è anche il più bravo di tutti. Sarà proprio Williams il primo a lasciare, nel 1995, per lanciarsi in una carriera solista che gli darà ancora più successo, facendosi convincere nel 2010 a tornare per una breve reunion. Dal 2014 ha salutato anche Jason Orange e quindi oggi i Take That sono rimasti in tre: Gary Barlow, Mark Owen e Howard Donald. Hanno avuto alti e soprattutto bassi a livello personale dal 1996 al 2005, quando il gruppo si è sciolto, ma oggi accettano di essere vecchie glorie e al revival affiancano anche canzoni nuove, come quelle contenute nel nuovissimo e appena uscito This Life. Come i New Kids on the Block possiamo considerare un puro prodotto della discografia, ma questo non toglie che proprio come i cugini americani si scrivano da soli quasi tutte le canzoni e sia siano quasi tutti rivelati talenti straordinari: forse i discografici qualcosa di dischi capiscono. Insomma, dietro alle mossette sul palco c’è di più e ci deve essere, visti i cinquanta anni e passa di età. Di sicuro senza i Take That non sarebbero esistiti gli East 17, tuttora in attività e ridotti a terzetto da quattro che erano, e gli irlandesi Boyzone, anche loro progettati a tavolino: si sono sciolti nel 2019 ed è l’unico caso di boy band di successo uscita di scena definitivamente, anche se niente nella musica è definitivo.
I superstiti
Solo per citare le boy band di successo mondiali andiamo al 1993 con i Backstreet Boys, statunitensi che hanno sempre rifiutato di essere catalogati come boy band e asserito, con qualche ragione, di essere piuttosto un gruppo vocale armonico, con le esecuzioni a cappella e tutto il resto. Anche loro arrivati ai giorni nostri con dischi nuovi, oltretutto nella formazione originale. Del 1995 sono gli americanissimi NSYNC, cinque ragazzi che si dividono nel 2002 e con carriere soliste di successo diverso (la più fortunata quella dell’eclettico Justin Timberlake). Sono tornati insieme proprio due mesi fa, lo scorso settembre, con una canzone nuova, subito finita nel film Trolls 3 (cartone animato in cui Timberlake doppia il protagonista), ed hanno nuovi progetti, come minimo un tour per spennare gli adolescenti degli anni Novanta. Poco dopo, sempre negli Stati Uniti esplode il fenome Hanson, che non sono creati a tavolino perché sono tre fratelli e sono tuttora insieme, fra dischi e concerti. Così come sono ancora insieme gli irlandesi Westlife, nati nel 1998 e diventati un quartetto dopo l’addio di Brian McFadden.
In televisione
Le boy band nuove non hanno mai smesso di formarsi, ma l’ultima di autentico successo planetario può essere considerata gli One Direction, creazione di X Factor (quello britannico, ovviamente) nel 2010. Dal 2016 i cinque ragazzi, diventati quattro dopo il saluto di Zayn Malik, non fanno più niente insieme ma non si sono ufficialmente separati ed è sicuro che li si rivedrà insieme quando Harry Styles vorrà. Pensando proprio agli One Direction, bisogna ricordare che sono innumerevoli le boy band nate in una trasmissione televisiva, anche se quasi nessuna ha poi sfondato sul serio. Nella musica italiana un esempio, quasi dimenticato, è quello dei Ragazzi Italiani, in realtà sette ragazzi romani poi diventati cinque, lanciati dalle prime edizioni di Amici di Maria de Filippi, nel 1994, e con buoni riscontri fino allo scioglimento avvenuto nel 2004. Con qualche sporadica reunion per cantare la loro Vero amore, portata anche a Sanremo.