La risposta

«Temu nostro membro? No, non gioca secondo le regole»

L'Associazione svizzera del commercio prende posizione nei confronti del colosso cinese dell'e-commerce – In ballo anche una denuncia presso la SECO
© CdT/Chiara Zocchetti
Red. Online
26.10.2024 20:30

L'Associazione svizzera del commercio, con oltre 400 membri e una cifra d'affari, a livello di soci, che si aggira sui 21 miliardi di franchi all'anno, è considerata una voce credibile e autorevole nel settore. Una voce, verrebbe da dire, capace altresì di resistere alle sirene cinesi. Già, perché la piattaforma di e-commerce Temu, scrive la Handelszeitung, ha fatto richiesta di adesione. Incassando, tuttavia, un «no» come risposta. Ne ha dato conferma il direttore dell'Associazione Bernhard Egger.

La risposta, di per sé, è sorprendente. E questo perché Temu vanta fortissimi legami con il nostro Paese. È partner della Posta e di Twint. Di più, all'interno dell'Associazione figurano già marchi stranieri come Zalando. Egger, però, ha spiegato che tutto ciò non basta: «Chiunque voglia diventare e rimanere un membro della nostra Associazione deve comportarsi secondo la legge». Lo scorso maggio, diverse organizzazioni di categoria, fra cui Swiss Retail Federation e Commercio Svizzera, avevano presentato una denuncia contro Temu presso la Segreteria di Stato dell'economia (SECO) per pratiche commerciali scorrette. «Sussiste il notevole sospetto che la società faccia uso di pubblicità illegale, con sconti percentuali e prezzi barrati, nonché di pubblicità con offerte al di sotto del prezzo di costo e informazioni fuorvianti sulla disponibilità dei prodotti» aveva indicato la presidente di Swiss Retail Federation Dagmar Jenni. Un'altra denuncia, a fine luglio, e sempre presso la SECO, era stata depositata pure dall'Associazione svizzera del commercio. Accettare come membro un'azienda contro la quale sono state avviate più azioni legali sarebbe stato, senza dubbio, un passo sconsiderato. Ancora Bernhard Egger: «Questa società, semplicemente, non rispetta la legislazione svizzera. Per questo motivo abbiamo rifiutato la richiesta di adesione di Temu».

Gli stessi membri non vedono di buon occhio il colosso cinese. Roland Brack, fondatore del rivenditore online Brack.ch, in una recente intervista con la Handelszeitung era stato piuttosto critico nei confronti di Temu. Alla domanda sull'impatto del concorrente e di altre piattaforme cinesi come Shein sul mercato elvetico aveva risposto così: «Certo, ne risentiamo in termini di vendite. Ma il problema più grande è che non stiamo competendo ad armi pari». E ancora: «Il fatto che queste aziende non paghino l'IVA o non si preoccupino dei costi di smaltimento sta causando problemi non solo in Svizzera, ma in tutta Europa. La mia impressione è che, mentre noi siamo sempre più regolamentati e controllati come aziende locali, questi nuovi concorrenti possono fare quello che vogliono a distanza».

I cinesi, riferisce il Blick, non hanno alcuna possibilità di entrare neppure nella Swiss Retail Federation, che rappresenta 1.600 aziende elvetiche di vendita al dettaglio sia fisiche sia online. Al di là delle vertenze legali, Jenni ha spiegato che nessun membro sarà ammesso «se non ha una presenza in Svizzera e se non crea posti di lavoro» nel nostro Paese.

In questo articolo: