Tedesco in prima media, ecco le prime tre proposte
Un anno dopo l’approvazione da parte del Gran Consiglio del rapporto di maggioranza riguardante l’anticipo dell’insegnamento del tedesco in prima media, il Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (DECS) – che nel frattempo ha cambiato «proprietario», passando da Manuele Bertoli a Marina Carobbio – ha mosso i primi passi per l’implementazione del nuovo sistema, previsto per l’anno scolastico 2025/2026.
Dopo aver consultato alcuni attori della scuola media, come direttori, esperti, capigruppo e docenti, il Dipartimento ha avviato un’indagine consultiva per capire qual è il modo migliore di inserire l’anticipo del tedesco nel sistema scolastico. Sulla base degli incontri svolti fra Dipartimento e mondo della formazione sono scaturite essenzialmente tre proposte di attuazione. E tutte, come vedremo, non prevedono un aumento delle ore di insegnamento: ci si è dunque messi al riparo rispetto a un punto critico sollevato durante il lungo dibattito sul tema.
La prima proposta
La prima proposta, dal costo annuo di poco più di 800 mila franchi e che richiederebbe 6 nuovi docenti di tedesco a tempo pieno, prevede l’organizzazione di una settimana intensiva dedicata all’avvicinamento degli allievi di prima media alla nuova lingua. Come viene spiegato nell’indagine consultiva, «la modalità potrebbe essere declinata anche in singole giornate scaglionate sul corso dell’anno scolastico (indicativamente 5 giornate). In questi momenti gli allievi avrebbero l’occasione di avvicinarsi al tedesco in maniera progressiva, attraverso una didattica più ludica, centrata sulle strategie di apprendimento e sui fattori motivazionali, senza però banalizzare l’importanza dell’apprendimento della lingua». La gestione di questi momenti spetterebbe ai docenti di tedesco, «ma potrebbe coinvolgere anche altri docenti dell’istituto», dotati delle necessarie competenze. Questa metodologia, viene spiegato, è già stata sperimentata con il progetto Mitenand.
I laboratori
La seconda proposta emersa dagli incontri preliminari è pensata sul modello didattico del laboratorio a metà classe, già presente in prima media con 2 unità didattiche settimanali per italiano e matematica (il francese invece è svolto a classi intere su 4 ore). L’idea è quella di estendere i laboratori del primo anno anche in francese e tedesco, con due tipi di possibili soluzioni. La prima: mantenere 2 UD di francese a classe intera, mentre nelle restanti 2 si svolgerebbero attività di laboratorio a metà classe alternate tra francese e tedesco. Ne risulterebbero quindi due ore di tedesco ogni due settimane. Il fabbisogno? Tredici docenti di tedesco a tempo pieno e poco più di 1,6 milioni di franchi.
La seconda opzione prevede invece di «sacrificare» le 2 unità didattiche a classe intera di francese a favore di 2 UD settimanali sia di tedesco, sia di francese. Il costo annuo di questo modello (il più esoso tra quelli proposti) è di oltre 3,2 milioni di franchi, ed equivale ad assumere 26 nuovi docenti di tedesco a tempo pieno.
L’arrocco
La terza via è chiamata «arrocco in griglia». Non a caso, il modello prevede l’inserimento del tedesco come materia in griglia oraria con 2 UD settimanali, una ricavata dal francese e una dall’istruzione religiosa, materia che rimane facoltativa, ma viene collocata al di fuori della griglia oraria. Da notare che l’ora di francese persa in prima media verrebbe recuperata in seconda ricavandola da religione, che verrebbe collocata fuori dall’orario «classico».
Tempi rispettati
Queste le tre proposte sul tavolo degli attori coinvolti nell’indagine consultiva, come quadri scolastici, docenti, operatori scolastici, associazioni magistrali e sindacati, ma anche allievi e genitori. I portatori di interesse avranno la possibilità di esprimere un’opinione e presentare proposte aggiuntive entro l’8 aprile tramite un apposito questionario. Una procedura ben accolta dallo stesso mondo della scuola, escluso durante il dibattito che ha portato il tema in Parlamento. Una procedura che – facciamo notare alla direttrice del DECS Marina Carobbio – potrebbe però allungare i tempi di attuazione. «Effettivamente il mondo della scuola non era stato coinvolto, anche perché la proposta di introdurre il tedesco in prima media era giunta dal Parlamento, dunque era di natura politica», premette. «Considerato che il Gran Consiglio ha affidato al Consiglio di Stato la valutazione e l’attuazione delle modalità per raggiungere questo obiettivo entro l’anno 2025/2026, ciò che come Dipartimento stiamo facendo è coinvolgere e ascoltare il mondo della scuola per fare in modo di applicare quanto deciso nel modo migliore possibile, cercando delle soluzioni condivise, efficaci e sostenibili, nell’interesse degli allievi. Oltre a raccogliere le opinioni sui tre scenari proposti, approfondiremo anche eventuali proposte alternative che potrebbero arrivare dal mondo della scuola. Questo processo richiede del tempo, ma sono persuasa che sia tempo ben investito per trovare soluzioni che possano avere basi solide e portare buoni frutti. Questo processo di ascolto e coinvolgimento non dovrebbe comunque allungare eccessivamente i tempi».
L’obiettivo rimane dunque quello fissato dal Parlamento. Ma c’è un punto di domanda: i tagli decisi il mese scorso dal Parlamento toccano anche la scuola, con la non sostituzione del 20% dei partenti nei settori non regolati con le PPA. Una misura che cozza con la necessità di reperire personale docente aggiuntivo. «L’anticipo del tedesco deciso dal Gran Consiglio necessiterà sicuramente di risorse umane e finanziarie, questo è chiaro ed era stato detto sin da subito», sottolinea Carobbio. «Sappiamo che la situazione attuale non è delle migliori, anche a seguito della misura di non sostituire il 20% dei non PPA. Terremo conto pure di questi elementi nelle valutazioni sulle possibili strade da scegliere, che devono essere percorribili nella realtà. Sarà importante che il Gran Consiglio conceda le risorse necessarie per attuare quanto da esso stesso richiesto».