Tassa sulla salute dei frontalieri, sindacati pronti a ricorrere davanti a un giudice

Sindacati pronti a ricorrere in Tribunale contro la tassa sulla salute. Le assemblee con i frontalieri infuriati per il nuovo balzello imposto dal Governo Meloni con l’ultima finanziaria, ma anche ordini del giorno e pareri votati ed emanati da molte istituzioni locali - l’ultimo a pronunciarsi, in ordine di tempo, è stato il Comitato provinciale INPS di Verbano-Cusio-Ossola - hanno convinto i rappresentanti dei lavoratori a giocare la carta dei giudici. Non prima di avere comunque tentato un’ultima mediazione con le Regioni e con i vari ministeri interessati.
Un comunicato stampa diffuso oggi pomeriggio e firmato dalle maggiori organizzazioni sindacali svizzere e italiane - UNIA, OCST e SYNA per la Confederazione e CGIL, CISL e UIL per la Penisola - ha spiegato un po’ più nel dettaglio ciò che potrebbe accadere di qui a poche settimane.
«Procederemo nei prossimi giorni a inviare una richiesta di audizione agli assessorati e alle commissioni consiliari competenti delle Regioni interessate (Piemonte, Lombardia, Valle D’Aosta, Trentino-Alto Adige) al fine di condividere le nostre posizioni e preoccupazioni sull’applicazione della nuova norma», scrivono i sindacati. I quali auspicano ovviamente che le stesse preoccupazioni siano condivise.
I prossimi passi
«In settimana - dice al Corriere del Ticino il responsabile nazionale dei frontalieri per la CGIL, Giuseppe Augurusa - partirà anche il sollecito per la convocazione del tavolo interministeriale previsto dalla legge 83: sono mesi che aspettiamo, nessuno si è fatto vivo». Sempre nei prossimi giorni, dice ancora Augurusa, «presenteremo il parere legale sugli indizi di incostituzionalità della tassa sulla salute». La direzione scelta dal sindacato è ormai chiaramente indicata: se le Regioni andranno avanti con l’applicazione della tassa, sarà inevitabile un ricorso al TAR. Finora, soltanto il Piemonte si è espresso contro l’introduzione della nuova imposta, ma, commenta Augurusa, «a nessuno sfugge che in Piemonte si vota per le Regionali. Vediamo se, a urne chiuse, sarà conseguente alle dichiarazioni fatte».
La norma che introduce la tassa sulla salute, spiegano i sindacati nel loro comunicato, «non considera il fatto che i frontalieri già pagano le tasse in Svizzera e che di queste tasse buona parte viene ristornata ai Comuni italiani di confine». A detta dei rappresentanti dei lavoratori, si tratta di «una norma di fatto inattuabile e quindi inefficace perché, se l’obiettivo» è utilizzare i fondi per pagare di più medici e infermieri in Italia, e quindi trattenerli negli ospedali oltrefrontiera, «l’esiguità di questo aumento stipendiale (20% massimo del tabellare lordo) ha uno scarso valore di deterrenza per il personale sanitario, che sceglie di lavorare in Svizzera» sapendo di poter contare su salari quasi tripli rispetto a quelli italiani, ma anche su migliori condizioni di lavoro e prospettive di carriera.
«Contro tale norma - ricordano i sindacati - si sono espressi anche molti enti locali: Province, Comuni, associazioni di Comuni (ACIF)» che hanno già «approvato, predisposto o promosso mozioni e ordini del giorno con cui si chiede al Governo nazionale la sospensione del provvedimento e il rispetto dell’accordo fiscale convertito in legge nel luglio dello scorso anno».
Peraltro, insistono ancora nel comunicato i rappresentanti dei lavoratori, «a nostro avviso tale norma è stata adottata in violazione dell’accordo fiscale internazionale e del memorandum d’intesa firmato (dagli stessi sindacati, ndr) con il ministero dell’Economia italiano nel 2020». Per tale ragione, è stata avviata «una verifica che porterà a una puntuale valutazione in ordine ai dubbi di legittimità della norma». Tradotto: se Regioni e Governo italiani andranno avanti, sarà inevitabile un ricorso alla Giustizia amministrativa.
Non solo tassa della salute
Sul tavolo delle rivendicazioni sindacali non c’è però soltanto la tassa sulla salute. Nel comunicato si legge infatti come sia «necessario condividere con la confederazione Elvetica urgentemente l’elenco dei Comuni di frontiera stilato - secondo quanto stabilito nell’accordo amichevole del 22 dicembre 2023 tra Italia e Svizzera - per la determinazione dell’area dei 20 km dal confine, superando così ogni interpretazione unilaterale dei Cantoni che alterano lo status di frontalieri, l’erogazione dei ristorni fiscali, le definizioni del recente nuovo accordo fiscale, le consuetudini determinate dal chiarimento di una risoluzione dell’Agenzia delle Entrate (la numero 38/E/2017). L’iniziativa unilaterale del Canton Ticino ha determinato una vera e propria alterazione nel sistema della ripartizione delle risorse agli enti locali, e della tassazione ai vecchi frontalieri in particolare nella provincia di Sondrio - insistono i sindacati - e il Governo italiano, d’intesa con Berna, deve al più presto correggere tale errato orientamento».
Le «molte questioni aperte sul lavoro frontaliero rischiano di compromettere il buon esito del lavoro fatto - concludono i rappresentanti dei lavoratori - oltre alla tassa sulla salute e all’elenco dei Comuni di frontiera, l’assenza di soluzione sulla nuova NASPI (l’indennità di disoccupazione erogata in Italia, ndr), il mancato riconoscimento degli assegni familiari e la tematica della regolamentazione dello smart working. Tutti argomenti che devono esseri riportati a sintesi comune condivisa all’interno del tavolo interministeriale che da troppo tempo abbiamo chiesto, inutilmente, di convocare».